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La cheratosi attinica è una lesione precancerosa a carico della cute dovuta all’esposizione costante e prolungata ai raggi UV (ultravioletti) sia di origine naturale (luce diretta del sole) sia prodotta artificialmente per mezzo di lampade abbronzanti.
L’azione dei raggi ultravioletti, infatti, comporta lo sviluppo di un danno cumulativo delle strutture cellulari dette cheratociti che nel lungo periodo può portare allo sviluppo di una neoplasia.
Come avremo modo di vedere in seguito nel dettaglio, allo sviluppo di questa condizione concorrono più fattori che possono essere sintetizzati come esterni quali la lunga esposizione diretta alla luce del sole e come endogeni, con particolare riferimento alle predisposizioni genetiche dell’individuo.
La cheratosi attinica costituisce una condizione di particolare rilievo medico in quanto costituisce una pre-cancerosi cutanea, ossia una condizione morbosa di rischio per lo sviluppo di un carcinoma sia nella forma spinocellulare (nella maggior parte dei casi) che nella forma basocellulare, in una percentuale piuttosto alta, compresa tra il 5% ed il 20% dei soggetti interessati da un danno da foto-esposizione.
Nella guida di oggi cercheremo di affrontare la trattazione della cheratosi attinica a 360° analizzando le cause, le complicazioni, le terapie e le cure più efficaci.
In quali zone si manifesta la cheratosi attinica?
La cheratosi attinica si manifesta tipicamente sulle zone di cute esposte maggiormente alla diretta esposizione dei raggi UV come ad esempio il viso, presentandosi in forma di chiazze ben circoscritte in cui la pelle risulta eritematosa, secca e desquamata. Tali chiazze possono essere singole o multiple e in molti casi le lesioni tendono ad ulcerarsi formando piccole crosticine che man mano si estendono sia in dimensione che in profondità e che risultano ruvide ed indurite al tatto.
Foto di una donna con cheratosi attinica sul viso
Il danno da esposizione ai raggi ultravioletti, come facilmente intuibile, interessa per lo più quelle zone del corpo maggiormente esposte all’azione diretta della luce, e quindi la cute del viso, del cuoio capelluto, la cute dei padiglioni auricolari, il collo ed il décolleté, il dorso delle mani, gli avambracci e gli stinchi (o regione tibiale).
Per completezza è bene dire che esiste anche una variante che colpisce le labbra, che prende il nome di cheilite attinica.
Categorie di pazienti a rischio e fattori predisponenti
Come visto in precedenza la cheratosi attinica è causata principalmente da un’esposizione diretta, costante e prolungata ai raggi UV (ultravioletti) ma a questa modalità si sommano anche altri fattori di rischio di natura genetica ed ambientale.
Andiamo quindi a fornire di seguito un elenco dei principali fattori di rischio che promuovono l’insorgenza di cheratosi attinica:
- Il fattore più rilevante è senza dubbio l’esposizione diretta ai raggi ultravioletti, dunque alla luce del sole e/o alle lampade abbronzanti. Questo rappresenta un rischio soprattutto nei soggetti che permangono per diverse ore della loro routine quotidiana all’aperto, impegnati in attività lavorative, sportive, o per abitudine. Le categorie lavorative più interessate coinvolgono quindi i lavoratori del settore edile o stradale, gli agricoltori, i pescatori ed i giardinieri;
- Età e sesso: alla luce di quanto visto nel punto precedente, i soggetti più esposti all’azione del sole sono di sesso maschile e per lo più al di sopra dei 50 anni, questo per via del sommarsi dei danni provocati dai raggi UV;
- Uso di lettini solari e pregresse ustioni solari (soprattutto in età pediatrica);
- Fototipi 1, 2 o 3: il fototipo indica la modalità di reazione della pelle ai raggi UV. I fototipi più bassi indicano un tipo di pelle chiara, spesso associata a capelli biondi, rossi o castano chiaro e occhi chiari, che tendono a scottarsi invece che ad abbronzarsi;
- Predisposizioni genetiche;
- Esposizione a raggi X o a radioisotopi;
- Assunzione di terapie immunosoppressive: discorso valido soprattutto per coloro che si sono sottoposti ad un trapianto d’organo. Infatti, in circa il 40% dei trapiantati si ha lo sviluppo di una precancerosi cutanea entro 5 anni dall’intervento e dunque risulta fondamentale un corretto follow-up dermatologico.
Passiamo ora ad approfondire le modalità con cui avviene la diagnosi e quali sono le cure e le terapie più efficaci per porre rimedio a questa manifestazione dermatologica. Voltiamo pagina per leggere di più.