Cosa sono gli eritrociti? A cosa servono? Cosa succede quando emerge che abbiamo una certa quantità di eritrociti nel sedimento urinario? Quali sono i rischi collegati a questa particolare condizione? Quali sono i rimedi per stabilizzare la situazione?
Gli eritrociti nelle urine, che sono comunemente conosciuti anche con il nome di globuli rossi, si trovano normalmente nel flusso sanguigno e servono soprattutto per il trasporto dell’ossigeno. Ma cosa succede quando si trovano nelle urine? Cerchiamo di capirlo insieme.
In questo articolo parliamo di:
- Cosa sono gli eritrociti? Quali sono le loro funzioni principali?
- Come si fa un esame per individuare la presenza degli eritrociti nelle urine? Quali sono i valori normali?
- Quando viene prescritto un esame di questo tipo?
- Cosa succede quando dall’esame emerge la presenza di eritrociti nelle urine?
- Quali sono i fattori che influenzano l’esito dell’esame?
- Come possiamo comportarci per prevenire questa condizione?
Cosa sono gli eritrociti? Quali sono le loro funzioni principali?
Come abbiamo brevemente accennato nell’introduzione, gli eritrociti non sono nient’altro che i globuli rossi e si trovano generalmente nel flusso sanguigno, occupandone circa il 40% del volume.
Si tratta, quindi, di cellule ematiche, e la loro funzione più importante è quella di trasportare l’ossigeno dai polmoni a tutte le parti del nostro organismo, servendosi proprio del flusso del sangue. La caratteristica che rende queste cellule “atipiche” è che sono prive di nucleo.
Non essendo dotate di nucleo, gli eritrociti hanno un aspetto che ricorda dei dischi minuscoli, schiacciati al centro.
Come si fa un esame per individuare la presenza degli eritrociti nelle urine? Quali sono i valori normali?
Di norma gli eritrociti non dovrebbero trovarsi nelle urine, ma è possibile trovarne una piccola quantità nel sedimento urinario. Per cui, in questo caso, possiamo dire che i valori normali di eritrociti nelle urine sono di:
- 0-2 per campo.
In questo caso, trattandosi di un esame in cui viene valutato, appunto, il sedimento urinario, abbiamo a che fare con un’analisi microscopica delle urine. Quindi, il procedimento richiede i seguenti passaggi:
- Procurarsi un campione sterile per le urine (talvolta è lo stesso laboratorio di analisi a fornirci la provetta sterile, ma è reperibile in tutte le farmacie);
- Lavare accuratamente la zona dei genitali esterni (in quanto anche una piccola percentuale di sapone o di altri agenti esterni potrebbe influenzare i risultati);
- Procedere nella raccolta del campione di urine. Si consiglia di fare questa pratica appena svegli in quanto, dopo il digiuno notturno, le urine risultano più concentrate rispetto ad altri momenti della giornata;
- Consegnare il campione al laboratorio che lo sottoporrà ad una centrifuga, in modo tale da permettere al sedimento urinario di depositarsi sul fondo della provetta, per poi esaminarlo al microscopio.
Nel caso in cui sia una donna a dover fare questo esame, è di fondamentale importanza che questo non avvenga durante il periodo delle mestruazioni, in quanto, in questo caso, si troveranno sicuramente degli eritrociti nelle urine, a causa del sanguinamento vaginale.
Quando viene prescritto un esame di questo tipo?
Visto che in condizioni normali non si dovrebbero trovare degli eritrociti nelle urine, ci sono delle condizioni specifiche in cui il medico riterrà opportuno prescrivervi queste analisi.
Generalmente queste condizioni coinvolgono la manifestazione di determinati sintomi che stanno ad indicare una bassa o alta presenza di eritrociti. Vediamo in seguito di cosa si tratta.
Cosa succede quando dall’esame emerge la presenza di eritrociti nelle urine?
Quando nel paziente sono presenti gli eritrociti nelle urine, si assiste ad una condizione di “ematuria“, ma se questa presenza non è rilevante, come abbiamo detto, non c’è da preoccuparsi.
Tuttavia la presenza degli eritrociti nelle urine è generalmente determinata da diversi fattori che possono essere di natura patologica oppure no. Tra i più frequenti abbiamo soprattutto quelli citati in seguito:
- Assunzione di determinati farmaci (come gli anticoagulanti, l’aspirina e tanti altri);
- Leucemia;
- Adenocarcinoma prostatico;
- Rene policistico;
- Infarto renale;
- Ipertrofia;
- Patologie sessualmente trasmissibili;
- Micro lesioni;
- Presenza delle mestruazioni nella donna;
- Problemi che riguardano la coagulazione del sangue;
- Presenza di una tubercolosi renale;
- Calcoli renali;
- Presenza di neoplasie (sia benigne sia maligne);
- Cirrosi epatica.
Quando nell’organismo si riscontra una certa quantità di eritrociti nelle urine, il paziente, di solito non manifesta una sintomatologia specifica. Tuttavia, a volte può capitare che si presentino alcuni sintomi, i più frequenti di questa condizione sono soprattutto:
- Sensazione di debolezza e affaticamento;
- Problemi alla vista;
- Mal di testa;
- Vertigini;
- Sudorazione eccessiva;
- Aumento della frequenza cardiaca;
- Gonfiore della milza.
E’ indispensabile approfondire sulla natura di questa anomalia perché, anche se una condizione di ematuria solitamente non è preoccupante, talvolta può essere alla base di uno stato patologico più grave che, se non curato, può causare seri problemi.
Quali sono i fattori che influenzano l’esito dell’esame?
Come tutti gli altri esami che vengono fatti in ambito di laboratorio, anche in questo caso ci sono dei fattori che possono andare ad influenzare in modo più o meno incisivo, l’esito finale del test.
In questo caso, i fattori che influenzano l’esame delle urine per la conta degli eritrociti sono soprattutto i seguenti:
- Presenza di una gravidanza;
- L’individuo non pratica una giusta attività fisica;
- Presenza delle mestruazioni nella donna;
- Abuso, da parte del paziente, di bevande alcoliche;
- Abuso di bevande ad alto contenuto di caffeina;
- Una dieta non equilibrata.
Come possiamo comportarci per prevenire questa condizione?
Di solito, quando si trova una certa percentuale di eritrociti nelle urine, il medico consiglia al paziente di seguire alcuni accorgimenti quotidiani che non richiedono particolari sforzi o sacrifici. Tra questi abbiamo:
- Bere molta acqua (almeno 2 litri al giorno, per permettere al sangue di fluidificare);
- Diminuire o smettere di fumare (in quanto il fumo favorisce il restringimento dei vasi sanguigni);
- Aumentare l’apporto di antiossidanti, soprattutto con l’alimentazione (frutti rossi, fagioli, kiwi, eccetera);
- Mangiare il pompelmo, ma senza esagerare (aiuta a ridurre la produzione di globuli rossi);
- Praticare una giusta quantità di attività fisica di tipo aerobico (possibilmente affidandosi ad un istruttore professionista);
- Sono particolarmente indicati tutti quegli alimenti ricchi di vitamina B6, ferro, vitamina B12 e vitamina A.
Prima di allarmarsi e preoccuparsi, però, vi consigliamo di rivolgervi al vostro medico curante, in modo tale che sarà lui, con la sua conoscenza pregressa, ad individuare il problema, indicandovi il trattamento terapeutico più adatto al vostro quadro clinico.
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