Enterococcus faecalis è un commensale del tratto gastrointestinale di uomini e di molti animali. In condizioni fisiologiche non rappresenta una minaccia per la nostra salute ma si comporta come simbionte, cioè vive nell’organismo, dove si ciba e svolge tutte le sue funzioni senza arrecare alcun danno.
In certe circostanze, però, soprattutto se la flora intestinale popolata da batteri buoni si impoverisce, l’Enterococcus faecalis inizia ad esprimere tutta la sua virulenza e si trasforma in patogeno opportunista.
È in grado di determinare infezioni in molti siti dell’organismo si può trovare con una certa facilità anche all’interno delle urine.
Ha una grande capacità ad adattarsi a vari tipi di habitat e a diverse condizioni ambientali, questo ne aumenta la pericolosità. Ma quello che preoccupa maggiormente è che si tratta di un batterio molto resistente agli antibiotici, il che lo rende difficile da curare, ma anche motivo di studio per medici e ricercatori di tutto il mondo, che da tempo cercano di capire il suo genoma in modo da trovare la cura più efficace.
Nel corso di questa guida proveremo a descrivere le caratteristiche salienti di questo batterio, i siti maggiormente interessati dall’infezione, i modi per arrivare ad una diagnosi e la possibile cura.
In questo articolo parliamo di:
Enterococcus faecalis: cosa è?
L’Enterococcus faecalis è un batterio Gram positivo che è abbastanza diffuso nel nostro ecosistema, oltre ad ambientarsi molto bene nell’intestino animale. Come già anticipato, in condizioni fisiologiche non rappresenta un pericolo per la salute dell’organismo ospite, ma può trasformarsi in un organismo patogeno opportunista e dare luogo a delle infezioni anche molto gravi e difficili da curare.
Si tratta di un batterio che si adatta bene anche a condizioni ambientali estreme. È un anaerobio facoltativo, che vive, cioè, in presenza di ossigeno ma riesce a tollerare bene anche la sua assenza. Sopporta molto bene temperature basse e alte, riuscendo a sopravvivere anche a 60 gradi, per un tempo di circa trenta minuti. Vive bene in condizioni di pH estremamente basso o anche alto. Ricava la sua energia dalla fermentazione del glucosio senza produzione di gas.
Le caratteristiche elencate in precedenza lo rendono un patogeno molto resistente a qualsiasi tipo di condizione ambientale, motivo per il quale lo si ritrova praticamente ovunque nell’ambiente, ed è uno dei patogeni più diffusi negli ospedali che rimangono il luogo principale dove si contrae questo tipo di infezione.
Ciò che rende questo batterio un nemico molto temuto è però la sua forte resistenza agli antibiotici, che rende molto difficile la scelta di uno schema terapeutico efficace per la cura.
Studi recenti hanno dimostrato che l’Enterococcus faecalis è in grado di incorporare gli acidi grassi presenti nei fluidi organici dell’organismo ospite e questo va ad aumentare la capacità del batterio di adattarsi al microambiente in cui si trova. Inoltre, l’Enterococcus faecalis usa questi acidi grassi per rafforzare la propria membrana e ciò lo rende difficile da attaccare da parte degli antibiotici e dei sistemi di difesa messi a punto dall’organismo ospite.
Che tipo di infezioni causa?
Come già anticipato in precedenza, le infezioni da Enterococcus faecalis si possono riscontare sia nel sangue che nelle urine. I cateteri, infatti, rappresentano i principali strumenti con cui avviene il contagio.
Resta comunque un batterio che si adatta molto bene a qualsiasi tipo di ambiente anche in condizioni estreme, per cui lo si può ritrovare anche sugli alimenti o nell’acqua quando le condizioni igieniche non sono delle migliori.
L’Enterococcus faecalis diffonde nel cuore dove può causare endocarditi, nel cervello dove provoca meningiti enterococciche, e può infettare anche le urine e causare cistiti ed infezioni urinarie. Questo ultimo caso può essere dovuto anche ad un passaggio del batterio dall’ano alle vicine mucose genitali che possono poi determinare la risalita del batterio attraverso l’uretra fino ad arrivare alle vie urinarie superiori.
Come si procede alla diagnosi?
Ad oggi, la diagnosi è ancora molto difficile in quanto difficile è l’isolamento dell’Enterococcus faecalis sia nelle feci che nelle urine ha tempistiche molto lunghe e questo ritarda l’inizio di una opportuna terapia.
Oggi si fanno sempre più strada metodi di biologia molecolare per la diagnosi di infezioni causate da Enterococcus faecalis, che permettono di identificare il batterio studiando le sequenze di DNA. Si tratta di test affidabili e più efficaci di quelli canonici, nonché più rapidi.
Quali sono i sintomi della presenza nelle urine?
I sintomi di infezione causata da Enterococcus faecalis sono diversi in base all’organo colpito.
Nel caso di interessamento delle vie urinarie, si manifestano i seguenti disturbi:
- urgenza minzionale;
- bruciore urinario;
- dolore al basso ventre.
Si trattano tutti di sintomi che accomunano praticamente tutte le infezioni alle vie urinarie e che dovrebbero subito spingerci ad effettuare quanto prima delle analisi delle urine con antibiogramma.
Quello che potrebbe insospettire il medico e farlo propendere per una diagnosi a favore dell’Enterococcus faecalis è il fatto che il paziente non risponde alla canonica terapia antibiotica prescritta per l’infezione urinaria.
Quale è la cura?
Purtroppo, come è stato sottolineato numerose volte nel corso di questo articolo, l’Enterococcus faecalis è un batterio molto resistente agli antibiotici. Nel corso della sua evoluzione ha sviluppato diverse strategie di adattamento e di difesa, alcune delle quali non sono ancora del tutto note.
Spesso i medici procedono usando antibiotici beta lattamici, cefalosporine o antibiotici di nuova generazione, spesso combinando due molecole diverse in modo da allontanare anche il pericolo, purtroppo non remoto, di una resistenza durante il corso della terapia.
Non capita raramente, infatti, che l’Enterococcus faecalis risponda positivamente durante le prime fasi della terapia, smettendo dopo qualche giorno, provocando una riacutizzazione dei sintomi.
L’approccio giusto per trovare il farmaco adatto per combattere l’infezione è quello di eseguire un’urinocoltura per identificare il batterio e un antibiogramma per trovare l’antibiotico giusto. Farsi seguire nell’intero iter di guarigione da un medico è fondamentale per non peggiorare la situazione e debellare efficacemente il batterio.
Si consiglia di utilizzare, in associazione all’antibiotico, dei fermenti lattici per preservare la flora batterica intestinale che rappresenta un valido alleato del nostro organismo, in quanto aiuta a tenere a bada i microrganismi patogeni. Sarebbe bene affrontare dei cicli durante tutto l’anno di probiotici e prebiotici in modo da preservare costantemente la flora batterica intestinale.
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