In questo articolo parliamo di:
- Che cos’è la calprotectina?
- Come si effettua l’esame?
- Quando viene prescritto l’esame e quali sono i suoi valori normali?
- Calprotectina Fecale Bassa: cosa vuol dire?
- Calprotectina Fecale Alta: le cause
- Quali esami di controllo si possono fare oltre a quello della calprotectina?
- Quali sono i fattori che possono influenzare l’esito finale dell’esame?
In cosa consiste l’esame della calprotectina fecale? Quali sono i suoi valori normali? Quando viene prescritto l’esame? Cosa succede se risultano alti livelli di questa proteina nelle nostre feci? Come possiamo porre rimedio ai rischi che ne derivano?
Oggi parleremo di un esame che riguarda la presenza di una particolare proteina nelle feci: la calprotectina. In condizioni normali è possibile ritrovarla in piccolissime quantità, ma vediamo cosa succede quando i livelli aumentano e quali sono i rischi connessi ad essa.
Prima di passare all’approfondimento dell’esame in sè, cerchiamo prima di capire cos’è la calprotectina e qual è il suo ruolo diagnostico.
Che cos’è la calprotectina?
La calprotectina è una proteina rilasciata da un particolare tipo di globuli bianchi: i neutrofili. Si trova, dunque, nel nostro organismo anche in condizioni assolutamente normali.
E’ possibile rilevare un aumento di tale sostanza contenuta nelle nostre feci quando è presente un’infiammazione intestinale o di una qualsiasi altra zona dell’apparato digerente. Questo accade perché in tale condizione patologica, i neutrofili si spostano nella zona dell’infezione (in questo caso nell’apparato digerente) e rilasciano questa proteina.
Il dosaggio della calprotectina fecale riveste un’importanza fondamentale nella diagnosi delle malattie infiammatorie croniche che possono colpire l’intestino.
Come si effettua l’esame?
Per sottoporsi all’esame della calprotectina fecale è necessario raccogliere il campione di feci in un contenitore pulito, sterile, e consegnarlo al laboratorio di analisi quanto prima.
Bisogna prestare attenzione a non contaminare il campione con acqua, urine o con altri agenti esterni perché potrebbe fornire all’analisi un risultato alterato. Al di là di questa piccola accortezza non è necessaria alcuna preparazione specifica prima di sottoporsi al test.
Come abbiamo visto, questo esame risulta molto utile per la diagnosi di eventuali infiammazioni intestinali che possono avere diverse origini e cause. E’ molto importante andare a rilevare questa condizione in quanto la stessa infiammazione intestinale potrebbe essere collegata a delle infezioni batteriche che possono colpire l’apparato gastrointestinale.
Tutt’ora la causa dell’insorgenza di queste malattie infiammatorie non è del tutto conosciuta, tuttavia è risaputo che i fattori ambientali e genetici possono avere un ruolo importante nella presentazione di questa condizione patologica.
Tra le malattie infiammatorie rilevabili attraverso un esame della calprotectina nelle feci abbiamo soprattutto la colite ulcerosa e il morbo di Chron ma ci soffermeremo su questo argomento in seguito.
Gli episodi che fanno pensare ad una malattia infiammatoria intestinale si presentano abbastanza frequentemente con i seguenti sintomi:
- Perdita del peso corporeo;
- Febbre;
- Attacchi frequenti di diarrea che talvolta può presentare anche delle tracce di sangue.
Anche se questo esame non è strettamente specifico per la diagnosi di malattie infiammatorie gastrointestinali, è buon uso conoscere i sintomi di questi attacchi in modo da poterne valutare l’intensità attraverso l’esame in questione.
Quando viene prescritto l’esame e quali sono i suoi valori normali?
Come accennato nel paragrafo precedente, il medico riterrà opportuno prescrivere questo esame per valutare la presenza di malattie infiammatorie gastrointestinali.
Tra i sintomi che indicano presenza di una malattia gastrointestinale abbiamo quindi:
- Sanguinamento rettale;
- Sensazione di debolezza;
- Febbre;
- Diarrea molto liquida;
- Dimagrimento eccessivo;
- Crampi allo stomaco.
I valori di riferimento sono spesso soggetti a cambiamenti a causa del fatto che ogni laboratorio può avere il proprio valore normale a seconda della modalità con cui dosa il parametro. Tuttavia i seguenti possono essere considerati dei valori generali di riferimento:
- Valori inferiori o pari ai 50 µg/g.
Calprotectina Fecale Bassa: cosa vuol dire?
Bassi livelli di calprotectina nelle feci stanno ad indicare che ci sono molte probabilità che non esistano focolai infiammatori nel nostro organismo. Quindi, in questo caso, non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi.
Tuttavia, soprattutto nei bambini, può capitare di ottenere dei risultati falsi negativi, in quanto anche con basse quantità di calprotectina potrebbero essere in corso delle infiammazioni.
Calprotectina Fecale Alta: le cause
Stando alla soglia di normalità della concentrazione di calprotectina nelle feci, quindi, se il valore supera i 50 µg/g (calprotectina fecale positiva), potrebbero essere presenti alcune condizioni patologiche.
Le più frequenti sono le seguenti:
- Rettocolite ulcerosa;
- Morbo di Crohn;
- Infezioni batteriche intestinali;
- Parassitossi;
- Tumore al colon;
- Sindrome del colon irritabile (IBS);
- Malattia infiammatoria batterica.
Questo tipo di esame serve soprattutto per individuare la presenza di queste malattie. Infatti, il test della calprotectina non ci riferirà esattamente la zona in cui si trova l’infiammazione, ma ci informerà solo sulla presenza della condizione, senza darci informazioni nemmeno sulla causa che l’ha provocata.
Si può però stabilire che la quantità della calprotectina a livello fecale è direttamente proporzionale alla gravità dell’infiammazione in corso che può essere di natura batterica, dovuta a parassiti, o, addirittura, nei casi più gravi, può essere collegata a un tumore al colon.
Si consiglia di ripetere l’esame nel caso in cui i valori risultano alti, in modo da capire se la terapia che stiamo seguendo è efficace o meno. Inoltre possiamo affiancare a questo test altri esami di controllo per avere un quadro completo della situazione.
Quali esami di controllo si possono fare oltre a quello della calprotectina?
Tra gli esami di controllo più diffusi in relazione all’esame della calprotectina abbiamo sicuramente i seguenti:
- coprocoltura;
- endoscopia;
- esame del sangue occulto nelle feci;
- esame dei globuli bianchi nelle feci.
Inoltre il medico potrebbe ritenere opportuno affiancare a questo esame la PCR o la VES, soprattutto nel momento in cui si sospetta la presenza di un’infiammazione.
Tra gli esami di approfondimento esposti, il più rilevante è quello endoscopico in quanto è mirato soprattutto a rintracciare la causa che ha scatenato l’infiammazione e, di conseguenza, ad identificare l’origine dei sintomi riportati dal paziente.
Un altro esame molto diffuso per individuare un focolaio infiammatorio, oltre alla calprotectina, è quello della lattoferrina, un’altra sostanza che viene rilasciata dai globuli bianchi che si trovano nelle feci nel caso di un’infiammazione all’intestino.
Quali sono i fattori che possono influenzare l’esito finale dell’esame?
Anche se l’esame della calprotectina fecale è relativamente moderno, non invasivo e molto utile per la valutazione di infiammazioni intestinali, non significa che non ci siano fattori che possono influenzarne l’esito.
Come per tutti gli altri tipi di esame in ambito medico, anche in questo caso abbiamo, infatti, dei fattori influenzanti, ad esempio:
- Presenza di una lesione intestinale (spesso causata dall’uso di FANS);
- Età anagrafica (soprattutto nei bambini si hanno dei falsi positivi anche se l’infiammazione è presente nell’organismo).
Purtroppo questo tipo di esame non è ancora disponibile in tutti i laboratori, nonostante sia considerato un test abbastanza specifico, anche più della ricerca dei globuli bianchi nelle feci.
Infine, si consiglia sempre di rivolgersi ad un medico, soprattutto se vi riconoscete in alcuni dei sintomi dell’infiammazione di cui abbiamo parlato sopra, in quanto la causa dell’alterazione potrebbe risiedere in un danno più o meno grave.
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