Che cos’è l’urinocoltura? Perché si ricorre a questo specifico esame? Quali sono i vantaggi che offre a livello diagnostico? Dove si svolge? Quanto costa? Cosa vuol dire un’urinocoltura positiva? e cos’è l’antibiogramma?
Quando parliamo di esami che riguardano la nostra salute le preoccupazioni, i dubbi e le domande sono sempre molte e per questo motivo abbiamo pensato di realizzare una guida completa che ci aiuterà a comprendere meglio cos’è l’urinocoltura.
Iniziamo subito la nostra trattazione approfondita.
In questo articolo parliamo di:
- Che cos’è l’urinocoltura?
- Come si fa l’urinocoltura?
- Quali sono i valori rilevanti per l’urinocoltura?
- Quando si ricorre all’urinocoltura?
- Quali sono i sintomi che indicano la necessità di ricorso all’urinocoltura?
- Serve sempre l’urinocoltura nel caso di infezione delle vie urinarie?
- Urinocoltura Positiva: nel caso più frequente è Escherichia coli
- Quando si può definire il test negativo?
- Occhio alle contaminazioni
- C’è da preoccuparsi in caso di risultato positivo dell’urinocoltura?
- No al fai da te anche per infezioni così comuni
- Si può prevenire anche se non sempre
Che cos’è l’urinocoltura?
L’urinocoltura è un esame di carattere diagnostico che viene utilizzato per rilevare la presenza di microrganismi all’interno dell’urina stessa.
Tipicamente e in buone condizioni di salute all’interno dell’urina non dovrebbero trovarsi microrganismi: l’urina è infatti un liquido biologico sterile e la presenza di batteri o altri microrganismi al suo interno è sempre o quasi segno di presenza di infezioni che andranno, successivamente, combattute con i mezzi appropriati.
Come si fa l’urinocoltura?
L’urinocoltura avviene prelevando l’urina del paziente, ricorrendo però non alla prima minzione, che potrebbe essere contaminata dai batteri che abitano l’uretra, ma piuttosto al dotto intermedio. Questa modalità di prelievo può andare a individuare con maggiore accuratezza la presenza o meno degli agenti patogeni.
Una volta raccolto il campione di urina questo deve essere messo nel modo più immediato a coltura, per evitare che appunto i microrganismi eventualmente presenti all’interno finiscano per moltiplicarsi ad ovvio detrimento della qualità del test.
Nel caso in cui sia impossibile per il laboratorio procedere in questo senso, sarà necessario mettere il liquido/urina così raccolto in frigorifero oppure anche in liquidi batteriostatici che possano impedire la proliferazione dei batteri.
Quali sono i valori rilevanti per l’urinocoltura?
Dopo aver messo a coltura l’urina per qualche giorno si procede con la conta dei batteri che sono presenti nell’urina. Viene ritenuto clinicamente rilevante un risultato che indichi la presenza di oltre 10.000 batteri per millilitro di urina che è stato raccolto.
Quando si ricorre all’urinocoltura?
L’urinocoltura è ritenuta di fondamentale importanza nella diagnosi delle infezioni del tratto urinario, nonché per la possibilità che offre di identificare la tipologia di batterio che avrebbe causato l’infezione.
Inoltre, in concomitanza con l’urinocoltura si può anche svolgere un antibiogramma, per individuare la tipologia di antibiotico più adatta a combattere il batterio in questione.
L’urinocoltura, dunque, è utilizzata non solo per avere certezza di una diagnosi che riguarda dunque la possibile presenza di infezioni del tratto urinario, ma anche per andare a individuare la migliore possibile delle terapie antibiotiche per superare il problema in questione.
Il test viene ordinato ogniqualvolta si sospetti la presenza nel paziente di un’infezione delle vie urinarie.
Quali sono i sintomi che indicano la necessità di ricorso all’urinocoltura?
Ci sono diversi sintomi che possono essere tipicamente associati alla presenza di infezioni del tratto urinario e che dunque potrebbero indicare la necessità appunto di ricorrere ad urinocoltura per indicare la quantità e la tipologia di batteri che sono presenti nelle urine:
- la presenza frequente di stimolo della pipì;
- una sensazione di bruciore che colpisce durante la minzione;
- urina torbida;
- urina di cattivo odore;
- dolore alla schiena, all’altezza dei reni (quando l’infezione abbia già raggiunto, purtroppo, i reni).
Inoltre, i pazienti che sono tipicamente colpiti da infezioni del tratto urinario possono sviluppare dolore e gonfiore nella parte addominale bassa e, nei casi più gravi, avere anche:
- brividi;
- febbre molto alta;
- vomito e nausea.
Serve sempre l’urinocoltura nel caso di infezione delle vie urinarie?
No, non sempre si ricorre all’urinocoltura nel caso di infezione delle vie urinarie. Spesso infatti nel caso di infezione che non ha avuto ancora complicazioni si preferisce ricorrere immediatamente all’utilizzo di un antibiotico generico e che con ogni probabilità sia efficace sui batteri che più di frequente attaccano le vie urinarie.
Altre volte invece si preferisce comunque ricorrere, soprattutto nel caso di terapia inefficace, ricorrere all’urinocoltura al fine di individuare anche la tipologia di batterio e approntare una cura che sia estremamente più efficace, in quanto potranno essere testati direttamente sul campione anche gli antibiotici.
Urinocoltura Positiva: nel caso più frequente è Escherichia coli
Il grosso delle urinocolture che risultano positive sono comunque dovute, benché esista un numero enorme di possibili patogeni che possono colpire le vie urinarie, dall’Escherichia coli.
Si tratta di un batterio che è estremamente comune all’interno del tratto digerente e che spesso finisce per infestare le vie urinarie dopo essere trasportato dalla zona anale fino a quella vaginale (tipicamente nelle donne, gli uomini, per motivi di carattere anatomico, sono colpiti molto più raramente dalle infezioni di questo tipo).
Tra gli altri batteri che vengono tipicamente individuati all’interno di questo tipo di analisi troviamo:
- Stafilococchi;
- Enterococcus;
- Klebsiella;
- Proteus.
In casi relativamente più rari si possono individuare dei funghi, come nel caso della candida.
Quando si può definire il test negativo?
A seconda del laboratorio di riferimento, per l’urinocoltura si aspettano tipicamente dalle 24 alle 48 ore. Nel caso di risultato negativo, ovvero di assenza di crescita di colonie batteriche all’interno di questo lasso di tempo, il test può essere ritenuto negativo.
Occhio alle contaminazioni
Il campione di urina deve essere necessariamente raccolto nel modo giusto ed evitando il contatto diretto con l’area genitale, che potrebbe causare contaminazioni anche importanti restituendo un test che sarà in realtà un falso positivo.
Tipicamente quando si rilevano all’interno dello stesso campione di urine due o più diversi tipi di agenti patogeni, si è in presenza di una contaminazione e il test va, il più delle volte ripetuto.
In alcuni casi si può comunque essere in presenza di un’infezione dovuta ad una molteplicità di batteri: in questo caso l’utilizzo concomitante dell’urinocoltura con l’antibiogramma può aiutare ad ottenere un risultato importante per quanto riguarda la scelta del prodotto più adatto per combattere, in un’unica soluzione, i batteri che hanno causato l’infezione.
C’è da preoccuparsi in caso di risultato positivo dell’urinocoltura?
Tipicamente no, nel senso che le infezioni del tratto urinario possono essere, nella maggioranza dei casi, curate senza troppi problemi ricorrendo ad una terapia a base di antibiotici.
Bisogna però cercare di intervenire in modo tempestivo, dato che un’infezione delle vie urinarie mal curata o non curata affatto può risalire il tratto urinario fino ai reni e causare, sul medio e lungo periodo, problemi ben più gravi.
No al fai da te anche per infezioni così comuni
Anche nel caso di infezioni molto comuni, come quelle che vengono tipicamente individuate dall’urinocoltura, è necessario evitare il ricorso al fai da te. Gli antibiotici posso contribuire allo sviluppo di colonie batteriche che diventano resistenti e non possiamo inoltre sapere, se non tramite test specifici, quale tipologia di antibiotico sia adatta a combattere la specifica infezione che ci ha colpito.
Meglio evitare dunque di ricorrere al fai da te: le infezioni batteriche vanno combattute in modo rapido e utilizzando soltanto il farmaco efficace. Non possiamo compiere questo tipo di determinazioni se non scegliendo appunto un percorso diagnostico professionale.
Si può prevenire anche se non sempre
Quando le patologie colpiscono l’area genitale è molto comune sentirsi sporchi o comunque colpevolizzarsi per un’igiene non adeguata.
Se è vero che cicli di lavaggio regolari possono comunque aiutare a combattere questo tipo di infezioni, è altrettanto vero che in alcuni casi (ed è il caso soprattutto delle donne) è qualcosa contro il quale possiamo fare davvero poco. Tutte le donne si troveranno a combattere, almeno una volta nella loro vita, contro infezioni di questo tipo.
Diverso il discorso per quanto riguarda gli uomini, che per questioni di carattere anatomico vengono colpiti molto più raramente da questo tipo di patologie.
Per le donne, inoltre, è utile ricordare che pulirsi sempre dalla vagina verso l’area dell’ano è sempre preferibile che fare il contrario. Eviteremo di far entrare in contatto con la vagina i batteri che abitano il tratto intestinale e che abbondano comunque nell’area anale.
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