Quando si parla di flora batterica ci si riferisce in genere ad una popolazione di batteri, più o meno affollata, che colonizza una parte del nostro corpo. Questa convivenza può essere vantaggiosa sia per i microrganismi che per l’ospite, ma può accadere anche il contrario.
La presenza di flora batterica nelle urine prende il nome di batteriuria e non è esattamente un esempio di convivenza “pacifica” tra l’organismo e i batteri, anzi indica che quasi sicuramente vi è in corso un’infezione vescicale o uretrale.
In alcuni casi è totalmente asintomatica, infatti ci si accorge di questo problema solo dopo aver effettuato delle analisi delle urine di routine.
In questo articolo ci occuperemo di descrivere la tipologia di batteri che possiamo ritrovare nelle nostre urine, la loro provenienza, i sintomi associati, i modi per evitare di incorrere in questo tipo di problema e i rimedi naturali che possono aiutarci in caso di infezioni urinarie.
In questo articolo parliamo di:
Quali sono i sintomi?
I sintomi che caratterizzano un’infezione del tratto urinario sono tanti e spesso sono fastidiosi e dolorosi. Vediamoli insieme.
- Eccessiva urgenza nella minzione che si fa sempre più frequente, soprattutto nelle ore notturne;
- Sensazione di bruciore al passaggio delle urine;
- Dolore localizzato nel basso ventre in caso di cistite, o ai reni se l’infezione si è estesa alle vie urinarie superiori;
- Sensazione di non completo svuotamento della vescica.
Tuttavia, la presenza di un aumento della flora batterica nelle urine può essere assolutamente asintomatica e si accorge della sua presenza solo dopo aver eseguito un esame delle urine.
Quali sono le cause della presenza della flora batterica nelle urine?
Le infezioni delle vie urinarie, denominate anche UTI, possono interessare vescica e uretra, in tal caso si parla di cistite e uretrite, rispettivamente, e nei casi più gravi si estendono alle alte vie, dove si sviluppano pielonefriti ed ascessi renali.
Le infezioni acute sono molto comuni e colpiscono soprattutto le donne, già in età scolare, aumentando notevolmente nella fase adolescenziale e soprattutto con l’inizio dell’attività sessuale.
Le donne sono maggiormente predisposte allo sviluppo di infezioni a carico delle vie urinarie, in primis per la limitata lunghezza dell’uretra, ma anche per il suo sito di apertura situato sul clitoride, e quindi molto più vicino all’ano rispetto a quello degli uomini e molto più facilmente contaminabile dai batteri fecali.
Le infezioni urinarie sono molto ricorrenti durante la gravidanza, quando l’aumento degli estrogeni produce una dilatazione dell’uretere e quindi una riduzione del flusso di urina, con conseguente ristagno e crescita batterica. Anche l’impiego della spirale come metodo contraccettivo o l’uso di spermicidi può essere una causa delle infezioni urinarie.
Negli uomini, dall’età scolare ai 40 anni, i casi di UTI sono considerevolmente inferiori, soprattutto se si tratta di soggetti sani. I casi iniziano ad aumentare intorno ai 50 anni e in combinazione alla comparsa di altre patologie croniche del tratto urinario, come problemi prostatici che aumentano la possibilità di sviluppare infezioni.
Anche la presenza di altre patologie concomitanti aumenta le probabilità di insorgenza di infezioni urinarie. Il diabete, per esempio, predispone a questo tipo di problema in quanto i batteri crescono molto bene in presenza di quantità considerevoli di glucosio, che aumenta molto nelle urine di soggetti affetti da questa patologia.
Le infezioni asintomatiche, invece, sono comuni sia negli uomini che nelle donne, anche se in queste ultime le probabilità aumentano dai 50 anni di età in poi.
I microrganismi responsabili di infezioni delle vie urinarie sono diversi, quasi tutti Gram negativi.
Il principale è l’Escherichia coli, tipico della flora batterica intestinale, che colonizza le vie urinarie migrando dall’ano alle mucose genitali, soprattutto in condizioni di scarsa igiene, di impoverimento della flora batterica buona, o in caso di stitichezza, a causa della lunga permanenza delle feci nell’ampolla rettale.
Altri bacilli Gram negativi quali Proteus, Klebsiella e, occasionalmente, Enterobacter, possono essere implicati in una piccola percentuale di infezioni urinarie.
Diagnosi e trattamento
Le infezioni accompagnate dai sintomi descritti in precedenza, vengono diagnosticate tramite un esame delle urine accompagnato da urinocoltura per evidenziare il tipo di batteri che hanno colonizzato le vie urinarie per consentire al medico di individuare l’antibiotico più adatto ed allestire la strategia terapeutica migliore.
In genere sono i fluorochinoloni di seconda generazione a funzionare bene in questo tipo di infezioni, in quanto consentono anche dei cicli terapeutici brevi, a dispetto di altri antibiotici che richiedono tempi più lunghi per risolvere il problema.
Come posso prevenire la presenza di batteri nelle urine?
Come descritto in precedenza, una delle cause più frequenti della presenza della flora batterica nelle urine è la cattiva igiene intima che consente la risalita dei patogeni attraverso l’uretra per raggiungere la vescica, e successivamente le vie urinarie superiori.
Pertanto, è indispensabile adottare delle buone abitudini per l’igiene intima quotidiana, usando dei detergenti delicati che non impoveriscano troppo la flora batterica delle mucose genitali, soprattutto nel caso delle donne.
Un aiuto può essere sicuramente rafforzare la flora batterica intestinale. Quest’ultima ha diverse funzioni di importanza vitale per il nostro organismo, ma ha anche il ruolo di difendere tutti i distretti del corpo dall’attacco di agenti patogeni che possono raggiungere i genitali per contiguità.
Il suggerimento per mantenere una flora batterica intestinale sempre in condizioni ottimali, è quello di assumere periodicamente fermenti lattici, soprattutto nei cambi di stagione o quando si attraversano periodi di particolare stress psicofisico, non dimenticandosi di proteggere il microambiente intestinale quando si affrontano terapie antibiotiche.
Nei casi di infezioni di lieve entità si può ricorrere a rimedi naturali che possono aiutare anche a ridurre il pericolo di recidive dopo brevi periodi. La fitoterapia ci offre molte alternative anche abbastanza valide. Vediamole insieme.
- Cranberry, o mirtillo americano, è il frutto di un arbusto spontaneo degli Stati Uniti. È stato dimostrato che ostacola l’adesione dei batteri alle pareti vescicali. In cronico riduce anche l’incidenza delle infezioni, quando, cioè, il suo impiego si estende dai tre ai sei mesi di trattamento. Per la sua efficacia e buona tollerabilità, il cranberry può essere usato anche in gravidanza e nei bambini a partire da un anno di età;
- Uva ursina, un arbusto sempreverde di cui viene usato l’estratto delle foglie e la bacca, particolarmente ricchi di glicosidi fenolici. Secondo molti studi fatti nel corso degli anni, l’estratto totale di uva ursina sembra avere una certa attività antimicrobica, e ciò spiega il suo utilizzo tradizionale contro le infezioni urinarie;
- L’uso di rimedi fitoterapici nel trattamento delle infezioni urinarie va accompagnato all’assunzione di almeno due litri di acqua al giorno per favorire la diuresi e l’eliminazione dei patogeni attraverso le urine. Per questo motivo spesso vengono associati anche degli estratti con proprietà diuretiche come la betulla o la pilosella;
- D-Mannosio, uno zucchero ultimamente molto usato nel trattamento delle cistiti di lieve entità. Ha la proprietà di legarsi ai batteri formando degli agglomerati che vengono facilmente espulsi attraverso le urine. Non ha nessun effetto di prevenzione delle infezioni, ma solo nella cura delle manifestazioni acute.
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