In questo articolo parliamo di:
Il latte senza lattosio o latte delattosato è un alimento di fondamentale importanza per integrare le diete e i piani alimentari di tutti quei soggetti, che in realtà sono davvero tanti, che hanno problemi con la metabolizzazione e la digestione del lattosio.
Quella nei confronti del lattosio è, infatti, una delle intolleranze alimentari più diffuse e deve essere necessariamente combattuta eliminando dalla dieta dei soggetti che ne soffrono qualunque alimento che possa contenerne anche le più minime tracce. Nell’articolo di oggi vi parleremo di tutte le proprietà ed i benefici del consumo di latte senza lattosio spiegando in dettaglio quelle che sono le caratteristiche fondamentali di questo prodotto ed il perché è importante assumerlo se si soffre di intolleranza.
Il lattosio è un disaccaride, ovvero uno zucchero, che è composto da glucosio e galattosio (che richiama nel nome la dizione greca del latte). Chi non riesce a digerirlo e a metabolizzarlo nel modo giusto vuol dire che possiede una quantità inadeguata di ß- galattosidasi, una particolare lattasi deputata proprio alla digestione di questo zucchero. In condizioni normali, questi enzimi sono presenti in quello che viene definito l’orletto a spazzola delle cellule che compongono l’intestino ed è fondamentale per la scissione del lattosio nei due zuccheri che lo compongono.
In assenza di una quantità adeguata di questi enzimi, a causa di problemi di carattere genetici oppure acquisiti, il lattosio presente nel latte e nei suoi prodotti derivati, non viene digerito nell’intestino e diventa osmoticamente attivo: comincia cioè ad attrarre liquidi e la microflora batterica intestinale ne causa la fermentazione, dando luogo a quelli che poi sono i sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio:
- meteorismo;
- diarrea;
- senso di nausea;
- flatulenza;
- spossatezza;
- pancia gonfia e dolente.
I sintomi in questione sono in grado di comparire molto rapidamente dopo l’assunzione di cibi che contengono lattosio, come appunto il latte, la panna, il burro e i formaggi freschi.
Il latte senza lattosio diventa dunque l’unica alternativa per chi soffre di quello che è un problema che colpisce in maniera preferenziale alcune popolazioni rispetto ad altre: se tra gli svedesi e gli scandinavi la prevalenza di questa problematica è inferiore al 2%, per gli italiani (con picchi nel meridione del Paese) l’intolleranza al lattosio può raggiungere il 40%; tra le popolazioni indigene degli stati uniti d’America si può raggiungere, in determinate fasce della popolazione, addirittura il 100%.
L’intolleranza al lattosio viene diagnosticata molto facilmente grazie al breath test, o test del respiro. Tramite delle speciali macchine infatti si individua la presenza di idrogeno nell’aria espulsa per via orale successivamente all’assunzione di cibi che contengono lattosio. Si tratta di un metodo che si affida appunto su quella che è una delle caratteristiche più platealmente visibili dell’intolleranza al lattosio, ovvero la creazione di idrogeno da parte dell’intestino in seguito alla mancata digestione del lattosio stesso. Più è alta la concentrazione di idrogeno nel respiro, più saranno alte le quantità di lattosio che non è stato digerito.
L’intolleranza al lattosio può e anzi deve essere combattuta riducendo o eliminando del tutto quelli che sono gli alimenti che contengono il disaccaride in questione, per poi reinserirle gradualmente per sviluppare la creazione da parte delle cellule dell’intestino di ß-galattosidasi.
Non esistono al momento dei farmaci in grado di sopperire alla mancanza di questo enzima e l’unica terapia farmacologica consigliata in presenza di questo problema è quella che prevede l’eliminazione dall’alimentazione di tutti i prodotti contenenti lattosio.
Il latte senza lattosio o latte delattosato: di cosa si tratta?
Oggi in commercio si trovano tutta una serie di prodotti che sono a base di latte delattosato, ovvero un prodotto nel quale il lattosio è già scisso in glucosio e galattosio (intorno a percentuali del 75%).
I valori nutrizionali di queste particolari versioni di latte sono identiche a quelle del latte originale. Si tratta di prodotti che vengono realizzati idrolizzando con degli specifici enzimi il lattosio. Il trattamento può essere a enzima libero o a enzima immobilizzato e consente al lattosio di scomporsi in galattosio e glucosio, permettendone la digestione anche da parte di quei soggetti che purtroppo non hanno ß-galattosidasi a sufficienza nel loro intestino.
Fonte foto: todayifoundout.com
Il latte così trattato acquista un sapore più dolce, in quanto il galattosio e il glucosio hanno un potere dolcificante molto più alto rispetto al lattosio, lo zucchero originario.
Per quanto riguarda, invece, gli altri nutrienti presenti nel latte senza lattosio o latte delatosato questi sono gli stessi che si trovano nel latte normale e spesso viene aggiunto anche del calcio per evitare pericolose carenze in chi non può assumere i vari prodotti a base di latte. Parliamo di un prodotto assolutamente identico al latte normale con la differenza che è più digeribile e più dolce.
Lo yogurt contiene lattosio?
Chi soffre di intolleranza al lattosio può anche affidarsi ai prodotti probiotici, come ad esempio yogurt e kefir, dato che i micro-organismi che sono coinvolti nella realizzazione di questi prodotti operano sul lattosio proprio per scinderlo in galattosio e glucosio, rendendo i prodotti finali facilmente digeribili anche da parte di chi ha una produzione ß-galatosidasi estremamente inadeguata.
Quando si può, dunque, è possibile sostituire il latte fresco o trattato con yogurt e kefir, anche nelle ricette, rendendole più digeribili e in ultimo più appetitose per tutti coloro i quali non possono digerire il lattosio.
A cosa serve l’enzima ß-galattosidasi?
L’enzima in questione ha come funzione principale quella della digerire il lattosio, lo zucchero principale del latte. Si tratta di una proteina che, con l’aiuto dell’acqua, è in grado di scomporre il lattosio nei suoi due zuccheri originari.
La presenza di lattosio nel latte è importante (circa 5 grammi in 100 ml di prodotto vaccino) e nel latte materno se ne trova fino al 7%.
Il deficit assoluto (ovvero l’assenza totale dell’enzima dall’intestino) oppure parziale può causare la comparsa di quelli che sono i sintomi più tipici dell’intolleranza al lattosio, ovvero i gonfiori intestinali, i crampi, la diarrea e la nausea.
Il deficit di lattasi si trasmette con ereditarietà di tipo recessivo e compare sin dalle prime fasi della vita del bambino che ne viene colpito. Il neonato intollerante al lattosio presenterà una diarrea molto liquida, dolori addominali importanti, flatulenza frequente e anche distensione addominale: il problema si presenta purtroppo sia con il latte materno sia con la formula. Si deve pertanto ricorrere già dalla più tenera età a prodotti delattosati.
L’intolleranza al lattosio è tipica di quelle aree del mondo dove la pastorizia e dunque il consumo di latte di origine animale è stato minore per intensità e per quantità, come appunto le americhe e il sud est dell’Asia.
Il latte vegetale non contiene lattosio
Una buona notizia per chi soffre di questo tipo di problemi è l’assenza del lattosio dai latti vegetali più comuni, come quello di mandorla o di soia. Si possono dunque consumare senza alcun tipo di problema o preoccupazione, anche da parte dei soggetti che hanno una produzione scarsa di lattasi.
Condividi su: