Terapia: si può guarire dall’anoressia?
L’anoressia nervosa insorge in età molto giovane, differenziandosi in un picco nella fascia di età tra i 13-14 anni ed in un altro che si instaura più tardi verso i 20 anni. A parte queste medie statistiche, il disturbo coinvolge anche soggetti molto più piccoli, in età pediatrica, ma anche soggetti più adulti.
Senza le adeguate terapie, che soffre di anoressia può andare incontro a danni irreversibili nei confronti della propria salute e, in una buona percentuale di casi, possono giungere alla morte per infezioni ricorrenti, debolezza e suicidio. Pertanto, si raccomanda sempre di rivolgersi ai centri specializzati nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) distribuiti sul tutto il territorio nazionale.
Quali figure professionali intervengono su un paziente anoressico?
L’approccio al paziente è multidisciplinare proprio perché il grave stato di malnutrizione determina ripercussioni su tutto l’organismo. Quindi lo psichiatra concorre alle cure insieme ad un team di specialisti in ginecologia, endocrinologia, nutrizione e psicologia.
Vediamo ognuna disciplina di che cosa si occupa in fase di terapia.
Psichiatra: l’intervento psichiatrico si occupa sia dell’aspetto farmacologico che della psicoterapia entrambi aspetti fondamentali per una corretta presa in carico del paziente. Per quanto riguarda i farmaci è da premettere che non esistono ad oggi psicofarmaci specifici per curare il disturbo dell’anoressia nervosa, ma vista l’alta incidenza di depressione vengono utilizzati spesso gli antidepressivi.
Tra i più utilizzati vi è la fluoxetina e questo perché ha un duplice effetto: agisce sullo stato depressivo da un lato e dall’altro è molto efficace come anti-bulimico. Pertanto questo farmaco risulta piuttosto efficace per le forme di anoressia associate a sintomi bulimici.
Per quanto riguarda la psicoterapia questa va ad indagare sulle cause che hanno portato a sviluppare la malattia. Si distinguono approcci di tipo comportamentale che vanno ad agire sullo stato di ansia del paziente verso il cibo. Approcci di tipo familiare andando ad indagare sulle dinamiche familiari che hanno concorso all’instaurarsi del problema ed ancora su approcci di tipo psicodinamico, che vanno a indagare sul perché il paziente abbia un’immagine distorta di sé stesso.
Inoltre, lo psichiatra valuta la necessità o meno di ricorrere ad un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) quando la sua condizione clinica è fortemente compromessa e la sua vita in pericolo;
Ginecologo ed Endocrinologo: come abbiamo visto in precedenza è molto comune che chi soffre di anoressia sviluppa disturbi del ciclo mestruale e amenorrea e, malgrado l’assenza di mestruazioni venga visto positivamente dalle pazienti, questo non costituisce un fattore da sottovalutare. In alcuni casi viene somministrata una terapia ormonale per riportare il ciclo alla normalità.
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