L’introduzione nel campo dei trattamenti contro l’obesità di molecole come semaglutide e tirzepatide ha segnato una svolta significativa.
Queste molecole si sono rivelate infatti sicure ed efficaci nel garantire una perdita notevole di peso in tempi ridotti.
Secondo alcuni aggiornamenti pubblicati sulla rivista Nature, entro pochi anni, (un paio secondo alcune stime), potrebbero essere immesse in commercio formulazioni biosimilari e versioni migliorate di questi prodotti.
Il raggiungimento di questi obiettivi è possibile soprattutto grazie agli sviluppi portati avanti da diverse aziende farmaceutiche indiane e cinesi.
L’obiettivo di questi studi sarà quello di ottenere versioni più economiche dei farmaci attualmente esistenti.
Questa è sicuramente una notizia promettente per i pazienti che ne hanno bisogno ma che non possono permettersi i costi elevati delle terapie. Tuttavia, alcuni esperti avvertono del rischio legato all’uso crescente e alla facilità di ottenere questi farmaci off-label.
In questo articolo parliamo di:
- Qual è il funzionamento dei farmaci a base di semaglutide?
- Il problema del costo dei farmaci per il trattamento dell’obesità
- Cosa si intende quando si parla di farmaci biosimilari? Che differenza c’è con i farmaci equivalenti?
- Che innovazioni farmaceutiche ci sono in India e Cina nel campo dei farmaci contro l’obesità?
- Il rischio correlato all’aumento delle prescrizioni Off-Label ed eventuali effetti collaterali
- Fonti
Qual è il funzionamento dei farmaci a base di semaglutide?
Dopo un pasto si instaura quella che si chiama “periodo post-prandiale”, ossia un quadro metabolico generale in cui l’intestino rilascia l’ormone GLP-1 (glucagon-like peptide) che serve a stimolare la produzione di insulina e contrastare l’aumento della glicemia per favorire il controllo del glucosio all’interno del sangue.
Il GLP-1 è una molecola che tra i vari effetti ha anche quello di andare ad agire sui centri di regolazione della fame nel sistema nervoso centrale, grazie alla sua attività di interazione con i recettori che controllano l’appetito.
Inoltre promuove anche un rallentamento dello svuotamento dello stomaco, prolungando così il senso di sazietà.
Come tutte le molecole segnalatorie del nostro organismo, anche il GLP-1 viene degradato da un enzima specifico, il DPP-4 (dipeptidil-peptidasi 4).
La semaglutide è un farmaco che interviene proprio a questo livello della cascata segnalatoria del GLP-1, comportandosi come analogo del GLP-1: essendo resistente all’azione del DPP-4, riesce a prolungare gli effetti sulla fame e sulla sazietà.
Nel 2021, la FDA ha approvato ufficialmente la semaglutide per il trattamento dell’obesità.
Nel 2023 è stato approvato anche un altro composto, il tirzepatide, un agonista che va sia ad imitare l’azione del GLP-1, supportando anche il GIP, “polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente”, un altro ormone coinvolto nella secrezione di insulina.
Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine” ha rilevato che il tirzepatide induce una riduzione media del peso corporeo del 15-20% in circa un anno e mezzo.
Il problema del costo dei farmaci per il trattamento dell’obesità
Il problema primario di questi farmaci è il loro costo, che rimane elevato. Facciamo un esempio: negli Stati Uniti, non certo tra i paesi con il PIL pro-capite più basso, ma comunque una delle regioni del globo dove l’obesità serpeggia maggiormente nei ceti meno abbienti, un mese di trattamento può arrivare a costare quasi mille dollari.
Oltre a ciò, molti sistemi sanitari nazionali, tra cui quello italiano, non li rimborsano ancora quando vengono prescritti per il trattamento dell’eccesso di peso.
Nel frattempo l’obesità e le condizioni di sovrappeso patologiche continuano ad aumentare sempre di più: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 40% degli adulti nei paesi industrializzati sia obeso o gravemente sovrappeso, con un’incidenza maggiore negli strati più poveri della popolazione.
Cosa si intende quando si parla di farmaci biosimilari? Che differenza c’è con i farmaci equivalenti?
Al fine di affrontare le sfide imposta dal mercato, alcune aziende cinesi e indiane stanno conducendo studi per lo sviluppo di farmaco biosimilari.
Le molecole biosimilari sono molto simili al farmaco di riferimento, soprattutto da un punto di vista di efficacia, qualità e sicurezza.
Tuttavia, presentano alcune piccole differenze che sono dovute alla variabilità naturale della sostanza biologica e al processo biotecnologico usato per la loro produzione.
Questa caratteristica li differenzia dai farmaci generici, che sono identici nel principio attivo e nella forma farmaceutica ai prodotti più noti.
Un farmaco biosimilare può essere messo in commercio solamente dopo la scadenza del brevetto per la molecola di riferimento, che è un processo che richiederà pochi anni.
Il risultato che ne consegue è una riduzione dei prezzi sul mercato. Ad esempio, in India all’inizio di questo anno, è stata messa sul mercato farmaceutico una molecola biosimilare della liraglutide, un farmaco dimagrante della generazione precedente a quella della semaglutide: il costo di questo medicinale è già inferiore del 70% rispetto alle terapie precedenti.
In uno scenario così non possiamo escludere che le aziende detentrici dei brevetti riducano i prezzi dei loro medicinali in previsione dell’arrivo dei nuovi concorrenti.
Che innovazioni farmaceutiche ci sono in India e Cina nel campo dei farmaci contro l’obesità?
In India e Cina si stanno sviluppando nuovi farmaci per l’obesità che potrebbero superare quelli esistenti.
La molecola GL0034 di Sun Pharmaceuticals, con sede a Mumbai, differisce leggermente nella sua composizione chimica rispetto alla semaglutide. Nel frattempo, Innovent, in collaborazione con Eli Lilly, sta lavorando su Mazdutide, un dual agonist destinato a sfidare il tirzepatide.
Questo farmaco innovativo potrebbe essere il primo della sua categoria ad ottenere l’approvazione globale entro il 2025.
Il rischio correlato all’aumento delle prescrizioni Off-Label ed eventuali effetti collaterali
In un primo momento semaglutide e tirzepatide erano stati approvati per il trattamento del diabete di tipo 2. Solamente in un secondo momento alcuni ricercatori hanno scoperto il loro effetto sulla perdita di peso e hanno iniziato a studiarli come farmaco terapeutico per l’obesità.
Alcuni esperti, tuttavia, pongono l’accento su un aspetto molto importante: questi trattamenti dovrebbero essere riservati a coloro che non rispondono al solo intervento di tipo nutrizionale, che ad oggi viene considerato il trattamento di riferimento e ottiene già molti successi.
Dobbiamo tenere presente che questi tipi di molecole non sono adatti a tutte le persone.
Il potenziale abuso è una questione molto importante, soprattutto per impieghi non autorizzati, come quello per il trattamento dell’obesità.
Questa situazione ha spinto l’Aifa a chiedere di limitare le prescrizioni per evitare possibili carenze di scorte.
Uno studio effettuato alla fine del 2023 ha sottolineato molte criticità in merito agli effetti collaterali.
Infatti, oltre agli eventi transitori collaterali, ve ne sono altri più rari ma molto più pericolosi come le pancreatiti e i calcoli biliari.
Inoltre, c’è il rischio di malnutrizione e perdita rapida di massa muscolare insieme alla massa grassa, soprattutto in chi assume questi farmaci per risolvere un leggero sovrappeso piuttosto che l’obesità.
Per questi motivi, a marzo 2023, la Società Italiana di Diabetologia ha esortato i pazienti a non ricercare semaglutide e tirzepatide off-label, ma a seguire le linee guida.
Fonti
https://www.focus.it/scienza/salute/arriveranno-versioni-piu-economiche-dei-farmaci-contro-l-obesita-cina-e-india-sono-gia-al-lavoro
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