Con il termine Ameba si intende un genere di protisti unicellulari caratterizzati da un corpo cellulare privo di quelle strutture interne che nelle cellule eucariote è chiamato citoscheletro. L’assenza di questa struttura permette all’organismo di mutare continuamente forma oltre che muoversi nello spazio.
Alcuni raggruppamenti di Ameba sono in rado di causare infezioni nell’uomo, tra queste le specie afferenti al genere Acanthamoeba sono in grado di provocare cheratiti oculari che coinvolgono lo strato corneo dell’occhio, molto pericolose che possono condurre il paziente anche alla cecità.
In questo articolo parliamo di:
Acanthamoeba: che cos’è?
L’Acanthamoeba è presente in maniera globale nelle acque e nel suolo, può essere presente anche nelle docce e nelle vasche idromassaggio. Si ciba principalmente di batteri e si trova spesso dove ci sono biofilm di batteri che possono rappresentare una grande fonte di sostanze nutritive. Il ciclo vitale di quest’organismo è organizzato in due fasi distinte:
- Cisti
- Trofozoiti, che sono anche la forma che compie l’infezione
Sia le cisti che i trofozoiti possono entrare nel corpo attraverso vari mezzi come ferite cutanee, mucose, occhi.
Gli occhi sono l’organo più soggetto all’infezione da Acanthamoeba poiché quando penetra negli occhi può causare gravi cheratiti, ossia ispessimenti dello strato corneo. La colonizzazione dello strato corneo da parte dell’Acanthamoeba può avvenire sia nella fase delle cisti che in quella dei trofozoiti.
Le infezioni da Acanthoamoeba possono anche coinvolgere il sistema nervoso centrale provocando anche in questo caso un quadro clinico molto grave caratterizzato da encefaliti.
Tra le specie patogene troviamo principalmente:
- castellanii
- polyphaga
- culbertsoni
- palestinensis
- astronyxis
Cheratite amebica: che cos’è? Quali sono i sintomi?
I sintomi della cheratite amebica sono riconducibili alla presenza di lesioni nell’occhio che sono molto dolorose. Oltre al dolore si registrano rossore, sensazione della presenza di un corpo estraneo nell’occhio, lacrimazione abbondante e visione ridotta.
I sintomi di solito non sono mai sistemici.
La diagnosi avviene grazie alla valutazione da parte di uno specialista in oculistica che può facilmente osservare e riconoscere le lesioni lasciate dall’Acanthamoeba e la formazione dell’ispessimento tissutale corneo. L’osservazione microscopica confocale in vivo della cornea permette allo specialista di osservare la presenza delle cisti direttamente nell’occhio del paziente. Questa metodica può essere usata anche per seguire l’evoluzione della patologia e valutare l’efficace di eventuali terapie farmacologiche introdotte.
La diagnosi può essere facilitata anche da esami di laboratorio, precisamente da strisci corneali colorati con Giemsa o colorazioni specifiche. Anche l’esame molecolare con PCR può essere usato per la ricerca del parassita in strisci corneali provenienti da un paziente con sospetto d’infezione.
Encefalopatia da Acanthamoeba: che cos’è? Quali sono i sintomi?
La manifestazione clinica nervosa dell’infezione da Acanthamoeba prende il nome di encefalite granulomatosa amebica. Il quadro clinico iniziale è caratterizzato da febbre, perdita di peso e vomito a cui si aggiunge il mal di testa. Questa patologia è molto aggressiva e mortale, infatti il decorso a partire dai primi sintomi è rapido e il quadro clinico vira velocemente verso il coma nell’arco di pochi giorni dopodiché sopraggiunge la morte.
Nel 50% dei pazienti compare anche miocardite.
L’encefalite da Acantamoeba si verifica solo nei pazienti con particolari forme di immunodepressione.
Le manifestazioni nervose dell’infezioni da Acantamoeba non hanno ancora una strategia terapeutica riconosciuta.
I casi di cheratite amebica vengono invece trattati con antimicrobici a uso topico, spesso ottenuti con combinazioni di più farmaci diversi.
Possono essere somministrati:
- Clorexidina
- Propamidina
- Esamidina
I principi attivi sopra citati hanno tutti un effetto disinfettante sulle amebe grazie a una loro attività specifica su alcune componenti biologiche dell’organismo.
Vengono somministrati per via topica direttamente sull’occhio, grazia alla loro forma farmaceutica di collirio.
In certi casi le lesioni epiteliali hanno bisogno di un trattamento chirurgico anche se una diagnosi precoce permette di evitare la necessità della pulizia chirurgica.
Acanthamoeba: quali sono le terapie?
Tra i principali fattori di rischio per la contrazione della cheratite amebica troviamo le lenti a contatto: l’85% dei pazienti affetti da questa patologia sono portatori di lenti a contatto. Queste, infatti, per prevenire la comparsa dell’infezione devono essere pulite e conservate lavandosi accuratamente le mani prima di maneggiarle e usare solo le soluzioni fornite dalla farmacia o dall’ottico a base di sostanze che impediscono la contaminazione delle lenti; non usare mai l’acqua del rubinetto per la conservazione delle lenti.
Altra abitudine molto importante è quella di evitare di usare le lenti a contatto durante il nuoto o mentre si fa la doccia.
Dobbiamo ricordare che, sebbene le lenti a contatto rivestano un fattore di rischio importante, l’infezione oculare da Acanthamoeba non è esclusiva dei soggetti che portano le lenti a contatto, può infatti presentarsi in pazienti affetti da altre patologie corneali o in soggetti completamente sani.
Fonti
- https://www.iss.it/documents/20126/45616/13_16_web.pdf/d1f7a83e-06cc-4171-5fd7-bae881e37bb5?t=1581098911705
- https://www.humanitas.it/enciclopedia/infezioni/infezione-da-acanthamoeba/