Charles Darwin, il padre della moderna Teoria dell’Evoluzione, ebbe per tutta la vita una salute cagionevole e pare che soffrisse di una misteriosa malattia. Si spense il 19 aprile 1882, all’età di 73 anni a causa di un’insufficienza cardiaca che lo portò progressivamente alla morte.
In una lettera il grande biologo e naturalista lamentava di aver perso tempo prezioso, più di metà della vita, a causa della sua salute malferma. Ma di quale malattia soffriva esattamente Charles Darwin? Sulla questione si sono interrogati numerosi medici e scienziati che hanno cercato, persino anni dopo la sua morte, di svelare il mistero sull’origine del male che lo afflisse per gran parte della sua vita.
Nel 2011 la University of Maryland School of Medicine ha scelto Charles Darwin come caso di studio dell’anno. L’università americana da anni organizza conferenze specialistiche volte a rivelare quali fossero i disturbi di alcuni celebri personaggi del passato. Il caso Darwin è stato presto preso in considerazione nel bicentenario della nascita, grazie all’ampio materiale documentario disponibile che ha consentito ai medici di fare un’anamnesi attendibile.
Scopriamo dunque quali erano i sintomi di Charles Darwin e le ipotesi sulla sua misteriosa malattia.
In questo articolo parliamo di:
L’anamnesi di Charles Darwin
I mali di Darwin ebbero inizio durante il famoso viaggio a bordo del brigantino inglese, il Beagle. Pare che durante il tragitto il giovane biologo, all’epoca ventiduenne, soffrisse di chinetosi. Una sorta di mal di mare che implica una serie di sintomi, in particolare nausea e capogiri, causati dal movimento continuo durante il viaggio. Il malessere non diede tregua al povero Darwin per tutti e cinque gli anni della durata dell’esplorazione.
La già cagionevole salute di Darwin fu inoltre aggravata dalla puntura di alcuni insetti esotici in Sudamerica che gli causarono un’infezione. Fu costretto a letto per giorni da una febbre altissima, ma si riprese. Una volta tornato in Gran Bretagna, nel 1836, tuttavia Darwin non fu più quello di prima.
Iniziò infatti a soffrire di palpitazioni cardiache – che già lo avevano tormentato in precedenza – unite a disturbi digestivi, cefalea dispepsia, colite, vertigini, eczemi e sfoghi cutanei, svenimenti, insonnia, tremori e spasmi.
Le cure prescritte dai medici
Dopo oltre dieci anni di inutili sofferenze, il biologo decise di rivolgersi a un medico omeopatico, James Gully, che gli prescrisse delle sedute di idroterapia.
La “cura” prescritta dal dottor Gully era spossante: prevedeva una sauna seguita da sfregamenti con asciugamani bagnati con acqua gelata, pediluvi freddi, interminabili passeggiate e una dieta rigorosa.
In seguito Darwin perse la fiducia in Gully che sbagliò a trattare il male che affliggeva la sua bambina prediletta, Annie. La piccola perse la vita a soli dieci anni, nell’aprile del 1851. Probabilmente Annie Darwin soffriva di una forma di tubercolosi estesa all’apparato digerente, e non c’era più nulla che si potesse fare per salvarla. Deluso dal proprio medico, lo scienziato decise quindi di rivolgersi a un altro idroterapista, Edward Wickstead Lane.
Grazie alle cure del dottor Lane riuscì a stare relativamente bene fino al 1859, anno in cui pubblicò il celebre trattato L’origine delle specie. In quello stesso anno tuttavia iniziò a soffrire di un eczema che, partendo dal volto, si estese fino a rendergli impossibile il ricorso all’idroterapia. L’eczema lo afflisse fino al 1866, senza dargli tregua, nel frattempo si ripresentarono i consueti disturbi digestivi. Il biologo cercò di curarsi con tutti i rimedi possibili, utilizzando anche il laudano, ma non ottenne risultati.
L’ultimo medico che provò a curare Darwin fu John Chapman, che lo trattò applicandogli borse di ghiaccio sulla schiena. Pare che da quel momento i sintomi regredirono, pur senza sparire del tutto.
La morte di Charles Darwin
Infine Darwin iniziò a soffrire di una graduale insufficienza cardiaca che lo condusse alla morte nell’arco di un paio d’anni, il 19 aprile 1882.
I suoi innumerevoli disturbi di salute dunque non furono tanto gravi da condurlo alla morte nel breve periodo. Ricordiamo infatti che Charles Darwin visse fino a 73 anni, in un’epoca in cui l’età media per un uomo si aggirava attorno ai 55. I suoi mali dunque non riuscirono a privarlo di una vita longeva, rispetto all’età media ottocentesca.
Negli ultimi anni le cause della misteriosa malattia di cui soffriva Darwin sono state ulteriormente approfondite, senza tuttavia giungere a un risultato certo.
Presentiamo di seguito le due ipotesi più accreditate.
Charles Darwin e la malattia di Chagas
Nel 1959 un noto specialista israeliano di malattie tropicali, il dottor Saul Adler, ipotizzò che Charles Darwin fosse affetto della malattia di Chagas. Secondo Adler, il biologo sarebbe stato contagiato dal Trypanosoma cruzi, un protozoo che provoca il morbo, durante il viaggio in Sudamerica.
La malattia di Chagas è un’infezione da Trypanosoma cruzi, trasmessa da punture di insetti Triatominae. I sintomi d’esordio dopo un morso da Triatomine in genere sono costituiti da una lesione cutanea circoscritta o da edema. In seguito insorgono febbre, malessere e linfoadenopatia generalizzata. Anni più tardi il 30% dei pazienti infetti sviluppa aritmie, cardiomiopatia cronica o megacolon (ovvero una distensione che interessa il colon in toto o solo sua specifica porzione.)
Tutti i sintomi presentati da Darwin di ritorno dal viaggio del Beagle in effetti corrispondono a quelli della malattia di Chagas, compresa la cardiopatia che infine lo strappò alla vita. La critica che fu mossa all’ipotesi del dottor Adler tuttavia fu che Darwin sopravvisse troppo a lungo.
Il morbo di Chargas solitamente, ai tempi in cui visse Darwin, si rivelava letale nel breve periodo.
Charles Darwin e la sindrome di Melas
Il patologo australiano John Hayman invece avanzò l’ipotesi che Darwin fosse affetto dalla sindrome di Melas, una malattia multisistemica progressiva.
Tra i sintomi della sindrome rientrano miopatia, crisi epilettiche, episodi di ischemia cerebrale, cefalea, cardiopatie e disturbi intestinali. L’ipotesi tuttavia non è stata confermata. Per avere delle prove certe bisognerebbe poter analizzare il patrimonio genetico di Darwin o, se non altro, la storia clinica della sua famiglia.
Il morbo di Crohn
Secondo l’ipotese avanzata nel 2007 da Fernando Orrego e Carlos Quintana nello studio Darwin’s illness: a final diagnosis, il grande naturalista soffriva del morbo di Crohn. Una patologia localizzata principalmente nell’intestino tenue superiore. Questo spiegherebbe i suoi dolori addominali superiori, la sua flatulenza e il vomito, così come i suoi sintomi articolari e neurologici, la condizione di sua ‘estrema stanchezza’, la febbre bassa e soprattutto il corso cronico e recidivante della sua malattia che si evolveva in attacchi, non influiva sulla sua aspettativa di vita e non diminuiva con la vecchiaia.
La diagnosi non spiega, tuttavia, i numerosi i sintomi cutanei presentati dallo scienziato. Lo studio nega le altre ipotesi, come la malattia di Chagas, l’intolleranza al lattosio o le svariate condizioni psichiatriche che sono state postulate dai medici in tempi recenti.
La diagnosi finale
Il celebre gastroenterologo Sidney Cohen ha accertato l’ipotesi della malattia di Chagas, ma ha sottolineato che le cause dei disturbi che affliggevano lo scienziato erano numerose e correlate tra loro. Secondo il dottor Cohen infatti alcuni disturbi di Darwin, come il vomito ciclico, possono essere spiegati dalla scoperta dell’Helicobacter Pylori, un batterio che provoca l’ulcera gastrica e duodenale.
È probabile dunque che i malesseri di cui soffriva Charles Darwin non fossero causati da un’unica malattia, ma da diverse concause.
Quel che è certo è i medici dell’Ottocento diagnosticarono a Darwin decine di malattie e infezioni che messe tutte assieme ricoprono uno spettro infinito: tra cui schizofrenia, appendicite, avvelenamento da piombo e intolleranza al lattosio. Fu trattato con cure sbagliate, tra cui figura addirittura l’arsenico, che fornivano al massimo al paziente un sollievo temporaneo.
Sfortunatamente per lui, Charles Darwin non poté avere accesso ai trattamenti medici moderni di cui oggi disponiamo. Tramite una corretta terapia farmacologica molte pene gli sarebbero state alleviate.
La diagnosi finale formulata dal dottor Cohen, nel corso della conferenza tenuta presso l’università del Maryland, fu la seguente:
“La storia della vita di Darwin non si adatta perfettamente ad un singolo disturbo. Io sostengo che Darwin ha avuto più malattie nel corso della sua vita.”
Si tratta di una valutazione medica basata interamente sui sintomi, tenendo conto delle condizioni sofferte da Darwin nel corso della sua vita. Un’ipotesi formulata dunque in assenza di radiografie e analisi del sangue. Quello di Charles Darwin è certamente un caso medico insolito, risolto forse a 140 anni dalla morte del paziente.
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