Da qualche tempo l’olio di palma, grasso vegetale utilizzassimo a livello industriale, è finito sul banco degli imputati: la sua colpa sarebbe quella di essere un alimento estremamente nocivo per l’organismo umano, anche se a farla da padrona, in questi ultimi mesi, è stata una discussione isterica che spesso non si è interessata di quanto poi di scientificamente vero c’è dietro i proclami dei detrattori e dei sostenitori di questo ingrediente.
L’olio di palma interessa prodotti molto comuni, che utilizziamo nella nostra alimentazione quotidiana e che probabilmente tutti noi abbiamo in casa. Il suo utilizzo durante la lavorazione è tipico anche di prodotti insospettabili, come ad esempio le fette biscottate. Una volta ricevuto dalle aziende produttrici l’obbligo di riportare in etichetta la natura degli oli vegetali presenti all’interno di questi alimenti è venuto alla luce anche l’aspetto negativo della produzione di questo olio: ettari ed ettari di foresta abbattuti in nome della grande distribuzione organizzata sempre più alla ricerca dell’olio alimentare perfetto ma sopratutto economico.
Tuttavia, oggi esistono molte aziende che hanno effettuato una scelta strategica aziendale cioè quella di non utilizzare l’olio di palma nei loro prodotti e riportano a caratteri cubitali scritte come “Senza olio di palma” o “palm oil free” sulle confezioni.
Anche le aziende che continuano ad utilizzare l’olio di palma, mentre l’opinione pubblica si scaglia senza esclusione di colpi sull’ingrediente in questione, si sono trovate nella necessità di motivare la scelta dell’utilizzo di tale prodotto: sostenibilità, assenza di nocività e buone caratteristiche organolettiche. Quello che è certo è che l’olio di palma è ubiquitario e ricco di acidi grassi saturi che vengono assunti in quantità eccessive rispetto a quelle raccomandate dalle linee guida ministeriali.
Oggi ne parliamo in relazione alle fette biscottate.
Olio di palma: un prodotto praticamente ubiquitario
Quello che colpisce, in prima istanza, quando parliamo di olio di palma, è la sua ubiquità. Possiamo trovarlo praticamente in ogni tipo di prodotto: da quelli da forno a alle merendine, passando per preparati semi-liquidi come le creme di nocciola, il burro di arachidi (che essendo burro d’arachidi sarebbe già grasso di suo, ma tant’è), altre preparazioni semi-lavorate, come ad esempio le paste sfoglie e i prodotti surgelati. Un prodotto che deve la sua ubiquità a dei vantaggi innegabili che questo prodotto apporta al processo produttivo: è facile da lavorare, non ha particolare gusto ed è presente in abbondanza nelle coltivazioni tropicali che hanno preso il posto della foresta.
Perché le aziende utilizzano olio di palma?
L’olio di palma è diventato da ormai più di un decennio l’ingrediente jolly dell’industria alimentare. Verrebbe sicuramente da chiedersi il perché. Innanzitutto il suo prezzo è estremamente competitivo. È uno degli oli alimentari più economici del mondo e questo ovviamente non può che fare gola all’industria alimentare, sempre alla ricerca di modalità per aumentare i margini di guadagno. Inoltre, l’olio di palma è estremamente facile sia da conservare (deperisce molto lentamente) e da trasportare, e quindi anche sul piano logistico è estremamente interessante. In aggiunta è un olio completamente insapore, il che vuol dire che può essere inserito come ingrediente grasso in un gran numero di preparazioni, senza che ne venga alterato il sapore.
I vantaggi dell’uso dell’olio di palma però sembrano interessare esclusivamente l’industria alimentare. Che ne è dei clienti, di noi consumatori, che l’olio di palma, volenti o nolenti, dobbiamo consumarlo comunque?
Bisognerebbe scegliere delle fette biscottate senza olio di palma?
L’olio di palma fa male?
Quello che è paradossale, per un alimento che ha un impiego così intenso su scala mondiale, è che non siamo ancora di dire una parola definitiva sulla nocività per la nostra salute dell’olio di palma.
Le polemiche si sono sempre incentrate su potenziali effetti dannosi sull’organismo e nello specifico sull’apparato cardiovascolare. Ha pochissimi elementi biologicamente attivi, che invece ad esempio troviamo nell’olio d’oliva e in altri tipi di oli vegetali, ma non è soltanto qui che si dovrebbero concentrare le nostre attenzioni.
L’olio di palma, nonostante sia un olio vegetale infatti, ha una percentuale del 50% di grassi saturi, quelli che per intenderci secondo la medicina moderna fanno male e che in genere siamo abituati a vedere solamente nei prodotti di origine animale.
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Anche l’olio di nocciolo di palma o olio di palmisto, che viene comunque utilizzato al livello industriale, ha livelli molto alti di grassi saturi, il che lo rende un prodotto assolutamente da evitare, in quanto (e qui tutti i medici e i nutrizionisti non potranno che concordare) i grassi saturi rappresentano la fonte principale di problemi per il nostro cuore e le nostre arterie.
Quello che però ci preme dire è che non sono stati mai condotti, ad oggi, studi estesi e soprattutto affidabili sulla vera natura dell’interazione tra il nostro corpo e l’olio di palma. Molti studi che ne consigliano il consumo sono stati infatti finanziati dalla Malaysian Palm Oil Board, gruppo che difende gli interessi del principale produttore mondiale di olio di palma e che dunque non può essere sicuramente ritenuto non in conflitto di interessi. A differenza dell’olio di colza, altro olio vegetale molto diffuso nell’industria alimentare, dell’olio di palma non è ancora stata accertata in maniera scientifica la nocività sulla nostra salute.
Anche gli studi indipendenti però non hanno mai raggiunto conclusioni nette per quanto riguarda la nocività di questo alimento.
Le fette biscottate senza olio di palma
Le informazioni divulgate sull’olio di palma ha portato molti produttori a rinunciare almeno a parte dei profitti e muoversi su prodotti e ingredienti che sono ritenuti, almeno ad occhio, più salutari. Di seguito trovate una lista per quanto possibile dettagliata e completa, dei prodotti che trovate al supermercato e che sono senza olio di palma.
In particolare, abbiamo focalizzato la nostra attenzone su un alimento di largo consumo della colazione tipica italiana: le fette biscottate.
- Germinal Bio: Fette biscottate al Kamut – olio extravergine d’oliva;
- Conad: Pane ai 5 cereali – olio di semi di lino;
- Roberto: PanFiocco e pane integrale – strutto;
- Gentilini: Fette biscottate classiche – burro;
- Panmonviso: Fette biscottate fibra attiva – olio extravergine d’oliva;
- Panmonviso: Fette biscottate linea iposodica – olio extravergine d’oliva
- Despar: Fette biscottate Vital – olio extravergine di oliva;
- Area Bio: Fette biscottate al farro – olio extravergine di oliva;
- BioDì: Fette biscottate integrali biologiche – olio vegetale di girasole;
- Buitoni: Granfetta del Benessere – olio extravergine d’oliva;
- Ecor: Fette Biscottate di frumento – olio d’oliva;
- Fiorentini: Fette biscottate integrali bio – con olio vegetale di girasole;
- Probios: Fette biscottate integrali – olio di girasole;
- Vivibio: Fette biscottate di farro – olio di semi di girasole;
- Vivibio: Fette biscottate al kamut – con olio di oliva;
- Misura: Fette biscottate integrali, Fibre Extra – olio di girasole.
Il problema ambientale
Quando parliamo di olio di palma non possiamo ignorare quello che è un tema forse soltanto relativamente legato a quello del benessere, ma che deve interessarci sicuramente in prima persona.
L’olio di palma, o meglio, la coltivazione di palma da olio è purtroppo la principale responsabile del deforestamento dei tempi moderni ed è per questo motivo che in molti gruppi hanno cercato di scagliarsi contro l’uso e l’abuso di questo alimento. Chi pensa che le istanze di carattere ecologico debbano essere tenute in debito conto quando si acquista un prodotto, dovrebbe dunque sicuramente tenere in considerazione anche questo fatto.
Se poi l’olio di palma sia più dannoso per l’ambiente di altri oli di tipo industriale, sono valutazioni che sicuramente non possono essere svolte qui, ma sulle quali comunque torneremo.
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