In questo articolo parliamo di:
- Che cosa indica la sigla HbsAg?
- Come si effettua un test per rilevare la presenza di questo antigene?
- Quando viene prescritto l’esame e quali sono i suoi valori di riferimento?
- Cosa succede quando l’esito dell’esame è negativo?
- Cosa succede quando l’esito dell’esame è positivo?
- Cosa bisogna fare in caso di paziente affetto da epatite B?
- Quali sono i fattori che possono influenzare l’insorgenza dell’epatite B?
Che cosa sta ad indicare la sigla HbsAg? Si tratta di un test di screening? Cosa vuol dire ottenere dei risultati positivi o negativi in questo test?
Quali sono i rischi connessi alla presenza dell’antigene HbsAg? Quando ci viene prescritto un esame per individuarlo e perché?
L’antigene HbsAg è collegato alla diagnosi dell’epatite B. In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte le vostre domande sul tema, in modo da chiarire ogni dubbio a riguardo.
Vediamo insieme di cosa si tratta.
Che cosa indica la sigla HbsAg?
Prima di concentrarci sull’argomento centrale di questo articolo, ossia sull’HbsAg, è necessario fare un breve discorso sull’epatite B, in quanto sono strettamente correlati.
Come tutti saprete l’epatite B è un’infezione che colpisce il fegato e la sua causa risiede nella presenza del virus HBV. La diffusione di questo virus avviene attraverso i fluidi del nostro organismo, tra cui anche il sangue.
I sintomi dell’epatite B non sono sempre molto evidenti e questa patologia, in alcuni casi, può diventare sempre più grave fino a cronicizzarsi, provocando conseguenze molto preoccupanti, come il cancro al fegato o la cirrosi epatica.
Con la sigla HbsAg ci si riferisce a un antigene dell’HBV. Più che altro si tratta di una proteina che si trova proprio sulla superficie di questo virus e la si può rilevare nel flusso sanguigno in condizioni in cui l’epatite è acuta oppure cronica.
Come si effettua un test per rilevare la presenza di questo antigene?
Visto che questa sostanza, quando è presente, circola tranquillamente nel nostro flusso ematico, per poterne rilevare la presenza nell’organismo, sarà sufficiente sottoporsi ad un semplice prelievo del sangue che deve essere preceduto almeno da tre ore di digiuno.
In questo caso, si tratta di un test di screening molto utile. Infatti, è il marcatore biologico per eccellenza per rilevare la presenza dell’infezione a carico del virus HBV.
In parole povere: è un test molto utile per la diagnosi dell’epatite B.
Questo esame, al contrario di molti altri test per verificare la funzionalità epatica e la presenza di infezioni, può essere molto utile al nostro medico non solo per effettuare una diagnosi di epatite B, ma anche per il trattamento e la classificazione di questa malattia.
Quando viene prescritto l’esame e quali sono i suoi valori di riferimento?
Come abbiamo già detto, l’esame dell’HbsAg è indispensabile per la diagnosi di infezioni acute e croniche. Infatti, è in grado di fornirci dei dati importanti sullo stato patologico prima ancora della comparsa dei sintomi.
Addirittura questo esame è molto utile anche nel caso di portatori sani.
La particolarità degli esami per HBV è che possono essere descritti in modo qualitativo o quantitativo, ma non esiste un valore di riferimento standard per tutti i laboratori. Infatti, il referto di solito riporta un risultato che può essere positivo o negativo.
In questo caso, la situazione ideale, cioè quando non è presente l’antigene HbsAg, si crea quando i risultati delle analisi riportano un valore negativo. Nel caso opposto, cioè con risultato positivo, siamo ad alto rischio di epatite B.
Anche se l’epatite non si manifesta con sintomi specifici evidenti, e l’esame dell’HbsAg può risultare positivo prima ancora che essi si manifestino.
Possiamo ritenere i seguenti sintomi come indicatori della presenza della malattia:
- Perdita di appetito;
- Febbre;
- Astenia;
- Nausea e vomito;
- Urine scure rispetto al normale;
- Dolore alle articolazioni;
- Dolore nella zona addominale;
- Feci chiare;
- Ittero.
Ovviamente se dovessero presentarsi uno o più di tali sintomi, sicuramente il nostro medico curante ci prescriverà il test dell’HbsAg in modo da andare a controllare se siamo affetti da epatite B.
Come avrete già notato, i sintomi dell’epatite B sono molto simili a quelli di una comune influenza di stagione. Per questo il test dell’epatite B può essere fatto in seguito all’aumento di alcuni esami di routine come l’AST o ALT per verificare che i sintomi siano proprio quelli di tale patologia.
Cosa succede quando l’esito dell’esame è negativo?
Come abbiamo detto un esito negativo dell’esame non suscita alcun tipo di problema in quanto indicherebbe l’assenza dell’antigene HbsAg, e, di conseguenza, l’assenza dell’epatite B.
Cosa succede quando l’esito dell’esame è positivo?
Invece, l’esito positivo del test HbsAg, indica che nell’organismo è presente il virus HBV dell’epatite B. Se questo antigene persiste oltre un periodo di sei mesi significa che la malattia sta evolvendo verso un certo grado di cronicizzazione.
Già quattro settimane dopo l’esposizione al virus HBV sarà possibile rilevare l’antigene HbsAg, ma, in realtà, lo si può rilevare anche a partire dalla prima settimana.
L’aspetto quantitativo in questo caso non è un fattore rilevante in quanto la sola presenza dell’HbsAg indica che il paziente è infetto e, di conseguenza, potrebbe essere contagioso per altri individui. Quindi si può dire che la quantità di questo antigene non è correlata alla gravità dell’infezione virale.
Di conseguenza, nel momento in cui un paziente risulta positivo a questo test il medico dovrà prendere le giuste precauzioni, mirate alla guarigione dall’epatite B.
Cosa bisogna fare in caso di paziente affetto da epatite B?
Il nostro organismo ha una certa capacità di eliminare il virus HBV da solo. Per cui il trattamento dell’epatite B acuta serve solo come supporto per tale reazione del nostro corpo.
In ogni caso, quando il paziente è affetto da una condizione acuta di epatite B, è necessario il monitoraggio dei parametri sanguigni coinvolti nella patologia, in modo da reagire in modo tempestivo se la situazione dovesse peggiorare.
Per quanto riguarda invece i pazienti affetti da epatite B cronica, è necessario approfondire le conoscenze sull’evoluzione del virus, in modo che il medico possa trovare la terapia che può apportare benefici maggiori all’organismo.
Di solito la terapia per il trattamento dell’epatite B cronica prevede la prescrizione dell’interferone alfa (conosciuto come IFN), anche se ultimamente i laboratori di ricerca hanno dimostrato una maggiore efficacia dell’interferone peghilato (PEG-IFN).
Quali sono i fattori che possono influenzare l’insorgenza dell’epatite B?
I fattori che influenzano il possibile contagio dell’epatite B riguardano principalmente i rapporti sessuali e sono i seguenti:
- Condivisione di aghi usati nel caso di tossicodipendenti;
- Rapporti sessuali non protetti con diversi partner;
- Presenza di una malattia sessualmente trasmissibile;
- Individuo che lavora a stretto contatto con il sangue umano;
- Viaggi frequenti o conduzione della propria vita nei paesi con un elevato tasso di epatite B;
- Rapporti sessuali con persone infette da HBV.