Assumere un farmaco quando si ha una patologia è un’azione naturale, ma in realtà non in tutti i casi il loro utilizzo avviene in modo corretto. Infatti, secondo gli studiosi, molti pazienti affetti da broncopneumopatia ostruttiva, in sigla BPCO, non usano correttamente gli inalatori.
Vediamo quindi in cosa consiste la malattia, quali sono le modalità scorrette di uso degli inalatori più comuni e quali strategie potrebbero migliorare la condizione.
In questo articolo parliamo di:
Cos’è la BPCO e quali sono i sintomi
La BPCO è una malattia che riguarda l’apparato respiratorio ed è associata ad uno stato di infiammazione cronica del tessuto polmonare. La sua caratteristica principale è l’ostruzione irreversibile e progressiva delle vie aeree, variabile per gravità. A lungo termine provoca un vero e proprio rimodellamento dei bronchi, riducendo la capacità respiratoria.
I sintomi principali della BPCO sono:
- la tosse, spesso cronica e più intensa al mattino con presenza di muco;
- la dispnea (fiato corto), che compare nell’arco di anni;
- il respiro sibilante, in alcuni casi.
La malattia, come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, si classifica in quattro livelli di gravità:
- stadio 0: soggetto a rischio, con tosse cronica e produzione di espettorato. La funzionalità respiratoria risulta ancora normale;
- stadio I: malattia lieve, caratterizzata da una leggera riduzione della capacità respiratoria;
- stadio II: malattia moderata, caratterizzata da una riduzione più consistente della capacità respiratoria e da dispnea in caso di sforzo;
- stadio III: malattia severa caratterizzata da una forte riduzione della capacità respiratoria oppure dai segni clinici di insufficienza respiratoria o cardiaca.
BPCO: diagnosi e trattamento con inalatori
Per diagnosticare la patologia si utilizza la tecnica della spirometria, che misura la capacità polmonare residua. Per quanto riguarda le alterazioni del tessuto polmonare responsabili della malattia, bisogna ricordare che sono irreversibili. E spesso si presentano infezioni croniche dell’apparato respiratorio, con ricadute accompagnate da una sintomatologia aggravata.
Esistono diverse terapie farmacologiche che alleviano i sintomi, rallentano la progressione della patologia e la comparsa di complicanze fatali.
Si, infatti, usano i farmaci:
- broncodilatatori (beta2-agonisti e anticolinergici) che rilassano i muscoli delle vie aeree, favoriscono l’ingresso dell’aria nei polmoni e facilitano la respirazione;
- antinfiammatori;
- corticosteroidi;
- inibitori della fosfodiesterasi-4;
- antibiotici;
- mucolitici.
Altre possibili terapie: l’ossigenoterapia, la ventilazione meccanica, praticare una serie di esercizi specifici per tenere in attività i muscoli del respiro.
Quali sono gli errori nell’assumere i farmaci inalatori
In particolare con l’uso dei broncodilatatori, che sono dispositivi inalatori, ci sono diverse variabili da tenere in considerazione e che possono impattare il corretto utilizzo.
Ad esempio, non tutti gli inalatori sono uguali e questo determina che alcuni siano più facili di altri da maneggiare e utilizzare da parte dei pazienti. Alcuni possono avere un distanziatore o una valvola che rende, appunto, più difficile maneggiarli.
In alcuni casi sono necessarie capacità fisiche come forza di presa o pressione e forza inspiratoria. Oppure capacità cognitive, che sono diverse da paziente a paziente.
Attualmente, è stato visto che in larga parte due sono gli errori più frequenti nell’utilizzo dei dispositivi inalatori. Infatti, i pazienti, tendono a inalare il farmaco senza aver fatto una espirazione completa prima di assumere il prodotto. Non solo, anche la postura deve essere corretta e ha un ruolo importante.
Se non si tiene in considerazione è possibile che non si assuma adeguatamente il farmaco. Poi, chi usa più di un dispositivo tende a confondersi perché è possibile che siano necessarie tecniche lievemente diverse di inalazione in base al dispositivo utilizzato. Infine, ci sono anche persone che non aderiscono al trattamento dimenticandosi e/o rifiutandosi di assumere il farmaco. In alcuni casi i pazienti non avevano chiaro il loro piano terapeutico né la tecnica inalatoria. Questi sono tutti fattori che compromettono l’assunzione e l’assorbimento corretto dei medicinali.
BPCO: come migliorare l’assunzione degli inalatori
Per poter migliorare l’utilizzo e quindi l’aderenza alla terapia, ecco alcuni dei possibili approcci che gli studiosi suggeriscono. Dal momento che gli inalatori non sono tutti uguali sarebbe bene tenere in considerazione anche le preferenze del paziente. Inoltre, è fondamentale che alle persone con BPCO venga spiegato l’utilizzo corretto, e la sua importanza, dei dispositivi da inalazione. Questo potrebbe essere possibile già in ospedale con i professionisti sanitari che hanno seguito tutto il processo di diagnosi.
Così come con l’aiuto dei farmacisti di comunità. Uno dei metodi utili in questi casi è il “teach-back” dove l’operatore sanitario chiede al paziente o al caregiver di rispiegare con le proprie parole ciò che è stato indicato poco prima dallo stesso operatore. In questo modo si evidenziano e correggono subito eventuali incomprensioni o errori.
Anche il “goal setting” può aiutare a focalizzare il paziente in base agli obiettivi che si pianificano. Normalmente si definisce l’obiettivo principale e poi tutti gli step necessari per arrivarci. È una strategia che prevede diversi livelli di coinvolgimento (tecnico, fisico e mentale) e con diverse tempistiche, a breve, medio e lungo termine.
Nonostante tutto, bisogna tenere presente che per approntare diverse strategie di educazione alla salute spesso mancano il tempo e le risorse economiche, ostacoli che non sempre si riescono a superare in breve tempo.
Fonti:
- SIF -BPCO
- Real-World Use of Inhaled COPD Medications: the Good, the Bad, the Ugly
Valerie G. Press. Chronic Obstructive Pulmonary Diseases:Journal of the COPD Foundation