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L’interesse riguardo lo zucchero, semolato o meno che sia, uno degli alimenti più comuni sulle nostre tavole da più di un secolo, è cresciuto a dismisura soprattutto negli ultimi anni. Infatti, è al centro di numerosi dibattiti, soprattutto a livello dietetico e salutare e specialmente se nella versione raffinata bianca.
La verità è che, in un mondo dove dolcificanti naturali e sintetici alternativi sono ormai pane quotidiano per l’industria alimentare, in pochi sanno cos’è lo zucchero semolato, come viene prodotto e perchè viene commercializzato con un nome così bizzarro.
In questo articolo, concentreremo la nostra attenzione sul processo di produzione dello zucchero semolato e quali sono i rischi e/o i benefici per la nostra salute.
Zucchero semolato, ovvero un modo di macinarlo
Quando parliamo di zucchero semolato, almeno a livello commerciale e industriale, ci riferiamo esclusivamente alla sua forma. Si tratta del comunissimo zucchero, che tutti almeno in Italia abbiamo in casa, in grani più o meno sottili, che possono essere di colore bianco (super-raffinato) o di colore marrone chiaro, soprattutto nelle forme non raffinate.
Stiamo parlando del più comune degli zuccheri da tavola e quello che viene impiegato non solo per la dolcificazione delle bevande, ma anche per la preparazione di dolci da forno, biscotti e altri tipi di ricette dolci, come creme e gelati.
La parola semolato, dunque, si riferisce alla semola, ovvero la procedura attraverso la quale dal blocco di zucchero grezzo o raffinato si ricavano dei grani che rendono l’utilizzo di questo prodotto molto più facile, soprattutto per quanto riguarda il dosaggio dello stesso.
Lo zucchero semolato fa più male degli altri?
No, dato che il fatto che sia semolato non ci dice assolutamente nulla sulla qualità del prodotto, ma piuttosto indica esclusivamente la forma nella quale viene venduto il prodotto.
Nel caso in cui parlassimo comunque di zucchero raffinato, non ci sono differenze tra la forma in zollette, quella in blocchi grezza e quella, appunto, semolata.
La composizione chimica è assolutamente identica e non ci sono vantaggi di alcun tipo nell’assumere l’una o l’altra tipologia. Quello che sicuramente c’è da dire che il consumo di zucchero, indipendentemente dalla forma e dalla consistenza, è deleterio per la nostra salute per moltissimi motivi.
In primis per il fatto che è capace di stimolare eccessivamente la produzione di insulina dato il suo elevato indice glicemico e poi recenti scoperte hanno messo in relazione il consumo di zucchero con la comparsa di malattie neurodegenerative: non a caso lo zucchero è considerato un “veleno bianco”.
Purtroppo cercare di limitare il suo consumo nella dieta sta diventando un impresa ardua perché lo zucchero è presente ovunque anche negli alimenti più impensabili. Volete degli esempi? Legumi, passata di pomodoro, pasta ripiena e potrei continuare ancora.
Per tale motivo, il mio consiglio è quello di limitare il più possibile l’utilizzo dello zucchero che non è semplicemente quello che aggiungiamo al caffè al mattino ma anche quello “invisibile” che si trova in tutti i prodotti industriali che acquistiamo al supermercato.
Anche lo zucchero di canna è semolato
Lo zucchero di canna, quello meno comune in Europa e di colore leggermente più scuro rispetto a quello tradizionale, e si ottiene dalla canna da zucchero a differenza di quello bianco che deriva dalla barbabietola.
Anche lo zucchero di canna può essere semolato perché appunto questo aggettivo indica semplicemente la consistenza e la grandezza dei suoi cristalli non una proprietà particolare di questo alimento.
Quando viene distribuito in bustine da bar, ad esempio, può essere considerato “semolato” allo stesso identico modo di quello che abbiamo in casa.
Tanti nuovi tipi di zucchero
La semola, che era una procedura standard fino a qualche decennio fa, ha finito per specializzarsi al fine di offrire sul mercato una quantità di varianti importanti per le diverse preparazioni di cui si ha bisogno in pasticceria o per l’uso comune casalingo. Oggi possiamo anche trovare:
- zuccheri semolati in grana grossa: che vengono utilizzati in preparati dove c’è bisogno che la solubilizzazione tra liquidi e zuccheri non avvenga istantaneamente;
- zuccheri semolati in grana media: che vengono utilizzati in genere per l’utilizzo comune casalingo;
- zuccheri semolati categoria ultra-fine: utilizzati in genere per essere sciolti in composti che non possono essere lavorati a lungo e dove è estremamente importante che lo zucchero si sciolga rapidamente.
Di cosa è composto lo zucchero semolato?
Molto banalmente, lo zucchero semolato è composto di saccarosio, un composto organico che l’uomo raffina ormai da diversi secoli e che solo fino a un paio di secoli fa era un prodotto ricercatissimo e costoso, tant’è che faceva capolino soltanto sulle tavole di nobili e ricchi.
In Europa il saccarosio si raffina principalmente a partire dalla barbabietola da zucchero, mentre nelle Americhe è più comune invece ricorrere alla canna da zucchero.
Il potere dolcificante di queste due sostanze è pressoché lo stesso e solo i palati più raffinati sanno distinguere un caffè dolcificato con lo zucchero bianco e quello di canna.
In misura minore, lo zucchero semolato viene prodotto a partire dall’acero, dalla palma e dal cocco, esclusivamente in quei posti del pianeta dove le altre opzioni non sono tecnicamente percorribili.
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