In questo articolo parliamo di:
- Cosa sono sono gli anticorpi tiroidei?
- Quali sono gli anticorpi tiroidei?
- Quali sono i valori normali di questi anticorpi? Come si struttura l’esame per individuarne il livello?
- Cosa succede se i risultati riportano valori eccessivamente alti?
- Quali sono le patologie che possono essere segnalate dagli anticorpi tiroidei?
- Quando è il momento di fare un esame degli anticorpi tiroidei?
- Ci sono modi per far rientrare i valori degli anticorpi tiroidei?
Cosa succede quando il nostro organismo inizia a sintetizzare anticorpi tiroidei? Come facciamo a tenere sotto controllo la produzione di questi anticorpi? Quali sono i valori normali, e quali sono le conseguenze di un eccesso di anticorpi?
Siamo davanti, come avremo modo di vedere più avanti, ad anticorpi in grado di attaccare la tiroide, una reazione auto-immune che è successivamente causa di alcuni problemi, spesso anche gravi, che riguardano il funzionamento appunto della tiroide.
Gli anticorpi tiroidei che normalmente vengono dosati sono diretti contro la tireoglobulina (AbTG, una proteina all’interno della quale vengono sintetizzati gli ormoni tiroidei) e la perossidasi tiroidea (AbTPO, un enzima che svolge un ruolo chiave nella sintesi ormonale tiroidea).
Cosa sono sono gli anticorpi tiroidei?
Prima di parlare di anticorpi è necessario fare una breve introduzione sulla ghiandola tiroidea, in modo da capire bene qual è il meccanismo e quale sarà l’entità del danno che potrebbero causare gli anticorpi prodotti alla nostra tiroide.
La tiroide è una ghiandola a secrezione interna, situata sulla zona anteriore del collo, importantissima per il sistema endocrino. Si occupa principalmente della produzione di ormoni e calcitonina.
Talvolta può capitare che il nostro sistema immunitario compia un “errore”, ed inizi a sintetizzare gli anticorpi tiroidei, i quali, attaccando la ghiandola tiroidea, la danneggiano e ne provocano il malfunzionamento, riversando delle conseguenze patologiche molto gravi sul nostro corpo.
Tra i danni che possono causare gli anticorpi tiroidei, il più nocivo è quello che condiziona in senso secondario il TSH, un ormone che controlla l’azione secretiva degli ormoni (prodotti, appunto, dalla tiroide) aumentandone la produzione. Questo causerebbe l’insorgenza di patologie autoimmuni e croniche.
Quali sono gli anticorpi tiroidei?
Gli anticorpi tiroidei di cui parleremo in questa guida, e quelli che tradizionalmente vengono individuati dalle analisi, sono tre:
- Anticorpi anti-perossidasi (TPOAb);
- Anticorpi anti-tieroglobulina (TgAb);
- Anticorpo anti-recettore del TSH (TRAb).
La presenza di uno o più di questi anticorpi nel flusso sanguigno del nostro corpo, al di sopra dei livelli ritenuti minimi e di guardia, potrebbe indicare la co-presenza di una malattia autoimmune tiroidea e altre patologie che vedremo più avanti.
Quali sono i valori normali di questi anticorpi? Come si struttura l’esame per individuarne il livello?
Al fine di interpretare quelli che saranno i risultati che ci vengono restituiti dalle analisi specifiche del sangue, dobbiamo tenere in considerazione quelli che sono i valori massimi per i tre diversi anti-corpi:
- Anticorpo anti-perossidasi (TPOAb): al di sotto di 35 UI/mL;
- Anticorpo anti-tieroglobulina (TgAb): al di sotto di 20 UI/mL;
- Anticorpo anti-recettore del TSH (TRAb): al di sotto di 1,75 UI/L.
Per controllare il livello degli anticorpi tiroidei nel flusso ematico è sufficiente farsi prescrivere dal proprio medico le apposite analisi del sangue. Infatti si tratta di un semplice prelievo ematico che non richiede una preparazione precisa e non è necessario nemmeno di digiunare.
Sarà comunque il medico, nel caso in cui dovesse ritenerlo dovuto, ad indirizzarci verso il test in questione, soprattutto nel caso in cui dovesse sospettare la presenza di precise patologie auto-immuni.
Cosa succede se i risultati riportano valori eccessivamente alti?
Nel caso in cui le nostre analisi del sangue riportassero valori troppo alti degli anticorpi tiroidei, è necessario rivolgerci a un medico specialista, dato che tali livelli potrebbero indicare la presenza o il rischio di una malattia più o meno grave.
Nel prossimo paragrafo vedremo in modo dettagliato quali sono le patologie che derivano da un valore eccessivo di anticorpi.
Cosa succede se i valori risultano eccessivamente bassi?
Se dalle nostre analisi emergono dei valori degli anticorpi eccessivamente bassi non c’è assolutamente niente di cui preoccuparsi. Indicherebbe semplicemente che non ci sono anticorpi nel nostro flusso ematico che aggrediscono la tiroide e che potrebbero provocarne una disfunzione.
Il valore che viene generalmente ritenuto ottimale in questi test, per quanto riguarda i soggetti sani, è, infatti, pari a zero.
Quali sono le patologie che possono essere segnalate dagli anticorpi tiroidei?
Come abbiamo detto poco sopra, livelli eccessivamente alti di questi anticorpi nel sangue comportano delle conseguenze più o meno gravi. In caso di valori al di sopra del livello massimo, potremmo essere in presenza di:
- gozzo o tireotossicosi;
- Tiroidite di Hashimoto;
- Morbo di Graves;
- tumore alla tiroide;
- Artrite reumatoide;
- Lupus eritematoso sistemico (LES);
- Malattia di Addison;
- Gastrite atrofica.
Quando è il momento di fare un esame degli anticorpi tiroidei?
Vediamo adesso quando è il caso di sottoporci a un esame per gli anticorpi tiroidei. Generalmente il medico ci consiglia di fare queste analisi nei seguenti casi:
- aumentata dimensione della tiroide (il cosiddetto “gozzo”);
- nel caso di gravidanza associata con il Morbo di Graves;
- se si dovesse presentare sporgenza del bulbo oculare;
- per valutare il livello di aggressività della malattia che è stata precedentemente diagnosticata;
- per scopi diagnostici in pazienti che lamentano disturbi ormonali;
- nei casi di alopecia (maschile e femminile);
- per la diagnosi della Tiroidite di Hashimoto;
- nel caso in cui il paziente è affetto da una malattia autoimmune (artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico eccetera);
- per monitorare un tumore tiroideo dopo la terapia.
È consigliabile fare un test per gli anticorpi tiroidei anche quando il paziente mostri i sintomi di uno squilibrio ormonale. Vediamo quali sono i sintomi di un paziente con ipertiroidismo (alta concentrazione degli ormoni tiroidei):
- aumento della frequenza cardiaca;
- affaticamento;
- ansia;
- esoftalmo (occhi sporgenti);
- insonnia;
- improvviso dimagrimento;
- sudorazione;
- tremori.
Nel caso opposto, ossia con ipotiroidismo, il paziente mostrerà invece altri sintomi, causati dalla scarsità di ormoni tiroidei, tra cui:
- presenza del gozzo;
- aumento del peso corporeo;
- affaticamento;
- caduta dei capelli (alopecia);
- secchezza della pelle;
- costipazione;
- intolleranza al freddo.
Ci sono modi per far rientrare i valori degli anticorpi tiroidei?
Per alleggerire i danni che gli anticorpi tiroidei provocano alla ghiandola della tiroide, il medico ci consiglierà degli antinfiammatori per la ghiandola in questione, oppure ci prescriverà una terapia sostitutiva più mirata, ossia dei farmaci che andranno a sostituire gli ormoni (ad esempio nel caso in cui l’attacco degli anticorpi anti-tiroidei comportino condizioni di ipotiridismo).
Nel caso in cui la generazione degli anticorpi tiroidei dipenda da una patologia più grave, sarà necessario ripetere altri tipi di test che ci consentiranno di porre fine al percorso diagnostico, individuare la patologia scatenante, e proseguire con la terapia meglio indicata per la stessa.
È molto importante che il paziente esegua gli esami sempre nello stesso laboratorio e con gli stessi metodi in quanto la molteplicità dei metodi comporta, a sua volta, diversi intervalli di riferimento.
Cambiando frequentemente laboratorio, quindi, si aumenta la possibilità di ottenere risultati sbagliati, per questo è meglio frequentare sempre lo stesso centro di analisi. Tuttavia, man mano che si va avanti con la ricerca, l’esame va migliorando in termini di sensibilità e specificità.
Ad ogni modo i problemi collegati con la presenza di anticorpi tiroidei sono di entità tale da richiedere sempre e comunque l’intervento del medico curante, che ci indicherà i percorsi diagnostici di riferimento per individuare la patologia collegata.
Condividi su: