Un nuovo test del sangue può aiutare a predire il rischio e la gravità delle reazioni allergiche al contatto con determinati alimenti, ma non solo. È il BAT test, un’analisi avanzata che prevede l’attivazione in provetta delle cellule basofili, ma simula la reazione come se fosse all’interno dell’organismo. Ecco in dettaglio in cosa consiste.
In questo articolo parliamo di:
Il meccanismo dell’allergia
Secondo la definizione dell’Ospedale Humanitas, l’allergia è
“una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario al contatto con una sostanza esterna considerata dannosa (allergene)”.
L’allergia è una condizione per cui il sistema immunitario di una persona reagisce in maniera anomala producendo anticorpi nei confronti di alcune sostanze che considera dannose, ma che per la maggior parte delle persone non lo sono. I sintomi sono dovuti al rilascio, da parte dell’organismo, di mediatori chimici in risposta all’incontro degli allergeni con gli anticorpi. Su specifici recettori posti sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario, come i mastociti e i basofili, sono presenti le immunoglobuline E (IgE), un tipo di anticorpo prodotto dai linfociti B. Mastociti, basofili e linfociti B fanno parte della categoria dei globuli bianchi.
Quando l’organismo entra in contatto con un allergene, esso si lega alle IgE con conseguente degranulazione, cioè il rilascio di sostanze chimiche come l’istamina. Il processo provoca i sintomi tipici delle reazioni allergiche. La gravità delle allergie varia da persona a persona e può andare da una lieve irritazione all’anafilassi, una reazione potenzialmente mortale.
Cos’è il BAT Test
Il BAT test, cioè l’esame di attivazione dei basofili, è nato nella seconda metà degli anni ’90, ed era usato in ambito di ricerca, ma non nella pratica clinica.Negli ultimi anni, il BAT test è stato validato e ora inizia ad essere inserito anche in ambito ospedaliero. Lo scopo dell’esame è di fornire informazioni sulla potenziale gravità della risposta allergica dell’organismo ad alcuni allergeni. Più in dettaglio, valuta, in citometria a flusso, la percentuale di attivazione o degranulazione dei basofili del sangue, dopo esposizione “in vitro” a specifici allergeni. Possono essere testati:
- alimenti
- lattice
- veleno di imenotteri
- farmaci
- enterotossine di Staphylococcus aureus
- polietilenglicole.
Come funziona il BAT test
La funzione del BAT test è quella di isolare le cellule della risposta allergica mettendole a contatto con l’allergene e incubarle: se il paziente è allergico, sulla superficie delle cellule basofile compaiono delle molecole specifiche che possono essere rilevate. Infatti, nei pazienti sensibilizzati, la stimolazione dei basofili del sangue con uno specifico allergene induce o aumenta l’espressione di molecole, come CD63 e CD203c, che rappresentano rispettivamente marcatori di degranulazione e di attivazione dei basofili.
Il grande e innovativo vantaggio di questo test è che si effettua “in vitro”, cioè in provetta, su un campione di sangue, simulando un test di scatenamento “in vivo”. Questo permette di simulare in laboratorio le reazioni allergiche senza esporre il paziente a rischi. Ad esempio, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù lo ha recentemente usato nei bambini per individuare precocemente allergie alimentari.
Il BAT test era inizialmente utilizzato per identificare le sensibilizzazioni IgE mediate, ma si è dimostrato in grado di rilevare anche reazioni allergiche in cui le IgE non erano evidenziabili.
Quali sono gli altri test per individuare una allergia
Fino ad ora ci sono stati altri test per individuare gli allergeni. Ad esempio i test cutanei o prick test, che si effettuano normalmente sull’avambraccio dove si applicano piccole quantità di allergeni. Con una lancetta monouso vengono fatti piccoli graffietti o punture per favorire la penetrazione degli allergeni nella pelle. Si segna ogni applicazione con il tipo di sostanza usata per individuare l’eventuale reazione allergica. Dopo 15-20 minuti, se c’è positività ad un allergene, la cute manifesta un leggero rigonfiamento con un lieve prurito, simile alla puntura di una zanzara.
Molto simile al prick test è il patch test, per individuare le allergie da contatto, dove l’allergene viene aggiunto su cerotto applicati sulla pelle. In questo caso i cerotti si applicano su avambraccio o schiena e vengono tenuti tra le 48 e le 72 ore.
Il test successivo al prick è attraverso l’analisi del sangue, chiamato RAST test (Radio Allergo Sorbent Test), dove si misura il livello di immunoglobuline IgE specifiche per un particolare allergene.
Fonti:
Rivista Italiana Medicina di Laboratorio – Test di attivazione basofili
CIDP – Immunogobuline
Humanitas – Allergia