Termina oggi la settimana mondiale di sensibilizzazione sugli antimicrobici (World Antimicrobial Awareness Week) promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha avuto luogo dal 18 novembre al 24 novembre 2021.
Il 18 novembre è stata la Giornata Europea (di consapevolezza) degli antibiotici (European Antibiotic Awareness Day), che nasce per sottolineare l’importanza di un uso consapevole e prudente degli antibiotici, al fine di limitare lo sviluppo di antibiotico resistenza.
Gli antibiotici sono dei farmaci essenziali per la cura delle infezioni dell’uomo e degli animali. Un uso errato e indiscriminato porta allo sviluppo di batteri resistenti, che rendono inefficaci gli antibiotici a nostra disposizione e mettono a rischio la vita di chi ne viene infettato.
Vediamo insieme come funzionano i batteri e come sviluppano le resistenze agli antibiotici, quali rischi comporta per la salute e i consigli per ridurli.
In questo articolo parliamo di:
- I batteri: come sono fatti
- Come agiscono gli antibiotici
- Cos’è l’antibiotico resistenza?
- Antibiotico resistenza singola e multipla: che significa?
- La pressione selettiva
- L’uso degli antibiotici negli allevamenti
- I rischi della resistenza agli antibiotici
- I consigli per ridurre i rischi di sviluppo di resistenza agli antibiotici
I batteri: come sono fatti
I batteri sono organismi procarioti unicellulari, ossia costituiti, nella loro interezza, soltanto da una cellula.
Si stima che esistano miliardi di specie batteriche e l’uomo ne conosce solo una parte.
In questo caso parleremo dei batteri in modo generale, ossia di ciò che hanno in comune le diverse specie.
Come sappiamo i batteri possono causare moltissime infezioni e malattie, ma questo non vuol dire che siano tutti a noi ostili. Alcuni di essi, per esempio, colonizzano l’intestino rendendoci capaci di digerire sostanze altrimenti non digeribili o producendo per noi sostanze utili che non siamo in grado di sintetizzare. L’insieme delle specie batteriche che vivono come simbionti nell’intestino viene chiamato microbiota umano e recenti studi gli attribuiscono un’importanza maggiore che in passato.
Altri batteri vivono, invece, in natura producendo sostanze utili per tutto il pianeta, come i batteri fissatori di azoto.
A differenza delle cellule umane, i batteri sono più piccoli e non possiedono il nucleo. Il loro DNA è una molecola a doppia elica circolare (non lineare come nell’uomo) che costituisce il cromosoma ed è localizzato nel citoplasma. Il loro corredo genetico è aploide, ossia presente in una sola copia. A volte, all’interno della cellula batterica, si possono trovare anche altre molecole di DNA circolare dette plasmidi, che veicolano informazioni aggiuntive fra le quali si possono trovare anche quelle che codificano per la resistenza agli antibiotici.
La maggior parte dei batteri, oltre alla membrana, presentano anche la parete cellulare.
Essendo i batteri organismi antichi e piuttosto semplici, hanno una quantità di geni ridotta rispetto a quella umana.
Il loro ciclo vitale è brevissimo e sono quindi in grado di manifestare cambiamenti, in seguito a mutazioni, molto più rapidamente dell’uomo e degli animali.
La riproduzione nei batteri è svincolata dal sesso ed avviene per scissione binaria a partire da un solo batterio che si divide in due copie identiche (cloni). Quindi la riproduzione batterica non porta, come nell’uomo, ad individui diversi, ma soltanto a cloni geneticamente uguali.
Siccome senza cambiamenti non ci si può adattare alle mutazioni dell’ambiente, i batteri, di tanto in tanto, possono venire a contatto fra loro costituendo ponti citoplasmatici attraverso i quali si scambiano materiale genetico o plasmidi (coniugazione batterica). In questo modo non si assiste ad un aumento degli organismi, ma solo ad una loro variazione genetica. Il DNA scambiato si integra nel genoma del batterio o semplicemente si aggiunge, nel caso dei plasmidi, a quello presente. I plasmidi, infatti, possono replicarsi all’interno dei batteri in modo indipendente dal DNA cromosomico ed essere scambiati a seconda della specie con diverse modalità (che non saranno trattate in questa sede).
Come agiscono gli antibiotici
Gli antibiotici sono molecole tossiche in grado di uccidere i batteri. Intendiamoci, sono molecole tossiche anche per l’uomo, ma la partita si gioca tutta sulla concentrazione. La concentrazione adatta a sconfiggere una popolazione batterica infettante è molto più bassa di quella necessaria a fare danni gravi all’uomo che lo assume. Ma l’assunzione di antibiotici comporta sempre qualche effetto collaterale nell’uomo: primo fra tutti la distruzione anche di quei batteri utili a noi e, non per ultimo, disturbi come la diarrea, ma non solo.
La scoperta degli antibiotici è stata una delle più importanti dell’intera umanità. Senza antibiotici, la durata media della vita umana era estremamente più bassa. Grazie ad essi si sconfiggono infezioni che prima erano mortali semplicemente prendendo una pillola per poco tempo.
Gli antibiotici sono classificati in famiglie di molecole, ognuna delle quali funziona secondo uno specifico meccanismo d’azione. Ad esempio, la Penicillina impedisce la sintesi del peptidoglicano, componente della parete cellulare, causando la distruzione del batterio.
Altri antibiotici, come i Fluorochinoloni, inibiscono l’attività di alcuni enzimi batterici che servono per la replicazione cellulare. Via dicendo, ogni altro antibiotico ha il suo meccanismo d’azione.
A seconda della specie batterica che si vuole debellare si utilizzano antibiotici diversi e in concentrazioni diverse. Per queste e altre ragioni, gli antibiotici sono prescritti dal medico e la loro assunzione non è lasciata al libero arbitrio delle persone.
Si studiano costantemente nuovi antibiotici, ma il ritmo con cui se ne trovano di nuovi, efficaci e sicuri per la salute, è lento.
Cos’è l’antibiotico resistenza?
L’antibiotico resistenza è una particolare caratteristica che si sviluppa nei batteri e che gli consente di restare vivi anche in presenza di molecole tossiche che normalmente li ucciderebbero (gli antibiotici).
Per noi rappresenta un problema molto serio già oggi, ma, nel prossimo futuro, potrebbe diventare qualcosa di estremamente grave. Se aumentano i batteri resistenti e se resistono via via ad un numero sempre maggiore di antibiotici, sconfiggerli diventerà sempre più difficile.
Antibiotico resistenza singola e multipla: che significa?
Nei batteri, la resistenza ad un antibiotico consiste, in parole semplici, in un gene che codifica una proteina che in qualche modo distrugge l’antibiotico o rende immuni ad esso. Le modalità molecolari con cui questo può avvenire sono molteplici, ma esulano dallo scopo di questo articolo.
Come può un batterio acquisire questo gene o capacità?
A causa di fattori esterni (come per esempio radiazioni e sostanze chimiche) o interni (errori nella duplicazione del DNA) il genoma del batterio può subire mutazioni casuali.
Queste mutazioni possono avere effetti poco visibili, possono ucciderlo o talvolta migliorarlo nella lotta alla sopravvivenza.
Talvolta, quindi, si può verificare una modifica al DNA che conferisce al batterio la resistenza ad un antibiotico.
È difficile che due batteri sviluppino la stessa caratteristica in questo modo perché probabilisticamente è raro. Una volta però che questa caratteristica è comparsa, un batterio che non la possiede può acquisirla grazie allo scambio di materiale genetico con un batterio che la possiede. Non solo, il batterio che l’ha sviluppata si moltiplica trasmettendo la caratteristica alla sua discendenza di cloni.
Teniamo sempre presente che il ciclo vitale dei batteri è molto rapido e consente, in tempi “umani”, la rapida diffusione della caratteristica.
Un batterio farmaco-resistente ad un particolare antibiotico non è detto che in seguito non possa venire a contatto con batteri resistenti ad altri farmaci e scambiare con essi il materiale genetico. In questo modo si possono sviluppare dei “super” batteri che possiedono la resistenza contemporanea a diversi antibiotici e diventano pericolosissimi, lasciandoci a combatterli senza armi.
Ci sono dei fattori che possono aiutare di molto la comparsa e la diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici ed in questo l’uomo ha una grande responsabilità.
La pressione selettiva
Assumendo un antibiotico si uccide la popolazione batterica che provoca una certa infezione, ma se in quella popolazione è presente un batterio che ha sviluppato la resistenza attraverso il meccanismo spiegato nel paragrafo precedente esso non solo non muore, ma trova le condizioni favorevoli per moltiplicarsi più del normale, in quanto è stato “liberato” da tutti i suoi concorrenti.
A questo punto, dopo una temporanea e aleatoria guarigione, quando il batterio resistente si sviluppa in quantità, si assisterà a una nuova infezione per la quale il precedente antibiotico non ha effetto. Nel frattempo, se l’ospite viene in contatto con altre persone, il batterio resistente può infettarle diffondendosi. Nel caso in cui il primo paziente lo debellasse con un secondo antibiotico differente, il batterio, essendo saltato ad un nuovo ospite, eviterebbe l’estinzione.
Quando un batterio è resistente ad un antibiotico, a volte, non sempre, si riesce a debellarlo ugualmente aumentando la concentrazione dell’antibiotico.
Quindi, se dovessimo prendere un antibiotico per 10 giorni, ed al quinto giorno, alla prima scomparsa dei sintomi, interrompessimo la cura, potrebbe accadere che i batteri non siano stati del tutto debellati. Daremmo modo così all’infezione modo di riprendere e diventare più pericolosa, sviluppando nuove mutazioni e resistenze.
Per queste ragioni non si deve mai prendere un antibiotico senza reale necessità e si deve sempre assumerne la dose corretta. Prendendo un antibiotico con leggerezza, infatti, si rischia per se stessi, ma si mette a rischio anche il resto della popolazione.
Per quanto riguarda i “Super” batteri con resistenze multiple, ci sono dei luoghi dove si sviluppano più facilmente e uno di questi è l’ospedale. La ragione è che in ospedale si concentrano pazienti con diverse infezioni e vengono usati più tipi di antibiotici. Quindi, senza le opportune misure di sicurezza, è possibile che si verifichino resistenze multiple, ma questo fenomeno può avvenire anche altrove.
L’uso degli antibiotici negli allevamenti
Un altro problema è rappresentato dall’uso eccessivo e fuori legge degli antibiotici negli allevamenti. Accade che gli allevamenti intensivi, oltre a provocare sofferenza agli animali, provochino in essi malattie, infezioni e ferite. Piuttosto che perdere i preziosi capi, o utilizzare cure costose, alcuni allevatori somministrano in via preventiva gli antibiotici agli animali.
Non solo in questo modo si possono sviluppare batteri resistenti, ma con il consumo di quella carne assumiamo anche noi tali antibiotici in quantità ridotte. Questo favorisce l’insorgenza di batteri resistenti anche nel nostro corpo.
I rischi della resistenza agli antibiotici
Come ormai sarà chiaro a questo punto, i rischi della farmaco resistenza batterica per l’uomo sono enormi. Gia adesso è un problema molto serio, ma in futuro rischia di diventarlo sempre più. Una volta che si saranno sviluppati batteri resistenti alla maggior parte degli antibiotici conosciuti, rischiamo di ricominciare a veder morire le persone di malattie che erano state sconfitte in precedenza.
La velocità con cui i batteri sviluppano queste resistenze (anche a causa dell’uso sconsiderato degli antibiotici) è nettamente superiore alla velocità con cui l’uomo, attualmente, è in grado di trovare nuovi antibiotici e approvarli con test di laboratorio.
I consigli per ridurre i rischi di sviluppo di resistenza agli antibiotici
Non abusare degli antibiotici. È fondamentale per se stessi e per gli altri prendere gli antibiotici solo quando serve e sempre nella dose prescritta.
Rispettare dosi e tempi indicati dal medico. Interrompere la cura in anticipo è deleterio in quanto diminuirebbe la popolazione batterica senza debellarla, rendendo possibile una seconda infezione. Assumerne di più significherebbe causare potenziali danni di diverso tipo.
Lasciare al medico decidere se l’antibiotico serve o no. Bisogna tenere a mente che gli antibiotici non curano tutto, ad esempio non possono nulla contro i virus, quindi il loro utilizzo è inutile contro raffreddore, influenza o contro le sindomi parainfluenzali.
Non assumere un antibiotico rimasto in casa da un precedente utilizzo senza aver consultato il medico o aver effettuato delle analisi che indichino un’infezione batterica. Oltre a creare i danni sopra citati si rischia che non abbia alcun effetto sulla causa del problema, nel caso si tratti di un virus.
Ricorrere quando possibile all’antibiogramma dell’urinocultura o a tutti gli esami colturali (ad esempio post tampone faringeo o vaginale), che servono a determinare in laboratorio gli antibiotici a cui il batterio responsabile dell’infezione è resistente/sensibile, in modo da evitare l’uso di un antibiotico non funzionante e velocizzare la risoluzione della malattia.
Ricorrere alla vaccinazione laddove sia disponibile: vaccinarsi per malattie prevenibili (ad es. meningiti da meningococco B) permette di evitare cure successive e il ricorso agli antibiotici
Ecco 10 cose da sapere sull’antibiotico resistenza, a cura del Ministero della Salute:
Condividi su: