Malattia di Lafora: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

Una malattia neurologica rara che provoca crisi epilettiche e declino cognitivo: questo è la malattia di Lafora. Colpisce a partire dall’adolescenza e al momento non ci sono farmaci specifici per trattarla. Ma in Italia si sta tentando un approccio con un altro farmaco studiato per un’altra malattia ugualmente poco conosciuta. Vediamo, quindi, in cosa consiste la malattia di Lafora, quali sono i sintomi, le cause e quali trattamenti sono ad oggi disponibili.

Cos’è la malattia di Lafora e quali sono i sintomi

La malattia di Lafora è stata descritta per la prima volta nel 1911 da Gonzalo Rodriguez-Lafora, neurologo e psichiatra spagnolo. È una malattia neurologica progressiva e come si legge dal sito Orphanet è:

“un’epilessia mioclonica progressiva rara, di origine genetica, che esordisce nell’infanzia con disartria progressiva, mioclono, atassia, crisi epilettiche e declino cognitivo”.

Il decorso della malattia è lungo: esordisce durante dall’adolescenza e i pazienti sopravvivono fino all’età adulta. Sviluppano psicosi con episodi protratti di agitazione e grida, spasticità, iperreflessia, confusione, mutismo e incontinenza.

Ecco quali sono i diversi segni della patologia:

  • crisi generalizzate tonico-cloniche o clono-tonico-cloniche
  • mioclonie (contrazioni muscolari involontarie rapide) a riposo e durante l’attività
  • mioclono negativo
  • crisi occipitali focali associate ad amaurosi transitoria (perdita temporanea della vista da un occhio).

Spesso, poi, prima che compaiano i sintomi clinici, si hanno anomalie nel tracciato dell’elettroencefalogramma (EEG).

Il decorso è anche caratterizzato da un significativo e rapido deterioramento cognitivo, oltre al progressivo aumento di intensità delle convulsioni e delle mioclonie.
Talora è associato a manifestazioni psichiatriche, atassia (perdita della coordinazione motoria) e peggioramento del mioclono e dell’epilessia, che aumentano in frequenza e intensità.

Malattia di Lafora: le cause sono da ricercare a livello genetico

La malattia di Lafora è genetica e si trasmette con una modalità chiamata autosomica recessiva. Quindi i malati ricevono una copia difettosa del gene da ciascuno dei genitori, entrambi portatori sani dell’alterazione genetica. In particolare, in oltre il 90 per cento dei casi è provocata dall’alterazione di uno dei due geni situati sul cromosoma 6 chiamati EPM2A ed EPM2B (o NHLRC1). L’alterazione si traduce in un malfunzionamento delle proteine da loro prodotte, rispettivamente laforina e malina. Anche se la funzione di queste proteine non è stata ancora del tutto compresa, si suppone che siano coinvolte nel metabolismo del glicogeno, la nostra riserva di glucosio. Infatti, la loro mancanza provoca un accumulo di zuccheri in vari tessuti dell’organismo. Inoltre, dal momento che un gruppo ristretto di pazienti non presenta variazioni in questi due geni, è probabile che ci siano altri geni coinvolti nell’insorgenza della malattia.

Malattia di Lafora: come si riconosce

Al momento la diagnosi di malattia di Lafora può essere diagnostica raccogliendo informazioni sulla famiglia, cioè se ci sono precedenti familiari, l’età d’esordio, i sintomi, e attraverso l’elettroencefalogramma. La diagnosi, poi, viene confermata dalla biopsia cutanea della regione ascellare che evidenzia la presenza di corpi di Lafora (accumuli di poliglucosani) nelle cellule dei dotti sudoripari. Infine, il test genetico è un’ulteriore conferma per quanto riguarda i pazienti affetti dalle mutazioni nei geni EPM2A e EPM2B.

I trattamenti disponibili per la malattia di Lafora

Ad oggi, non esiste una terapia in grado di arrestare o rallentare la progressione della malattia di Lafora. Tuttavia, per cercare di limitare gli attacchi epilettici si usano i farmaci antiepilettici e antimioclonici. Da non sottovalutare anche il supporto psicologico e sociale per i pazienti e le loro famiglie.

In Italia, in questi giorni, si sta parlando del possibile utilizzo del farmaco Myozyme, per trattare un giovane paziente affetto dalla malattia di Lafora, la cui salute sta velocemente declinando. Si tratta di una terapia enzimatica sostitutiva a base di alglucosidasi alfa, da effettuare per infusione endovenosa, già in uso per un’altra patologia, la malattia di Pompe. Il prodotto non è esente da effetti indesiderati quali agitazione, rash cutaneo, tachicardia e altri, fino a quelli collaterali anche gravi, come shock anafilattico. Questa possibilità si sta esplorando in alcune regioni d’Italia: Campania, Umbria, Lazio. Proprio in quest’ultima regione, nel 2022, all’Ospedale Bambin Gesù di Roma era stata somministrata ad una paziente con malattia di Lafora, per la prima volta al mondo, l’alglucosidasi alfa.
Ad Adnkronos Salute Roberto Michelucci, direttore dell’Unità Operativa di Neurologia dell’Ospedale Bellaria, IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna ha spiegato:

“La malattia di Pompe è una malattia dei muscoli e del cuore, la Lafora del cervello. E questo farmaco non è pensato per passare la barriera fra il sangue e il cervello. Noi speriamo però che la passi in parte, perché in queste persone con epilessia questa barriera potrebbe essere alterata.”

La ricerca continua

Come fa presente AILA, l’Associazione Italiana dei pazienti con Malattia di Lafora, le ricerche sono rivolte per comprendere meglio la patologia. Una parte degli studi si stanno concentrando sulla genetica dal momento che c’è almeno un altro gene non ancora identificato che contribuisce alla malattia. Alcuni gruppi, invece, stanno esplorando la funzione di laforina e malina e la loro relazione con il metabolismo degli zuccheri e delle manifestazioni cliniche. Infine, ci sono anche studi di terapia genica in fase preclinica in corso per cercare di sostituire il gene malato con quello sano.

Fonti:
Telethon – Malattia di Lafora

 

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