I bambini molto piccoli hanno un solo modo di comunicare i propri bisogni e necessità: attraverso il pianto. A volte però la crisi diventa così prolungata e il pianto inconsolabile che i genitori faticano a rimanere lucidi. Anche a causa delle poche ore di sonno sulle spalle e dell’adattamento ai nuovi ritmi e responsabilità. In questa situazione capita che per frustrazione il bambino venga presoe scosso violentemente per cercare di farlo smettere di piangere. Purtroppo, la conseguenza può essere molto grave, chiamata “sindrome del bambino scosso”. E può portare a problemi a breve e lungo termine. Vediamo quindi, in cosa consiste la sindrome e come fare per prevenirla.
In questo articolo parliamo di:
Cos’è la sindrome del bambino scosso
Viene chiamata “sindrome del bambino scosso” o all’inglese “baby shaken syndrome” e come spiega il Policlinico di Milano è la conseguenza di una
“grave forma di maltrattamento fisico prevalentemente intra-familiare ai danni di bambini generalmente al di sotto dei 2 anni di vita”.
La maggior parte dei casi di sindrome da bambino scosso si verificano tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita. È difficile stabilire con esattezza quanto violento o protratto dovrebbe essere lo scuotimento per causare un danno, tuttavia spesso si scuote il piccolo energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi.
Il bambino viene scosso violentemente per reazione al suo pianto inconsolabile, con conseguente trauma sull’encefalo e successive conseguenze neurologiche. Bisogna ricordare sempre che il pianto nei primi mesi di vita è l’unico strumento che il neonato ha per comunicare le sue necessità e bisogni. E’ importante tenere presente che i bambini piccoli sono più vulnerabili. Infatti, hanno la testa più pesante del corpo con i muscoli del collo deboli che a fatica controllano i movimenti del capo. E il cervello, ancora in sviluppo, è più suscettibile alle lesioni.
Le cause, ecco quali sono
Molto spesso sono gli stessi genitori o gli adulti che si prendono cura dei bambini che provocano la sindrome. Questo perché lo scuotimento è la risposta esasperata al pianto apparentemente inconsolabile del bambino, ma nella maggior parte dei casi gli scossoni vengono fatti senza la consapevolezza di ciò che possono provocare. E’ possibile, poi, che siano presenti dei fattori di rischio come la giovane età dei genitori, in particolare della mamma; la depressione; una difficile situazione socio-economica e un basso livello culturale; l’utilizzo di sostanze d’abuso; precedenti episodi di maltrattamenti in famiglia. Invece, i giochi come farlo saltellare sulle ginocchia, sollevarlo in aria, eventuali cadute dal divano o brusche frenate con la macchina non provocano la sindrome del bambino scosso, ma possono provocare lesioni di diversa gravità.
Quali sono i segni della sindrome da bambino scosso
La sindrome del bambino scosso o altri tipi di traumi cranicopossono portare ad una serie di conseguenze molto gravi, fino anche alla morte. Lo scuotimento di un bambino può provocare una serie di segnali che si manifestano nel breve periodo. Ad esempio l’incapacità di sollevare la testa o la debolezza dei muscoli del collo, la profonda sonnolenza e improvvisi cambiamenti di temperamento. Può comparire vomito, convulsioni, pelle molto pallida o bluastra con pupille dilatate. Inoltre, ci possono essere respiro superficiale o irregolare o cessazione e problemi di suzione o deglutizione.
Ci sono anche conseguenze che si manifestano sul lungo periodo, come:
- danni cerebrali: edemi, ematomi e emorragie che provocano deficit cognitivi e ritardi nello sviluppo
- problemi alla vista e all’udito
- disturbi del linguaggio o dell’apprendimento
- paralisi cerebrale
- problemi di coordinazione motoria ed equilibrio
- problemi comportamentali: possono insorgere il disturbo da deficit di attenzione e iperattività(ADHD), l’aggressività, l’impulsività o l’instabilità emotiva.
Come prevenire la sindrome da bambino scosso
Il pianto continuo e disperato del proprio bambino, dove sembra che niente riesca a calmarlo, può essere frustrante per un genitore. Dal momento che essere stanchi sia mentalmente che fisicamente rende più difficile mantenere la calma e la lucidità, prima di arrabbiarsi, urlare e rischiare di scrollare il piccolo, ci sono alcune strategie che si possono mettere in pratica.
Prima della nascita
Nel periodo che precede la nascita del proprio bambino, il corso pre-parto può già dare una serie di informazioni utili per gestire varie situazioni. Tuttavia, è bene chiedere agli operatori sanitari (pediatra, ostetrica, puericultrice, neonatologo) un approfondimento sul pianto dei neonati o se ci sono corsi dedicati.
Provare varie opzioni
Si può provare a cullare in braccio o in carrozzina, fare un giro in macchina o un bagnetto rilassante. Oppure fasciarlo con un lenzuolo in modo che ritorni nella posizione fetale. Spesso può aiutare anche far ascoltare i rumori bianchi, come fruscii o rumori continui, ad esempio il rumore del phon, della lavatrice o dell’ aspirapolvere.
Prendersi 10 minuti da soli
Il passo successivo è fare un respiro e contare fino a 10. Poi mettere il bambino in un posto sicuro, come una culla o un box senza coperte né peluche. Uscire dalla stanza anche se continua a piangere.
Ritrovare la serenità
In quei minuti da soli per ritrovare la lucidità si può ascoltare della musica o fare semplici lavori domestici, come passare l’aspirapolvere o lavare i piatti. Anche chiamare un amico o un familiare per chiedere supporto è una buona scelta.
Se il pianto continua
Dopo 10-15 minuti controllare che il bambino stia sempre bene, ma se non si è riacquistata la calma è bene non prenderlo in braccio. Se sta ancora piangendo, provare di nuovo a calmarlo. In caso, contattare il pediatra per verificare che non ci sia un problema medico dietro al pianto inconsolabile.
In caso di dubbio
Se si ha il dubbio che il bambino sia stato scosso violentemente chiamare immediatamente i soccorsi, continuando a monitorarlo ma senza muoverlo o manipolarlo.
Fonti:
Healthy children – Baby shaken syndrome