Il citomegalovirus (CMV) è uno dei virus che più comunemente infetta l’essere umano: può colpire soggetti di tutte l’età e di entrambi i sessi ed è uno di quei patogeni che una volta entrati in contatto con il nostro corpo riescono a trovarvi albergo per tutta la nostra vita.
Il CMV è un virus che è protagonista di un’infestazione dai contorni particolarmente blandi e che dunque non è mai o quasi fonte di preoccupazione per il paziente.
Il problema tuttavia dovrebbe interessare in modo particolare le donne in gravidanza, dato che il virus può essere trasmesso al feto durante la gestazione. Il citomegalovirus è di scarsissimo interesse al di fuori dei casi di gravidanza, dato che per chi lo contrae dopo la nascita può causare al massimo qualche sintomo molto blando e tendenzialmente nessun tipo di effetto sul lungo periodo.
In questo articolo parliamo di:
- Quali sono i sintomi collegati al citomegalovirus?
- Perché il citomegalovirus preoccupa durante la gravidanza?
- Nel caso in cui si abbia già l’infezione da CMV
- Come individuare la presenza del virus durante la gravidanza?
- Non ci sono metodi per prevenire il passaggio dell’infezione al bambino
- Prevenire è meglio che curare
- Bisogna preoccuparsi?
Quali sono i sintomi collegati al citomegalovirus?
In realtà nei soggetti che godono di un buono stato di salute e che hanno un sistema immunitario ben funzionante, non ci sono in genere sintomi visibili dell’infezione da CMV. In alcuni casi invece si possono andare a presentare i sintomi tipici delle febbri ghiandolari, come ad esempio:
- sensazione di stanchezza;
- male alle ossa;
- ghiandole gonfie;
- gola secca e dolorante;
- stato di febbre.
A presentare questi sintomi, comunque, sono in genere soggetti dal sistema immunitario dal funzionamento non impeccabile. Nel grosso dei casi il virus rimane dormiente senza manifestare in alcun modo la sua presenza.
Perché il citomegalovirus preoccupa durante la gravidanza?
Il citomegalovirus, che come abbiamo visto è un virus che non desta alcun tipo di preoccupazione in genere, durante la gravidanza è invece in grado di attirarsi attenzioni e preoccupazioni.
Le donne che contraggono il virus per la prima volta durante la gestazione infatti, presentano un rischio del 30-40% di trasmettere il virus al feto. Dei feti che vengono infettati e che dunque possono essere considerati come in possesso di infezione congenita, soltanto 3 su 10 riportano delle conseguenze. Si tratta dunque di una percentuale che si aggira, nel peggiore dei casi, al 10%.
Nonostante, dunque, anche in caso di infezione difficilmente si presenteranno delle conseguenze, è comunque motivo di enorme preoccupazione, dato che nel caso in cui dovessero colpire, si sarà davanti a danni e/o sintomi particolarmente invalidanti.
Tra i bambini che nascono già contagiati, c’è il rischio di:
- presentare problemi al sistema nervoso centrale, con conseguenti malformazioni visibili anche dall’ecografia;
- presentare ritardo nello sviluppo mentale;
- contrarre la corioretinite, una patologia che può portare alla cecità;
- avere problemi all’apparato epatico;
- presentare problemi relativi ai polmoni;
- soffrire di convulsioni.
Si tratta dunque di un ventaglio di possibilità piuttosto preoccupante ed è per questo motivo che in genere si pone tanta attenzione al fenomeno.
Nel caso in cui si abbia già l’infezione da CMV
Nel caso in cui la mamma abbia già contratto in precedenza la suddetta infezione, è impossibile contrarla di nuovo in quanto si sono sviluppati gli anticorpi necessari per impedire che questo avvenga. Ad ogni modo però può capitare di avere un’infezione di secondo grado, ovvero una riattivazione dell’infezione dormiente: in questo caso però le possibilità di passare il virus al bambino sono estremamente basse e difficilmente dunque la condizione è fonte di preoccupazione.
Come individuare la presenza del virus durante la gravidanza?
Nel caso in cui ci interessasse individuare la presenza o meno del citomegalovirus durante la gravidanza, sarà necessario condurre specifici esami del sangue che individuano la presenza di alcuni anticorpi specifici. SI testano le immunoglobine:
- IgM, che si formano durante la fase acuta dell’infezione;
- IgG, segnalano invece che la malattia è stata contratta tempo prima e che l’organismo al momento ha sviluppato gli anticorpi.
I quattro possibili risultati del test espongono quanto segue:
- IgM e IgG negative: in questo caso non abbiamo contratto il CMV e dovremo prestare attenzione a tutte le norme igieniche atte ad evitare di contrarre il virus. Se si hanno contatti molto frequenti con i bambini più piccoli, che sono in genere i principali veicoli del virus, è consigliabile evitare il contatto;
- IgM negative e IgG positive: in questo caso vuol dire che si è contratta già la patologia in passato e l’unica infezione possibile è quella di carattere secondario, che è molto meno preoccupante, come abbiamo visto poco sopra;
- IgM positive e IgG negative: si tratta in realtà di un caso piuttosto raro, che indicherebbe che il test è stato fatto proprio durante la prima infezione della malattia. Il test va ripetuto in un centro specializzato;
- IgM e IgG positive: in questo caso c’è stata un’infezione e potrebbe essere ancora in corso. In questo caso è necessario un ulteriore test, detto dell’avidità, che va ad individuare il momento dell’infezione, che potrebbe collocarsi temporalmente anche prima del concepimento. In quel caso specifico non c’è nessun problema.
Non ci sono metodi per prevenire il passaggio dell’infezione al bambino
Nel caso purtroppo di infezione che viene contratta dopo il concepimento, non esistono purtroppo al momento delle precauzioni per evitare che il contagio sia trasmesso al feto.
Sono in fase di ricerca diversi tipi di antivirali mirati, che però non hanno ancora prodotto alcun tipo di farmaco utilizzabile dalla popolazione.
La speranza è che tra pochi anni sarà possibile intervenire con farmaci in grado, quanto meno, di interrompere la trasmissione del virus dalla mamma al feto.
Prevenire è meglio che curare
È importantissimo dunque, nel caso in cui non si sia portatrici del CMV, evitare in ogni modo il contagio, quantomeno durante la gestazione. A questo scopo dovremmo:
- cercare di evitare contatti con i bambini, anche nel caso in cui non abbiano alcun sintomo di malattia;
- lavarsi spesso le mani, soprattutto se si è a contatto con bambini;
- non condividere posate e bicchieri;
- per quanto possibile evitare i luoghi affollati e poco areati.
In questo modo dovrebbe essere possibile evitare il contagio e dunque evitare i pericoli che sono collegati a questo tipo di virus.
Bisogna preoccuparsi?
Anche nel caso in cui il feto avesse contratto il citomegalovirus, non è necessariamente detto che si manifestino delle conseguenze, a breve o lungo termine. Circa il 25% dei feti che vanno a contrarre il virus sviluppano conseguenze gravi, percentuale sicuramente non da ignorarsi, ma comunque lontana dalla totalità dei casi.
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