Durante la prima serata del Festival di Sanremo 20201 Fiorello ha portato sul palco dell’Ariston uno sketch sui nomi delle dita dei piedi.
Il noto comico ha raccontato di aver scoperto, tramite un medico, che le dita dei piedi avessero dei nomi precisi:
- illice, per il secondo dito dopo l’alluce
- trillice, per il terzo dito dopo l’alluce
In realtà i nomi riportati non hanno riscontro nella letteratura scientifica e non corrispondono alla nomenclatura medica corretta per indicarli.
In questo articolo parliamo di:
Nomi delle dita dei piedi corretti
Secondo l’Accademia della Crusca, istituzione italiana che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana, Fiorello durante la sua lezione a Sanremo ha sbagliato. Possiamo infatti leggere che le dita dei piedi non sembrano avere nomi propri, ad eccezione dell’alluce, detto anche in contesti non formali ditone (del piede) o pollicione.
Esiste tuttavia una convenzione internazionale risalente al 1998, per quanto riguarda l’anatomia, con cui si è deciso di utilizzare la nomenclatura latina per le dita dei piedi che sono dunque:
- I = Digitus primus o Hallux (alluce)
- II = Digitus secundus (secondo dito)
- III = Digitus tertius (terzo dito)
- IV = Digitus quartus (quarto dito)
- V = Digitus quintus o minimus pedis (quinto dito)
L’unica nomenclatura riconosciuta è dunque primo dito, secondo dito, terzo dito, quarto dito e quinto dito, con l’eventuale l’aggiunta di alluce e mignolo del piede per il I e il V dito.
Nomi delle dita dei piedi non corretti
Come ha fatto allora Fiorello a sbagliare? La bufala è alimentata da diversi articoli che girano in rete, a volte anche con variazioni dei nomi indicati.
Le versioni spesso riportate sarebbero:
- illice o melluce o dilluce o dillice o polluce;
- trillice o trilluce;
- pondulo o pondo o pondolo o pìnolo o anulo;
- ll minolo o minulo o mellino; per quest’ultimo è invalso nell’uso anche il nome mignolino (del piede).
Il primo campanello di allarme è la non uniformità di questa nomenclatura che è indice di un utilizzo non radicato nel gergo comune. Possiamo quindi affermare con certezza che questa nomenclatura non appare né registrata nella lessicografia, né riportata in testi medici o scientifici.
Illice e trillice: solo nei racconti per bambini
Secondo quanto riportato dall’Accademia della Crusca, questa nomenclatura è comparsa in un racconto breve dal titolo Ultimo, il maialino del 2012, che possiamo trovare all’interno di un volume dal titolo 100 storie per quando è troppo tardi (a cura di Scuola Holden, L. Moisio e M. Trucco, Feltrinelli, Milano); dunque una semplice storia per far addormentare bambini. Per quanto riguarda invece la loro comparsa sul web i primi risultati risalgono all’inizio degli anni 2000 in alcuni articoli di medicina non tradizionale, come quelli di osteopatia, riflessologia plantare, agopuntura e discipline correlate.
Concludiamo quindi ribadendo che l’unica nomenclatura ufficiale è quella che fa riferimento ai nomi latini; quella fantasiosa e ufficiosa non ha alcuna valenza scientifica, sebbene possa essere a volte richiamata erroneamente su testi e immagini online.
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