E’ molto comune che i bambini possano soffrire di infezioni di tipo virale, soprattutto durante il periodo invernale. E’ bene però chiedere sempre un consulto medico prima di usare un farmaco, perché prodotti di largo uso, spesso per adulti, non sono idonei per i più piccoli. Ad esempio, in queste condizioni è bene evitare di far assumere ai ragazzi sotto i 16 anni l’acido acetilsalicilico (aspirina). La combinazione tra l’infezione virale e il farmaco potrebbe scatenare la sindrome di Reye, una malattia potenzialmente fatale. Vediamo quindi quali sono i sintomi, come si diagnostica e come si cura.
In questo articolo parliamo di:
Cos’è la sindrome di Reye
La sindrome di Reye è una malattia rara, potenzialmente fatale che colpisce quasi esclusivamente i bambini e i ragazzi sotto i 18 anni. Non si conoscono del tutto le cause scatenanti di questa patologia, ma in genere è provocata da una infezione virale e dall’assunzione concomitante di acido acetilsalicilico (aspirina). La sindrome di Reye coinvolge principalmente due organi: il fegato e il cervello. Per il primo si presenta come una insufficienza epatica con steatosi (presenza di grasso nel fegato), mentre per il secondo compare una encefalopatia acuta non infiammatoria. La sindrome è stata descritta per la prima volta nel 1963 in Australia da Ralph Douglas Kenneth Reye e successivamente anche negli Stati Uniti. Ma già dal 1929 venivano descritti casi con manifestazioni identiche a quella poi definita come sindrome di Reye.
In USA solo due bambini all’anno sviluppano la sindrome
Negli Stati Uniti, la sindrome di Reye è una malattia a segnalazione obbligatoria a partire dal 1973. Poi, negli anni successivi e in particolare tra il 1979 e il 1980 si è verificata l’incidenza massima riportata. Da circa la metà degli anni ’80, è stato vietato di utilizzare l’acido acetilsalicilico al di sotto dei 16 anni di età. Infatti, in più dei due terzi dei casi, era stato somministrato questo principio attivo ai bambini nelle tre settimane precedenti l’insorgenza della sindrome. Oggi, con la riduzione dell’uso del farmaco nei bambini e con la vaccinazione contro la varicella, uno degli agenti infettivi che possono scatenare la sindrome, il numero di casi di questa patologia si è drasticamente ridotto in tutto il mondo. Infatti, solo circa due bambini all’anno sviluppano la sindrome di Reye negli Stati Uniti.
Dal vomito alla letargia, i sintomi della sindrome di Reye
I sintomi collegati alla sindrome di Reye esordiscono successivamente ad un’infezione virale (alte vie aeree, influenza o, talvolta, varicella, o tratto gastrointestinale). Dopo 3-7 giorni, il bambino presenta improvvisamente:
- nausea
- vomito abbondante e irrefrenabile con rapida disidratazione
- compromissione del sistema nervoso: letargia, stato confusionale, convulsioni, fino al coma
- aumento degli enzimi del fegato: transaminasi e bilirubina
- perdita delle funzioni del fegato, ad esempio sintetizzare proteine come i fattori della coagulazione e l’albumina
- disturbi della coagulazione: emorragie e aumento dei livelli di ammonio, sostanza di scarto del metabolismo, tossica per il sistema nervoso centrale, ma che il fegato trasforma in urea. Poi eliminata con le urine.
Cos’è l’acido acetilsalicilico
L’acido acetilsalicilico è un medicinale della categoria dei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei). Possiede principalmente proprietà analgesiche che riducono il dolore, antinfiammatorie e limitatamente antipiretiche, cioè aiuta a diminuire la febbre. Il meccanismo di azione agisce con il blocco delle prostaglandine, le molecole coinvolte nel processo infiammatorio. Se usato a basso dosaggio è possibile impiegarlo come antiaggregante piastrinico, va, cioè, a fluidificare il sangue. Questa proprietà si impiega per ridurre il rischio di trombi e ictus. In generale l’uso dovrebbe essere valutato dal medico. Si utilizza principalmente contro il raffreddore, sintomi dell’influenza, come dolori, mal di gola, naso chiuso, mal di testa e febbre. Attenzione però a non associarlo ad altri prodotti sempre della categoria dei FANS, come ad esempio l’ibuprofene, ai corticosteroidi, ai anticoagulanti e agli inibitori del recupero della serotonina. Come già indicato, non si deve dare ai bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni.
Come si diagnostica e quali cure sono disponibili
Per la diagnosi di sindrome di Reye è importante consultare un professionista sanitario come il pediatra o portare direttamente il bambino in pronto soccorso. E’ importante comunicare in dettaglio i sintomi, la condizione virale e tutti i prodotti che somministrati al bambino. Spesso si richiede un biopsia del fegato, ma possono essere anche effettuati esami quali tomografia computerizzata (TC) o una risonanza magnetica per immagini (RMI) della testa. E’ possibile che in alcuni casi si prelevi il liquido cerebrospinale per ulteriori esami. Questo perché è necessario escludere altre patologie con sintomi simili come encefaliti e meningiti o malattie metaboliche.
Infine, è bene tenere presente che non esiste una cura specifica per la sindrome di Reye. Se il bambino è colpito da questa patologia necessita di un ricovero in unità di terapia intensiva. L’unico modo per evitare la sindrome di Reye è non somministrare ai bambini e ragazzi sotto i 16 anni farmaci a base di acido acetilsalicilico per trattare infezioni di tipo virale.
Fonti:
Ospedale Bambino Gesù – Sindrome di Reye