La febbre emorragica di Chapare (conosciuta anche con il nome di “febbre emorragica boliviana di Chapare” o con l’acronimo “CHHF“) è una malattia infettiva ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica mondiale, dato che dalla sua scoperta fino a oggi se ne sono contati appena tre focolai epidemici, l’ultimo dei quali tra novembre e dicembre 2020 (fonte).
Esaminiamo quali sono le caratteristiche di questa malattia, quali sono i trattamenti disponibili e in che modo è possibile prevenire il contagio.
In questo articolo parliamo di:
Febbre emorragica di Chapare: cause e sintomi principali
Il primo focolaio documentato di febbre emorragica boliviana di Chapare si osservò nella regione boliviana di Chapare nel 2003. Inizialmente le autorità sanitarie del paese latinoamericano credevano si trattasse di febbre emorragica boliviana di Machupo (anche detta “tifo nero“), ma le successive analisi di laboratorio dimostrarono che si trattava di un nuovo arenavirus appartenente anch’esso al genere dei “mammarenavirus“.
Il virus Chapare ha finora causato tre focolai infettivi verificati in Bolivia, l’ultimo dei quali negli ultimi mesi del 2020. Si pensa che il virus Chapare si trasmetta agli uomini mediante il contatto con cibo e acqua contaminata dalla saliva o dagli escrementi di una specie animali, molto probabilmente i piccoli roditori. Nonostante ciò, numerosi aspetti riguardanti la trasmissione del patogeno dagli animali agli esseri umano non sono ancora stati chiariti.
Nel corso delle epidemie di CHHF del 2003 e del 2009 i pazienti infetti presentavano la seguente sintomatologia:
- Febbre
- Dolori alle articolazioni;
- Mal di testa;
- Dolore oculare;
- Nausea;
- Diarrea;
- Vomito;
- Sanguinamento delle gengive;
- Eruzioni cutanee;
- Emorragie;
Il tasso di mortalità della CHHF è oggetto di dibattito, ma nel corso delle tre epidemie documentate si è osservata una mortalità pari al 100% (nel 2003), mentre non si conosce l’esatto tasso di mortalità del focolaio scoppiato a fine 2020. Nel 2009 invece l’infezione da virus Chapare ha portato al decesso di tre pazienti su cinque, con una mortalità pari al 60%.
Febbre emorragica di Chapare: aspetti ancora sconosciuti
Come già anticipato, alcune caratteristiche di questa rara febbre emorragica sono ancora sconosciute. In primo luogo, non è chiaro quali siano i vettori virali del Machupo mammarenavirus, sebbene si sospetti che possano essere i roditori (in particolare i ratti pigmei del riso), viste le affinità tra l’agente patogeno della CHHF e quelli di altre febbri emorragiche causate dai mammarenavirus (febbre di Lassa, febbre emorragica boliviana di Machupo, febbre emorragica venezuelana, etc.).
Le modalità con le quali avviene la trasmissione del virus Chapare tra esseri umani sono ancora oggetto di studi, poiché non si possiedono ancora sufficienti evidenze scientifiche per affermare che il contagio avviene in seguito al contatto con saliva, sangue o altri fluidi corporei degli infetti (fonte).
Un ulteriore aspetto da chiarire riguarda l’impatto della malattia sulle donne in stato di gravidanza e le probabilità di assistere a gravi conseguenze per il feto (aborto, danni permanenti agli organi, etc.).
L’esatto periodo di incubazione della malattia è anch’esso poco noto, ma si suppone variare tra i 4 e i 21 giorni, al pari di molte malattie infettive causate da arenavirus.
Trattamento e prevenzione della CHHF
Come per altre febbri emorragiche, non esistono trattamenti farmacologici contro l’infezione da virus Chapare, pertanto il paziente con CHHF può soltanto ricevere una terapia di supporto che può prevedere (fonte):
- Trasfusioni di sangue;
- Reintegro dei liquidi persi;
- Somministrazione di antidolorifici;
- Rianimazione;
- Mantenimento dell’equilibrio elettrolitico;
Non esiste ancora alcun vaccino contro l’infezione da chapare mammarenavirus e, essendo le modalità di trasmissione ancora oggetto d’indagine, non è possibile fornire raccomandazioni forti riguardo la prevenzione della febbre emorragica di Chapare. Tuttavia, se fosse confermato il ruolo dei roditori nella diffusione del contagio, sarebbero valide tutte le raccomandazioni fornite contro malattie infettive similari:
- Evitare il contatto con i roditori;
- Non consumare cibo o acqua che potrebbero essere stati contaminati;
- Non cibarsi dei roditori;
- Evitare il contatto con persone sintomatiche.