La gravidanza è un periodo particolare della vita, che necessita di attenzione soprattutto per quanto riguarda patologie che possono metterla a rischio. Recentemente, infatti, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) ha condiviso un documento sulla valutazione del rischio della quinta malattia causata da parvovirus umano B19 nelle donne in gravidanza.
Infatti, è stato visto un aumento dell’infezione in questa popolazione in oltre 10 paesi europei, con il rischio di esiti fatali per il feto. Ecco quindi cosa sapere della quinta malattia in questo frangente.
In questo articolo parliamo di:
- Cos’è la quinta malattia causata da parvovirus umano B19
- I sintomi della quinta malattia: quali sono
- ECDC: aumentate le infezioni nelle donne in gravidanza
- Maggiore attenzione nelle prime settimane di gravidanza
- Parvovirus B19: diagnosi e trattamento
- Vigilanza da parte di tutti gli operatori sanitari
- Fonti:
Cos’è la quinta malattia causata da parvovirus umano B19
Quella che comunemente chiamiamo quinta malattia è un eritema infettivo causato dal parvovirus umano B19. Il nome “quinta malattia” è stato dato perché è considerata la quinta infezione virale che comunemente causa esantema nei bambini. Le prime sono: il morbillo, la rosolia, la varicella e la roseola infantum.
Normalmente il virus colpisce i bambini tra i 5 e i 7 anni e principalmente in primavera quando circola. Tuttavia può colpire anche gli adulti.
La trasmissione avviene per esposizione a goccioline di saliva, sangue o emoderivati.
I sintomi della quinta malattia: quali sono
Il periodo di incubazione dell’infezione da parvovirus è dai 4 ai 14 giorni e le manifestazioni iniziali tipiche sono sintomi simil-influenzali, come ad esempio febbricola e lieve malessere.
Dopo alcuni giorni compaiono:
- Eritema a livello delle guance, un aspetto detto “guance schiaffeggiate”
- Eruzione simmetrica a livello di braccia, gambe e tronco, ma non i palmi delle mani e le piante dei piedi.
- Può verificarsi la “sindrome guanti e calze”, cioè la presenza di lesioni papulari, purpuriche o petecchiali su mani e piedi con febbre e lesioni orali e/o genitali.
- Negli adulti ci può essere lieve dolore e tumefazione articolare che possono persistere per settimane.
Per quanto riguarda l’eruzione maculo-papulare, essa si caratterizza da lesioni lievemente rilevate, iperemiche, con la zona centrale più chiara, disposte a reticolato. Inoltre, l’eruzione dura tipicamente dai 5 ai 10 giorni. Però, è bene fare attenzione a esporsi alla luce solare e al calore, fare esercizio o essere sottoposti a stress emotivi perché può causare recidive per diverse settimane.
ECDC: aumentate le infezioni nelle donne in gravidanza
Il 22 marzo 2024, le autorità sanitarie pubbliche della Danimarca hanno notificato agli altri Stati Membri dell’Unione Europea e dell’Area Economica Europea (UE/SEE) e all’ECDC un forte aumento delle donne in gravidanza infettate dal parvovirus B19 nel primo trimestre del 2024. Da allora, altri 14 Stati Membri dell’UE/SEE, tra cui l’Italia, ne hanno segnalato un aumento attraverso vari sistemi di sorveglianza. L’ECDC ha pubblicato sul tema un documento sulla valutazione del rischio evidenziando un aumento delle infezioni da parvovirus B19.
Secondo L’ECDC, il rischio per infezione da quinta malattia da parvovirus umano B19 per la popolazione generale è valutato come basso. Questo poiché la maggior parte delle infezioni si manifesta sotto forma di una lieve malattia esantematica infantile, sebbene possano verificarsi alcune complicazioni.
Maggiore attenzione nelle prime settimane di gravidanza
Discorso diverso per le donne in gravidanza, in particolare entro le 20 settimane di gestazione, che è valutato come rischio da basso a moderato. Infatti, gli esiti gravi si verificano in una piccola percentuale di gravidanze infette (circa il 2-6%), questo perché il virus può essere trasmesso per via transplacentare, determinando a volte aborti o una grave anemia fetale con edema diffuso (idrope fetale). Tuttavia, circa la metà delle donne in gravidanza è immune, avendo contratto l’infezione precedentemente.
Il rischio, invece, per le persone immunocompromesse è valutato come moderato, poiché questi pazienti non possono eliminare l’infezione e possono soffrire di anemia cronica, pancitopenia, perdita o disfunzione del trapianto e malattie invasive degli organi.
Infine, anche gli individui con disturbi ematologici cronici (ad esempio, anemia falciforme o talassemia) possono sperimentare complicazioni gravi come anemia, infezione cronica o altri eventi avversi seri.
Parvovirus B19: diagnosi e trattamento
Per diagnosticare la quinta malattia da parvovirus umano B19, si fa un esame obiettivo, eventuali test virali ed emocromo completo. Nelle pazienti gravide, si misurano gli anticorpi: le IgG suggeriscono immunità da un’infezione pregressa, un dato solitamente rassicurante, mentre le IgM indicano un’infezione attuale o recente che può generare il rischio per il feto. Si fa anche una ecografia per la valutazione iniziale dello stato fetale.
Inoltre, è possibile utilizzare, in alcuni specifici casi, la PCR (Polymerase Chain Reaction) quantitativa per misurare la viremia da parvovirus B19 .
Per quanto riguarda, invece, le cure al momento si utilizzano terapie di supporto per alleviare i sintomi. Le immunoglobuline per via endovenosa sono state utilizzate per limitare la viremia e aumentare l’eritropoiesi nei pazienti immunodepressi affetti da aplasia pura della serie rossa.
Vigilanza da parte di tutti gli operatori sanitari
L’ECDC esorta gli operatori sanitari a mantenere alta la vigilanza per l’infezione da B19, soprattutto verso chi è a maggior rischio di gravi complicazioni.
Nel contesto di focolai comunitari, le donne in gravidanza, in particolare se lavorano nell’istruzione o nell’assistenza all’infanzia, dovrebbero contattare il proprio medico di famiglia o lo specialista, per verificare il loro stato anticorpale.
L’ECDC suggerisce anche, che le donne in gravidanza, dovrebbero evitare il contatto con persone malate e rimanere o lavorare da casa, se possibile. E gli individui con condizioni di salute preesistenti con affaticamento, pallore o difficoltà respiratorie dovrebbero rivolgersi al proprio medico per una valutazione.
Le autorità sanitarie pubbliche dovrebbero anche sensibilizzare i professionisti della salute e il pubblico generale sui potenziali rischi e sintomi associati all’infezione, in particolare per le popolazioni vulnerabili.