La sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie prende il nome dal capolavoro di Lewis Carroll, ma nella realtà è una malattia rara, oggi nota anche come sindrome di Todd o allucinazioni lillipuziane. Dall’immaginario letterario alla letteratura medica il passo è breve.
Nel lessico medico la sindrome è identificata con il nome di Alice in Wonderland Syndrome, contraddistinta dall’acronimo AWS. Nello specifico presenta una sintomatologia chiara e definita, che rimanda alle avventure vissute da Alice Liddell, l’eroina forgiata dalla penna di Carroll, lo scrittore di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita, avvenuta il 27 gennaio 1832. La sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie può apparire una diagnosi strana e singolare, ma in verità si tratta di una patologia accertata che presenta un casistica ampia e variegata. Vediamo sintomi, com’è stata scoperta e perché si chiama così, gli studi scientifici sulle possibili cause e la leggenda per cui lo stesso Carroll potrebbe esserne stato affetto.
In questo articolo parliamo di:
- Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie: perché si chiama così
- I sintomi della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie
- Le cause della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie
- Cosa causa la sindrome di Alice: lo studio della dottoressa Brumm
- Lo studio del dottor Liu
- Lewis Carroll soffriva della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie?
Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie: perché si chiama così
La sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie fu scoperta dallo psichiatra britannico John Todd nel 1955.
Con la definizione di Alice in Wonderland Syndrome (AWS) il dottore Todd intendeva indicare una serie di sintomi, spesso associati all’emicrania o all’epilessia, che causano distorsioni nella percezione di se stessi o del mondo circostante. In particolare nelle osservazioni riportate da Todd i pazienti affetti da questa patologia percepivano le proprie parti del corpo o gli oggetti esterni come più grandi o più piccoli del normale.
Nella mente di John Todd scattò immediata l’associazione tra la sintomatologia dei pazienti e il disturbo percettivo dell’immagine corporea alterata sperimentato dalla protagonista delle avventure di Alice nel paese delle meraviglie (1865) scritte da Lewis Carroll (nome d’arte di Charles Lutwidge Dodgson). Nella storia di Carroll, Alice vive in prima persona diversi cambiamenti nelle dimensioni e nella forma corporea: giunge a rimpicciolirsi fino a 10 metri di altezza, oppure cresce in modo innaturale e sproporzionato bevendo una strana pozione che riporta la scritta “Drink me!” (Bevimi, Ndr), e mangiando dei biscotti magici accompagnati dall’etichetta “Eat me!” (Mangiami, Ndr).
Nella realtà raccontata dalla letteratura medica la storia di Alice assume contorni ben più inquietanti. Nel suo studio il dottor Todd riportò un totale di sei casi di AWS: tutti presentavano distorsioni episodiche dell’immagine corporea come quelle sperimentate dal personaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Alcuni pazienti riportavano anche disturbi percettivi visivi, ma nessuno di loro aveva disturbi percettivi visivi senza distorsioni dell’immagine corporea. Sulla base di questi dati John Todd effettuò la sua diagnosi.
I sintomi della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie
La Alice in Wonderland Syndrome (AWS) oggi è nota anche con il nome di sindrome di Todd o allucinazioni lillipuziane. La patologia si manifesta innanzitutto in una serie di disturbi legati alla percezione visiva, ma non solo.
I sintomi principali della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie sono:
- Distorsione percettiva
- Disturbi visivi
- Macropsia: disturbo visivo per cui gli oggetti vengono visti di dimensioni maggiori rispetto a quelle reali
- Micropsia: disturbo visivo che comporta la visione rimpicciolita degli oggetti, percepiti di dimensione inferiori rispetto a quelle reali
- Telopsia: disturbo della percezione visiva spaziale, per cui gli oggetti appaiono molto più lontani di quanto siano realmente
- Perdita di coordinazione o di controllo degli arti
- Emicranie frequenti
La diagnosi di AWS non può essere quindi basata su disturbi della percezione visiva, ma deve comprendere una serie di sintomi tra loro correlati secondo i criteri originali stabiliti dal dottor Todd. Nel caso della patologia specifica le allucinazioni visive devono essere sempre accompagnate dalle distorsioni auto-percepite delle dimensioni spaziali.
I casi analizzati da John Todd erano in prevalenza adolescenti o adulti, tuttavia la sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie è un disturbo più frequente nei bambini. Spesso le cause più comuni alla base della patologia sono dovute a infezioni (come il virus di Epstein Barr), emicrania, epilessia, depressione o delirio tossico e febbrile.
Ad oggi non esiste un trattamento specifico per la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie. Fino a ora linea seguita dai medici è la cura del fattore che l’ha scatenata.
Le cause della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie
Nel corso degli anni l’interesse per la sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie è cresciuto notevolmente. Purtroppo la patologia è ancora poco nota, e spesso sottodiagnosticata. Il problema è che i sintomi chiave della patologia possono essere scambiati per disturbi psicotici il che comporta parecchia confusione in sede diagnostica.
L’eziologia della sindrome è ancora sconosciuta. L’idea oggi più diffusa è che, nella maggior parte dei casi, i sintomi siano dovuti a un’anormale eccitazione corticale. Secondo lo studio pubblicato dal dottor Hamed nel 2010, i pazienti in realtà hanno percezioni sensoriali corrette, ma è alterata la trasmissione elettrica di questi segnali. È di conseguenza il cervello a causare le allucinazioni, modificando il normale apporto di sangue alle aree deputate alla formazione delle percezioni.
Altri studi (Bui, Chatagner e Schmitt, 2010) invece evidenziano una possibile correlazione tra la sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie e la depressione.
Dalla data della sua scoperta per opera del dottor Todd, il 1955, sono stati rilevati solo 169 di AWS casi a livello mondiale.
Cosa causa la sindrome di Alice: lo studio della dottoressa Brumm
Nel 2010 la dottoressa Kathleen Brumm compì uno studio fondamentale per comprendere l’eziologia della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie. La dottoressa Brumm e il suo team analizzarono il caso specifico di un bambino di 12 anni affetto da AWS. I medici sottoposero il paziente a una risonanza magnetica funzionale durante un episodio di micropsia.
Il bambino aveva sviluppato i sintomi visivi tipici della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie attorno ai 10 anni di età, in seguito a un’infezione da streptococco caratterizzata da febbre molto alta.
I risultati della risonanza magnetica funzionale dimostrarono che nel cervello del bambino le aree cerebrali maggiormente attivate erano le regioni parietali. Normalmente, le regioni cerebrali che si attivano nella percezione sono invece localizzate nella corteccia occipitale. La corteccia occipitale del bambino affetto dalla AIWS tuttavia mostrava un’importante ipoattivazione. L’esito della ricerca diede la dimostrazione che la sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie colpisce il sistema percettivo e, in particolare, quello visivo.
Lo studio del dottor Liu
Si è riscontrata in particolar modo una diffusione spontanea della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie nei bambini di età compresa tra i 2 e i 13 anni.
Grant Liu, pediatra del Children’s Hospital di Philadelphia, nel 2014 ha effettuato uno studio volto a indagare l’espressione dei sintomi della sindrome in 48 bambini affetti dalla patologia (Liu, Liu, Liu e Liu, 2014). I piccoli pazienti presentavano disturbi di micropsia o teliopsia. Lo studio di Liu rilevava che nel 52% dei casi non vi erano cause scatenanti alla base della patologia e, nella maggior parte dei soggetti, i sintomi regredivano spontaneamente.
Lewis Carroll soffriva della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie?
La leggenda narra che Carroll avesse iniziato a scrivere il proprio capolavoro in coincidenza con l’insorgere di una condizione neurologica atipica.
Dai diari di Lewis Carroll emerge infatti che lo scrittore soffriva di gravi emicranie che spesso sfociavano in allucinazioni visive, con sintomi simili a quelli descritti dal dottor Todd. Nelle pagine di diario Carroll confessa di essere preda di “mal di testa biliari” e narra l’esperienza di “curiosi effetti ottici” che creavano “fortificazioni disordinate”.
Pare che Lewis Carroll si sia servito dei sintomi della singolare patologia neurologica di cui era affetto come fonte di ispirazione per la scrittura di Alice nel Paese delle Meraviglie. Dietro la bella favola per bambini dello scrittore inglese si nasconde, dunque, lo spettro di una malattia rara dall’eziologia ancora incerta.
Condividi su: