Quando si parla di immunità di gregge si intende una sorta di immunità collettiva da una certa malattia. Come si sviluppa l’immunità da una malattia e come si arriva all’immunità collettiva?
L’immunità da una malattia è possibile perché il sistema immunitario, dopo essere stato a contatto con un patogeno, memorizza quell’esperienza proseguendo, anche dopo molto tempo dalla guarigione, a produrre anticorpi contro di esso nell’eventualità che si ripresenti in futuro.
L’immunità è possibile, quindi, dopo aver contratto la malattia ed esser guariti o come conseguenza di un vaccino.
In questo articolo parliamo di:
Sistema immunitario e anticorpi
Il sistema immunitario è estremamente complesso e bisogna tenere a mente che non ha ancora svelato tutti i suoi segreti alla scienza.
Gli anticorpi sono molecole proteiche, che sono in grado di circolare nel sangue o vengono esposti sulla membrana di cellule specializzate. Gli anticorpi vengono prodotti dai linfociti B (cellule specializzate) e sono in grado di riconoscere le molecole estranee e di creare un legame specifico con esse. In seguito a questo legame si attiva il meccanismo che porta alla distruzione dell’estraneo.
Le molecole estranee vengono dette antigeni e la porzione di esse che viene riconosciuta e legata da un anticorpo è chiamata epitopo.
Gli anticorpi sono proteine costituite da più sub-unità:
- una regione variabile, che è quella che riconosce la forma delle molecole estranee e vi si lega con un legame altamente specifico, come avviene fra le tessere di un puzzle.
- una regione costante, che è uguale per tutti e subisce una modificazione conformazionale quando la regione variabile lega un antigene. La regione costante modificata viene riconosciuta e legata da particolari cellule deputate alla difesa, i fagociti, che procedono poi alla distruzione dell’antigene e del patogeno a cui è legato.
Il nostro sistema immunitario è in grado di produrre una varietà quasi infinita di anticorpi che possono riconoscere e legare qualsiasi molecola, anche quelle sintetiche non presenti in natura.
Per farlo, i linfociti B sono in grado di modificare il proprio DNA combinando in modo casuale alcuni geni allo scopo di produrre anticorpi in grado di riconoscere qualsiasi antigene estraneo.
Cosa sono le malattie autoimmuni
Ma gli anticorpi così prodotti potrebbero riconoscere e distruggere anche le cellule del nostro corpo. Per questa ragione tutti gli anticorpi in grado di riconoscere e legare le molecole o le cellule endogene smettono di essere prodotti a causa dell’inattivazione delle combinazioni di geni che portano ad essi. Talvolta questo meccanismo diventa difettoso, lasciando che vengano prodotti anticorpi contro il proprio corpo: hanno luogo così le malattie autoimmuni.
Riassumendo, gli anticorpi prodotti in varietà quasi infinita in modo casuale circolano liberamente nel sangue e provocano la distruzione di qualsiasi estraneo in grado di stabilire con essi un legame.
Infezione e immunità: come funziona?
Quando si viene infettati da un virus, un batterio o si viene a contatto con una sostanza esterna, dopo un certo tempo qualche anticorpo riconoscerà ciascuno di essi come estraneo e vi si legherà.
A questo punto l’estraneo verrà distrutto, ma una volta che questo sarà avvenuto, le cellule della memoria immunitaria conserveranno per moltissimo tempo le informazioni relative all’anticorpo contro quella particolare infezione. Questo serve per velocizzare le difese in caso di una nuova infezione da parte dello stesso patogeno.
La risposta iniziale, infatti, è più lenta perché gli anticorpi casuali che girano nel sangue come prima difesa sono in quantità ridotte. Dopo l’infezione, invece, se il patogeno si ripresenta le cellule della memoria si replicano in fretta e producono subito l’anticorpo corretto in grande quantità, riducendo i tempi di distruzione del patogeno.
Grazie alle cellule della memoria immunitaria, in seguito ad un’infezione, si diventa immuni a un particolare patogeno per un tempo molto lungo, ma non infinito. A volte però si viene infettati di nuovo senza saperlo e questo riattiva tutto il sistema rinforzando la memoria e facendo in modo che questa duri ancora più a lungo. Il tutto senza nemmeno accorgersene.
L’utilità dei vaccini nell’immunità
Non serve per forza ammalarsi e guarire per diventare immuni da una malattia. Se esiste un vaccino, esso ci rende immuni senza farci ammalare (quando la protezione è completa) o in alcuni casi dandoci una malattia più lieve. Non tutti i vaccini infatti garantiscono lo stesso grado di protezione.
Il principio dei vaccini è molto semplice: iniettare nel paziente un patogeno morto o reso inoffensivo, parte di esso (una o più proteine) o una sua tossina per far sviluppare la risposta immunitaria e ottenere l’immunità. In tutti i casi, il patogeno morto o una sua parte non può provocare la malattia, però il sistema immunitario lo può trovare comunque e riconoscere come estraneo.
Immunità di gregge: come funzionano i vaccini
Questo produce la risposta immunitaria proprio come nel caso di una vera infezione, ma senza le conseguenze negative. Perciò, se in seguito si venisse in contatto con il patogeno vivo, le cellule della memoria e gli anticorpi lo distruggerebbero in tempi rapidissimi senza dargli modo di agire.
I primi vaccini erano costituiti da patogeni inattivati al calore: interi, ma morti. Oggi i vaccini vengono sviluppati in modi molto diversi a seconda del caso. Con l’avvento del Coronavirus SARS-CoV-2 abbiamo assistito all’utilizzo di vaccini ad RNA e a vettore virale che si vanno ad aggiungere a quelli sviluppati con le metodiche del passato.
Si sceglie una proteina sola del patogeno e la si fa produrre alle nostre cellule, ma, a prescindere dalla metodica utilizzata, il principio è sempre lo stesso: presentare l’antigene al sistema immunitario per produrre la risposta e l’immunità, senza che si manifesti la malattia. Tutti i sintomi in seguito al vaccino sono dovuti alla risposta immunitaria (febbre compresa) e non alla malattia.
Immunità di gregge: quando si verifica?
Veniamo ora all’immunità di gregge. L’immunità collettiva si ottiene quando una grande percentuale della popolazione è immunizzata da una certa malattia. Non importa se sia immunizzata perché malata o perché vaccinata. Questo fa sì che il patogeno non riesca ad infettare e completare il suo ciclo vitale prima di essere distrutto dalla grande maggioranza degli ospiti immuni che incontra. Si conclude così la sua diffusione.
Se nella popolazione ci sono individui non immunizzati, non corrono più rischi perché grazie all’immunità di gregge il virus non circola più.
Quindi, quando un vaccino è disponibile non solo è importate approfittarne per se stessi, ma anche per proteggere gli altri e sconfiggere le malattie a volte anche in modo definitivo. C’è sempre una piccola parte della popolazione immunodepressa o che non ha potuto vaccinarsi. Grazie all’immunità di gregge viene protetta anch’essa.
La percentuale utile per l’immunità di gregge
Esiste una soglia percentuale di popolazione minima per poter raggiungere questo obiettivo; essa non è sempre uguale e dipende da molti fattori. La soglia dipende dalla densità delle persone in una certa area, dal numero di contatti fra le persone di quell’area, dall’indice di contagiosità del patogeno e dal suo tasso di riproduzione, ma non solo.
Per fare un esempio, nel caso del morbillo o della rosolia la soglia minima per raggiungere l’immunità di gregge è stata stimata al 95% della popolazione ritenuta target, mentre per l’influenza si ritiene sia sufficiente il 75% (fonte).
A ogni modo una delle grandi conquiste dell’uomo, che ha permesso ai paesi più sviluppati di incrementare notevolmente la durata media della vita, è la scoperta dei vaccini. Vaccinarsi dovrebbe essere un diritto e un dovere di tutti.
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