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La sifilide è una delle malattie a trasmissione sessuale più conosciute ed ancora abbastanza diffusa. Ma quali sono gli esami da fare per la diagnosi della sifilide?
Oggi parliamo proprio del VDRL, un test che permette appunto di individuare, tra le altre cose, proprio la presenza o meno di questa patologia.
Che cos’è il VDRL? Come funziona? Come vanno interpretati i risultati di questo esame?
Oggi ti parleremo proprio di questo particolare esame di screening per la sifilide. Vedremo insieme come si fa l’esame VDRL, ma soprattutto quali sono i risultati di cui bisogna preoccuparsi e cosa si deve fare nel caso di positività alla sifilide.
Che cos’è il VDRL?
In ambito medico, la sigla VDRL sta ad indicare il Veneral Disease Research Laboratory e, insieme ad un altro esame di cui parleremo meglio in seguito, è un test sierologico che viene largamente utilizzato per la diagnosi della sifilide (o Lue).
In modo più specifico abbiamo a che fare con un vero e proprio test di screening per la sifilide. Di conseguenza il VDRL permette agli specialisti di individuare tutti quei pazienti che hanno bisogno di ulteriori esami di controllo perché hanno già contratto la malattia in questione.
Prima di tutto ti mostriamo come si sviluppa la sifilide, così da permetterti di capire meglio quali sono le tempistiche di questo particolare esame.
Le fasi della sifilide generalmente sono tre:
- Fase primaria: dopo un mese circa di incubazione iniziano a comparire le lesioni nei pressi dei genitali esterni. Queste lesioni impiegheranno un tempo di circa due mesi per guarire;
- Fase secondaria: questa fase si completa nell’arco di due anni circa. A questo punto l’individuo affetto dalla sifilide entra nella fase di latenza non infettiva e può rimanere in queste condizioni anche per tutta la sua vita;
- Fase terziaria: è la fase peggiore della malattia e può subentrare anche dopo tantissimi anni dal contagio. A questo punto il paziente può andare incontro a lesioni molto serie, per questo abbiamo a che fare con la fase più pericolosa della sifilide.
Anche se si tratta di un esame molto sensibile, il VDRL non è un test specifico e, quindi, se fatto da solo non ha nessun tipo di significato diagnostico. Per questo motivo spesso viene utilizzato insieme ad altri esami che ci aiutano a chiarire eventuali dubbi. Vediamo quali sono.
Quali sono gli altri esami previsti per la sifilide?
Quindi, come abbiamo accennato in precedenza, visto che il test VDRL è piuttosto aspecifico, è necessario combinarlo con altri esami di screening. Tra questi il più famoso è il TPHA, che anche se viene eseguito congiuntamente al VDRL, ha un valore clinico diverso da questo.
Anche nel caso di TPHA abbiamo a che fare con un esame di screening, quindi con un esame che ci permette di individuare quei soggetti che potrebbero aver contratto la sifilide e che bisogna sottoporre ad ulteriori esami di controllo.
Lo svantaggio del TPHA riguarda proprio il momento in cui si positivizza che coincide, di solito, con la decima settimana dello stadio infettivo. Di conseguenza, nel caso di uno stadio precoce, potrebbe rivelarsi inutile.
Inoltre, il TPHA, se positivo, rimarrà tale per tutta la vita del paziente, quindi, al contrario del VDRL, non ha un valore specifico per monitorare eventuali trattamenti terapeutici per la sifilide.
Quando viene prescritto questo esame?
Intuibilmente, questo esame viene prescritto quando si manifesta il quadro sintomatologico della sifilide. Per capire bene i sintomi della malattia, però, bisogna fare una distinzione in base alle fasi che si stanno attraversando.
Per quanto riguarda la sintomatologia nella sifilide primaria, ricordiamo soprattutto i seguenti sintomi:
- Formazione di un sifiloma, non doloroso, nel punto di contatto con la sifilide. In pratica si tratta di una ulcerazione non pruriginosa;
- Nel caso di contatto con il virus dell’HIV si formano lesioni multiple che possono essere anche dolorose;
- Formazione di tumefazioni linfonodali.
Nella seconda fase della malattia, invece, abbiamo i seguenti sintomi:
- Si formano delle antiestetiche eruzioni cutanee dal colore rossastro;
- Perdita di capelli;
- Astenia;
- Aumento della temperatura corporea;
- Disfunzioni renali;
- Ulcere su mucose;
- Mal di gola e mal di testa.
Nella fase terziaria della malattia che, come abbiamo detto, può manifestarsi anche dopo tantissimi anni dal contagio, troviamo invece i sintomi citati in seguito:
- Si possono formare dei granulomi gommosi anche molto grandi;
- La malattia inizia a coinvolgere gli organi interni dell’organismo (il cervello, il fegato, il sistema cardiovascolare, gli occhi, le articolazioni, le ossa).
In pratica, l’esame del VDRL è indispensabile per indagare sulla presenza di un’infezione sifilitica. Inoltre, questo esame si è rivelato particolarmente utile per monitorare il funzionamento dei farmaci che sono stati prescritti per il trattamento della patologia.
Come si fa l’esame del VDRL?
L’esame del VDRL prevede di andare a prelevare una certa quantità di sangue da una vena del nostro braccio. Le provette verranno poi mandate al laboratorio che effettuerà tutte le analisi necessarie.
Se prosegui con la lettura dell’articolo avrai modo di capire meglio come bisogna interpretare i risultati dell’esame del VDRL e del TPHA per la sifilide, sia combinati sia singolarmente.
Quali sono i risultati di cui bisogna preoccuparsi?
I valori di VDRL di cui bisogna preoccuparsi sono senza alcun dubbio quelli che risultano positivi. Di solito questo parametro si positivizza dopo l’ottavo giorno in seguito alla comparsa dello stadio iniziale della malattia che, come abbiamo detto, compare dopo circa un mese dal contagio.
Tuttavia possiamo ottenere dei risultati positivi in presenza di alcuni fattori specifici che influenzano l’esito dell’esame, ma parleremo meglio di questo argomento in seguito.
Inoltre, come abbiamo già detto, per avere un quadro più o meno completo della situazione, bisogna combinare l’esame di VDRL con quello del TPHA e i seguenti sono i possibili risultati e le possibili diagnosi che derivano da questa combinazione:
- VDRL POSITIVO e TPHA POSITIVO: un risultato del genere ci conferma il sospetto della sifilide. Se il VDRL è inferiore a 4 e TPHA è inferiore a 1280, tale situazione potrebbe indicare una vecchia forma che è già stata trattata. In ogni caso ti consigliamo di sottoporti ad ulteriori approfondimenti;
- VDRL NEGATIVO e TPHA NEGATIVO: un risultato del genere esclude totalmente la diagnosi della sifilide. Se ci sono dei sospetti per quanto riguarda un recente contagio, ti consigliamo di ripetere gli esami dopo qualche settimana o di eseguire il test FTA-ab;
- VDRL NEGATIVO e TPHA POSITIVO: in presenza di un risultato del genere, probabilmente, si è di fronte ad un caso di sifilide che è stato trattato con successo in passato o più raramente in fase latente della malattia. Ti consigliamo comunque di sottoporti ad un test di conferma per escludere eventuali casi di falsa positività;
- VDRL POSITIVO e TPHA NEGATIVO: un risultato del genere, nella maggior parte dei casi ci mette di fronte ad una falsa positività. Tuttavia, se ci sono dei sospetti per quanto riguarda un recente contagio, ti consigliamo di ripetere l’esame dopo un paio di settimane per dare tempo alla TPHA di positivizzarsi.
Ci sono dei fattori che possono influenzare l’esito dell’esame?
Come ti abbiamo già detto nel paragrafo precedente, potrebbero verificarsi dei risultati falsi positivi del VDRL. Questi risultati, come puoi immaginare, sono determinati dalla presenza di alcuni fattori. I più comuni sono i seguenti:
- Il paziente è affetto da una malattia autoimmune, come il Lupus Eritematoso Sistemico;
- La paziente è in dolce attesa;
- Il paziente è in una condizione di tossicodipendenza (fa uso abituale di sostanze stupefacenti);
- Il paziente è affetto da malattie croniche batteriche, come la malaria, la lebbra o la tubercolosi;
- Il paziente è affetto da malattie infettive virali, come il morbillo, la varicella o l’epatite acuta;
- Presenza di una infezione da HIV;
- Nel caso in cui si ha a che fare con un donatore di sangue;
- Nel caso di malattie da immunocomplessi;
- Dopo un determinato tipo di vaccinazione;
- In presenza di malattie da schizomiceti;
- In seguito ad una sieroterapia.
Di conseguenza, se pensi che uno, o più di uno, di questi fattori possa essere presente nel tuo caso specifico, ti consigliamo di informare il tuo medico prima dell’esame, così che possa prendere le dovute precauzioni.
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