La pandemia da Covid-19 è stata sicuramente uno degli eventi che ha lasciato maggiormente un segno indelebile nelle nostre vite e nel nostro modo di rapportarsi all’interno della società.
Il Covid-19 è un’infezione che genera manifestazioni cliniche di un rilievo notevole, non solo fisiche ma anche a livello psicologico e mentale.
Tra le molteplici manifestazioni di persistente disagio post-COVID, la “nebbia cognitiva” ha attirato l’attenzione come sintomo notevole e sfaccettato che persiste anche dopo la guarigione dall’infezione.
In questo articolo parliamo di:
Nebbia cognitiva post-Covid: che cos’è?
Con “Nebbia cognitiva post-Covid” ci riferiamo a quella serie di sintomi che possono avere ripercussioni sulle funzioni cognitive, comportamentali e in generale, psichiche, di un individuo.
Esempi possono essere la perdita di concentrazione, di memoria, il peggioramento della chiarezza mentale e della capacità decisionale.
I pazienti che vanno incontro a questa sintomatologia possono accorgersi di avere difficoltà nell’elaborare informazioni, riuscire a concentrarsi con fatica e focalizzarsi su compiti specifici con tempi lunghi.
Nebbia cognitiva post-Covid: quali possono essere le cause?
Le cause esatte della nebbia cognitiva post-COVID non sono ancora del tutto comprese.
Potremmo immaginare che questa sintomatologia possa originarsi dall’incontro di molteplici fattori, tra i quali spicca sicuramente lo stato infiammatorio globale indotto dal virus, insieme allo stress emotivo causato dalla consapevolezza di aver contratto un virus pandemico e i cambiamenti a livello neurologico conseguenti all’impatto del virus sul sistema nervoso.
Quali sono i sintomi della nebbia cognitiva post-Covid?
I sintomi della nebbia cognitiva post-COVID possono variare da individuo a individuo; anche la permanenza e l’intensità dei sintomi può essere diversa da un paziente all’altro: in alcuni casi assistiamo a una scomparsa del quadro clinico dopo la guarigione dall’infezione acuta, mentre in altri si assiste alla permanenza dei sintomi anche dopo il termine della fase acuta dell’infezione.
Tra i sintomi più rilevanti troviamo sicuramente la sensazione di trovarsi in uno stato di confusione mentale, a cui si può aggiungere la difficoltà a esprimersi nel modo giusto e la perdita di memoria a breve termine.
I pazienti affermano anche di percepire in maniera forte, una sensazione di “mente annebbiata”.
Questa sintomatologia può inficiare in maniera forte la vita quotidiana e le capacità lavorative delle persone che ne soffrono.
Qual è il trattamento per la nebbia cognitiva post-Covid?
Il quadro clinico associato alla nebbia cognitiva post-Covid è dovuto a un insieme molto complesso di fattori, tanti dei quali sono sconosciuti.
La complessità di questo fenomeno impone l’applicazione di un approccio globale al problema.
La combinazione tra un supporto medico e psicologico è fondamentale per aiutare le persone a gestire i sintomi e a recuperare le funzioni cognitive. La terapia cognitivo-comportamentale, l’esercizio fisico regolare e tecniche di gestione dello stress come la meditazione possono essere utili nell’affrontare questa condizione.
Uno studio italiano getta luce sulle cause della nebbia cognitiva post-Covid
Gli esiti dello studio Neuro-Covid Italy, condotto dalla Società Italiana di Neurologia (Sin) e pubblicato sulla rivista Neurology, offrono un’analisi dettagliata della situazione nel nostro Paese.
Questa ricerca ha coinvolto 38 unità operative di Neurologia in Italia e nella Repubblica di San Marino, estendendosi da marzo 2020 fino a giugno 2021, con ulteriori controlli fino a dicembre 2021. Su circa 53 mila pazienti ospedalizzati per Covid-19, circa 2 mila hanno manifestato disturbi neuro-Covid, seguiti per almeno sei mesi dopo la diagnosi per valutarne l’evoluzione.
Questi disturbi, associati all’infezione da Sars-CoV-2, rappresentano uno degli aspetti più preoccupanti, dibattuti e meno compresi della recente pandemia. Essi includono una vasta gamma di sintomi e patologie, quali l’encefalopatia acuta (con grave stato confusionale, disorientamento e allucinazioni), l’ictus ischemico, l’emorragia cerebrale, le difficoltà di concentrazione e memoria, la cefalea cronica, la riduzione dell’olfatto e del gusto, nonché alcune forme di epilessia e infiammazioni dei nervi periferici.
I disturbi neurologici legati al COVID-19 sembrano diminuire nel tempo. Questa diminuzione potrebbe essere legata alle varianti del virus, rendendo il virus meno dannoso per il sistema nervoso. Con l’Omicron e la diffusione dei vaccini, la situazione sembra migliorare ulteriormente, con i disturbi neurologici diventati ora molto rari.
La maggior parte delle persone colpite da problemi neurologici legati al COVID-19 si riprende completamente o sperimenta solo sintomi lievi, permettendo loro di tornare alle normali attività quotidiane. Questa risoluzione avviene in oltre il 60% dei pazienti e sale a oltre il 70% tra coloro che sono in età lavorativa.
Tuttavia, circa il 30% dei soggetti ha sperimentato sintomi neurologici per più di sei mesi dopo l’infezione. La “nebbia cognitiva”, problemi di concentrazione e memoria, persistono più a lungo in questa categoria di pazienti, tanto da rientrare nella sindrome chiamata Long Covid.
Fonti
Fotuhi, M., et al. (2021). Neurobiology of COVID-19. J Alzheimers Dis, 81(3), 985-997.
Hampshire, A., et al. (2021). Cognitive deficits in people who have recovered from COVID-19. EClinicalMedicine, 39, 101044.
Rogers, J. P., et al. (2020). Psychiatric and neuropsychiatric presentations associated with severe coronavirus infections: a systematic review and meta-analysis with comparison to the COVID-19 pandemic. The Lancet Psychiatry, 7(7), 611-627.
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