Spesso lamentata nei cambi di stagione, la sindrome del colon irritabile colpisce in Italia almeno il 15% della popolazione con una prevalenza nel sesso femminile, in particolar modo nella fascia d’età tra i 20 ed i 50 anni. Non è ad oggi chiara l’eziologia di questa sindrome cui paiono concorrere diversi fattori tra i quali un’alimentazione priva di fibre solubili e ricca di zuccheri, scarsa attività fisica e finanche lo stress. Attualmente non esiste una cura farmacologica in grado di interrompere i disturbi legati alla sindrome del colon irritabile, evitando che si ripresentino. Trattandosi di un fastidio cronico, caratterizzato da periodi più o meno lunghi di quiescenza e successive riacutizzazioni, la terapia farmacologica ed alimentare riguarda soprattutto il contenimento dei sintomi, evitando in particolar modo gonfiore, distensione addominale e dolore, tipici della colite.
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Quando si parla di sindrome del colon irritabile
Secondo le linee guida ufficiali, un paziente viene definito affetto da sindrome del colon irritabile quando presenta una sintomatologia tipica del disturbo almeno per 3 giorni al mese per 3 mesi consecutivi con miglioramento del dolore e del gonfiore addominale solo dopo la defecazione. Allo stesso tempo, per poter parlare di colon irritabile, è necessario aver constatato cambiamenti nell’alvo e nella consistenza delle feci con scariche diarroiche anche fino a 3 volte al giorno o, al contrario, stipsi ostinata con meno di 3 evacuazioni a settimana. In questi casi, valutata la situazione clinica del paziente da parte di uno specialista gastroenterologo, e fatta salva la presenza di ulteriori sintomi da approfondire prima di porre una diagnosi certa di sindrome del colon irritabile, si procederà con una terapia, farmacologica ed alimentare, che riduca il numero di episodi e calmi l’intestino.
Sindrome del colon irritabile: sintomi
Come abbiamo appena visto, tra i sintomi tipici della sindrome del colon irritabile troviamo principalmente un cambiamento nell’alvo e nella consistenza delle feci. Non è infrequente, quindi, che un paziente affetto da colite lamenti stitichezza ostinata o, al contrario, si ritrovi a far fronte a frequenti episodi di diarrea che non sembrano particolarmente reattivi ai rimedi farmacologici classici per curare il disturbo. A questi sintomi si associano spesso forte dolore addominale con gonfiore accentuato o distensione per la presenza di gas intestinali. Durante la defecazione in alcuni casi è presente muco nelle feci e sensazione di svuotamento intestinale incompleto cui tuttavia non si riesce a porre rimedio.
Gli alimenti migliori per contrastare la sindrome del colon irritabile
Per mantenere l’intestino sano ed evitare riacutizzazioni frequenti della colite è fondamentale prestare la massima attenzione a quello che portiamo in tavola. Tra gli alimenti migliori da consumare in caso di sindrome del colon irritabile troviamo senza dubbio carne bianca, pesce, frutta e verdura. Proprio relativamente ai vegetali, è possibile consumare 2-3 porzioni di frutta al giorno, preferendola senza buccia mentre per quanto riguarda ortaggi e verdure, via libera a quelli che contengono una maggiore quantità di fibre solubili come bieta, carciofi e insalata oltre a quelli ricchi di FOS (ovverosia frutto oligosaccaridi) come pomodori, carote, cicoria, asparagi, cipolle e porri. Mangiare i cibi giusti, tuttavia, da solo non basta per migliorare le condizioni del nostro intestino. È fondamentale consumare i pasti con calma, seduti e masticando lentamente. Allo stesso tempo, oltre che una corretta alimentazione, andrebbe data la giusta importanza anche all’idratazione, fondamentale per mantenere sano l’intestino e prevenire numerosi disturbi. L’ideale sarebbe consumare 1,5 litri di acqua al giorno, preferibilmente naturale e lontano dai pasti per evitare una spiacevole sensazione di gonfiore. E per aiutare davvero l’intero organismo, intestino compreso, l’attività fisica resta fondamentale: per migliorare la salute della nostra pancia possono essere sufficienti 30-45 minuti di passeggiata a passo sostenuto a condizione di essere costanti.
Sindrome del colon irritabile: cosa evitare a tavola
Se quelli che abbiamo appena visto sono i cibi e i comportamenti migliori da mettere in atto per prevenire nuovi episodi di colite, vediamo ora quali alimenti evitare e cosa è stato scoperto al riguardo. Gli specialisti hanno racchiuso nella sigla inglese Fodmap quegli alimenti che peggiorano la funzione digestiva dell’intestino peggiorando una sintomatologia già in corso o, peggio, provocandone l’esordio. Ma quali sono gli alimenti Fodmap da evitare in caso di colon irritabile? Per Fodmap si intendono tutti gli alimenti fermentabili e contenenti oligosaccaridi, polioli, monosaccaridi e disaccaridi, vale a dire zuccheri in grado di fermentare nell’intestino aumentando i gas, la distensione addominale e le variazioni dell’alvo. Quasi tutti gli alimenti che portiamo in tavola, però, contengono zuccheri di questi tipi, anche numerosi frutti e vegetali. È dunque impossibile privarsi totalmente dei cibi che li contengono, ma in ogni caso limitarne l’uso ha dimostrato una significativa attenuazione dei sintomi nei soggetti colpiti da colite. Per chi soffre di questa sindrome, dunque, è preferibile evitare o comunque limitare fortemente il consumo di legumi, cavolo, pere, cocomero, ciliegie, finocchio, peperoni, cioccolato, miele e derivati del grano e della segale.
Attenzione anche ai chewing gum: molti contengono zuccheri come lo xilitolo, potenzialmente dannosi per l’intestino già sofferente. Nei periodi di riacutizzazione, infine, andrebbero evitati alimenti contenenti lattosio come latte, yogurt e formaggi. È invece possibile assumere con moderazione yogurt senza lattosio (senza additivi e conservanti), yogurt greci preferibilmente bianchi e formaggi stagionati o molto stagionati che presentano quantità di lattosio sensibilmente ridotte.
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