Diagnosticare un cancro in una fase precoce del suo sviluppo può essere un dato chiave per la sopravvivenza del paziente.
Alla luce di questo, i ricercatori di tutto il mondo stanno cercando da anni soluzioni mirate a sviluppare test diagnostici in grado di rilevare la formazione di neoplasie in anticipo.
Ultimamente è uscito un lavoro sulla prestigiosa rivista ‘Nature’ in cui un gruppo di ricercatori britannici è riuscito a identificare 618 proteine associate a 19 diversi tipi di neoplasie; 17 di queste molecole proteiche sono anche state rilevate nei campioni di sangue in pazienti oncologici almeno 7 anni prima della diagnosi effettiva di tumore.
A partire dall’analisi delle proteine che sono espresse all’interno delle cellule, una disciplina che prende il nome di “proteomica”, i ricercatori auspicano di ottenere informazioni cruciali per la messa a punto di nuove strategie di diagnosi precoce e di cura.
Vediamo insieme nel dettaglio l’argomento.
In questo articolo parliamo di:
- Cosa significa “diagnosi precoce”?
- Attività di screening e diagnosi precoce in Italia: quali sono?
- Prevenzione Primaria vs. Prevenzione Secondaria: quali differenze ci sono?
- Capire quali siano i fattori e i meccanismi che promuovono lo sviluppo iniziale del tumore: lo studio
- Il secondo studio: scoprire nuovi bersagli molecolari per impostare terapie
- Fonti
Cosa significa “diagnosi precoce”?
L’identificazione di un tumore nelle sue fasi iniziali, quando ancora non presenta particolari sintomi e non è ancora in fasi di metastasi, è un aspetto fondamentale per aumentare la probabilità di successo delle cure.
Il trattamento del cancro agli stadi iniziali del suo sviluppo permette l’attuazione di interventi chirurgici meno invasivi e terapie meno impattanti sulla salute del paziente. L’insieme di questi aspetti porta a un miglioramento della qualità della vita dei pazienti.
La diagnosi precoce in oncologia può avvenire in maniera fortuita, ad esempio tramite esami effettuati e prescritti per altri scopi; oppure può avvenire attraverso programmi di screening di popolazione.
Attività di screening e diagnosi precoce in Italia: quali sono?
In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale, seguendo le indicazioni del Ministero della Salute, offre accertamenti gratuiti per la diagnosi precoce di vari tipi di tumore:
- Tumore del Seno: le donne tra i 50 e i 69 anni sono invitate a fare una mammografia ogni due anni.
- Tumore del collo dell’utero: Il test HPV è stato introdotto come esame primario di screening a partire dai 30 anni dal 2016. In caso di positività al test HPV, si procede con un Pap test di controllo; se questo è negativo, il test HPV viene ripetuto dopo un anno.
- Tumore del colon-retto: in quasi tutta Italia, lo screening prevede la ricerca annuale del sangue occulto nelle feci per uomini e donne tra i 50 e i 69 anni; se il test è positivo, si effettua una colonscopia.
Alcune regioni, come il Piemonte, offrono anche la rettosigmoidoscopia a 58 anni come alternativa. Regioni come Lazio e Umbria hanno esteso lo screening fino ai 74 anni. Per chi ha una familiarità con questo tipo di tumore, è consigliata una colonscopia regolare, iniziando dieci anni prima dell’età alla quale il genitore ha ricevuto la diagnosi, ripetendola ogni cinque anni.
L’adesione ai programmi di screening può variare tra le diverse regioni, creando differenze significative nella loro applicazione.
Prevenzione Primaria vs. Prevenzione Secondaria: quali differenze ci sono?
La diagnosi precoce permette di diagnosticare la presenza di tumori di dimensioni molto ridotte e soprattutto non ancora diffusi. Questo tipo di intervento rientra nella prevenzione secondaria che riguarda la scoperta tempestiva del tumore già presente.
Diverso invece è il concetto di prevenzione primaria che consiste in comportamenti e terapie volti a prevenire l’insorgenza del tumore.
L’obiettivo che ciascuno di noi dovrebbe avere è quello di adottare uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata, un’attività fisica regolare ed evitare il fumo.
Rientrano nella prevenzione primaria anche l’adesione alle vaccinazioni specifiche e gli altri interventi medici preventivi.
Capire quali siano i fattori e i meccanismi che promuovono lo sviluppo iniziale del tumore: lo studio
Due studi pubblicati recentemente, che vi spiegheremo qui di seguito, gettano luce sui meccanismi che accadono agli esordi di una neoplasia e come possiamo sfruttare questi fenomeni per la diagnosi precoce.
Il primo studio ha coinvolto 44.000 persone, 4900 delle quali hanno sviluppato un tumore.
Utilizzando tecnologie di proteomica, gli scienziati hanno analizzato 1463 profili proteici presenti in un singolo prelievo ematico di ogni partecipante.
La composizione proteica del campione è stata confrontata fra i soggetti sani con quelli che hanno successivamente sviluppato il cancro.
I risultati hanno anche evidenziato 182 proteine che si differenziavano nel sangue già tre anni prima della effettiva diagnosi di cancro.
I ricercatori affermano che il fine ultimo di queste indagini è riuscire a capire cosa accade agli esordi della formazione del tumore in modo da poter prendere per tempo il suo sviluppo e salvare più pazienti possibili.
Il secondo studio: scoprire nuovi bersagli molecolari per impostare terapie
Il secondo studio che prenderemo in esame qui, ha esaminato le informazioni genetiche relative a 300.000 casi di cancro al fine di identificare quali potrebbero essere le proteine in grado di fornire un contributo allo sviluppo del tumore e quali invece siano quelle sensibili ai nuovi farmaci mirati già a disposizione in commercio.
A partire da queste informazioni i ricercatori hanno individuato un gruppo di 40 proteine che sono coinvolte nello sviluppo di 9 tipi di cancro.
La modifica di questi profili molecolari rende possibile l’alterazione del rischio dell’insorgenza del cancro.
I ricercatori che hanno condotto lo studio affermano che lo scopo del loro lavoro è quello di arrivare ad avere farmaci che possono essere somministrati a persone sane a maggiore rischio di cancro al fine di fornire uno strumento “protettivo” nei loro confronti.
Tuttavia; prima di poter procedere con sperimentazioni su soggetti umani sarà necessario ottenere altri dati da studi più approfonditi.
In generale, possiamo dire che questi due studi insieme mettono in evidenza l’importanza delle scienze omiche (proteomica e genomica), nello sviluppo della ricerca biomedica contro il cancro, soprattutto per lo sviluppo di terapie specifiche.
Fonti
https://www.nature.com/articles/s41467-024-48017-6
https://www.nature.com/articles/s41467-024-46834-3
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