Ogni anno l’influenza stagionale interessa milioni di persone, specialmente in concomitanza con l’arrivo dei mesi più freddi. Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel mese di novembre sarebbero stati accertati più di 200.000 casi d’influenza, numeri in netto rialzo rispetto a quanto osservato durante lo stesso mese del 2020. Esistono 3 diversi tipi d’influenza, alcuni dei quali possono causare gravi complicazioni.
Vediamo quali sono, in che modo è possibile curarli e quali sono le misure di prevenzione raccomandate dalle autorità sanitarie.
In questo articolo parliamo di:
Quali tipi d’influenza esistono?
Al momento sono state classificate tre tipi d’influenza stagionale virale in grado di colpire gli esseri umani:
- Influenza di tipo A;
- Influenza di tipo B;
- Influenza di tipo C;
Esiste una quarta tipologia – l’influenza di tipo D – tipica di bovini e suini. Non è ancora chiaro se anche gli esseri umani possano o meno contrarre questa malattia, dato che fin’ora è stata osservata solamente nei suini e nei bovini. Gli agenti patogeni dell’influenza stagionale sono chiamati “influenzavirus” e appartengono alla famiglia degli Orthomyxoviridae. Essi si suddividono in:
- Influenzavirus A: i virus di questo tipo infettano sia gli animali che gli esseri umani e sono suddivisi in oltre 20 sottotipi. Tra di essi di annoverano i virus dell’Influenza Spagnola e dell’Influenza suina (entrambi sottotipo H1N1), l’Influenza Asiatica (sottotipo H2N2) e dell’Influenza di Hong Kong (sottotipo H3N2);
- Influenzavirus B: questo agente patogeno si trasmette solamente tra gli esseri umani e non esistono sottotipi differenziati in base alla composizione proteica. L’unica eccezione tra gli animali è rappresentata dai mammiferi semi-acquatici (o pinnipidi) quali foche o leoni marini;
- Influenzavirus C: si tratta del virus che causa la forma più lieve d’influenza, il più delle volte confusa con un comune raffreddore. Può trasmettersi dai suini agli esseri umani;
I tipi d’influenza stagionale più gravi sono quelli causati dagli influenzavirus di tipo A. Non sorprende quindi il fatto che alcune delle peggiori pandemie del secolo scorso fossero causate da sottotipi dell’influenzavirus A. La grande virulenza di tali agenti patogeni e la capacità di determinare il decesso di milioni di contagiati si deve a un fenomeno che prende il nome di deriva antigenica: le mutazioni cicliche delle due glicoproteine presenti sulla superficie del virus – emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N) – determinano la nascita di nuove varianti.
Influenza stagionale: sintomi e complicazioni
Il periodo d’incubazione dell’influenza può variare da 1 a 4 giorni. In alcuni casi i sintomi influenzali non sono diversi da quelli di un comune raffreddore, mentre in altri casi possono essere fonte di maggiori disagi. Nella maggior parte dei casi la sintomatologia influenzale è la seguente (fonte):
- Mal di gola;
- Tosse;
- Febbre oltre i 38 °C (dura mediamente 3-4 giorni);
- Disturbi intestinali;
- Rinorrea;
- Cefalea;
- Brividi;
- Sudorazione;
- Dolore generalizzato;
La principale complicazione che può manifestarsi nei pazienti con influenza di tipo A è rappresentata dalla polmonite di origine batterica. Infatti la forte infiammazione delle mucose aree può favorire le infezioni batteriche delle vie respiratorie inferiori, soprattutto se il soggetto colpito è un anziano, un bambino o un individuo immunocompromesso (pazienti oncologici, trapiantati, malati di AIDS etc.).
Parlando sempre dei pazienti più piccoli, la sindrome di Reye è un’altra complicazione grave che può presentarsi come conseguenza dell’infezione da Influenzavirus A. Si tratta di una patologia caratterizzata da danni al fegato (steatosi epatica) e al cervello (encefalopatia acuta). Mediamente le probabilità di decesso correlate alla sindrome di Reye sono pari al 21%. Si sta parlando tuttavia di una patologia estremamente rara, con un incidenza di un paio di casi l’anno negli Stati Uniti. L’assunzione di salicilati (aspirina) nei bambini aumenta fortemente il rischio di insorgenza della malattia, motivo per cui il farmaco è sconsigliato sotto i 12 anni.
Trattamento e prevenzione dell’influenza stagionale
Contro l’influenza esistono diversi trattamenti, alcuni dei quali agiscono sulla sintomatologia, mentre altri colpiscono direttamente l’agente patogeno.
Nel primo caso, al paziente possono essere prescritti antipiretici e farmaci per il reintegro dei liquidi persi. Ci teniamo a ripetere che l’uso dell’aspirina è consigliato solo per i pazienti adulti, poiché la somministrazione sui bambini può causare la già menzionata sindrome di Reye.
L’uso di farmaci antivirali è raccomandato solamente sui pazienti reputati a rischio (bambini, anziani e immunocompromessi) che presentano una sintomatologia molto grave. Le terapia in oggetto possono essere inibitrici della neuraminidasi o dell’endonucleasi virali. In entrambi i casi il farmaco impedisce la replicazione virale. Questi farmaci non agiscono contro l’eventuale polmonite batterica, per la quale sono necessari antibiotici (fonte).
La miglior misura di prevenzione contro i tipi A e B dell’influenza stagionale rimane la vaccinazione antinfluenzale, che può essere eseguita anche congiuntamente a quella contro il SARS-CoV-2. Gli individui che dovrebbero valutare con più attenzione la vaccinazione sono:
- Anziani;
- Immunocompromessi;
- Diabetici;
- Cardiopatici;
- Soggetti con malattie respiratorie croniche.
In aggiunta alla vaccinazione, si consiglia d’igienizzare le superfici e di lavare con cura le mani, evitare il contatto ravvicinato con persone che manifestano sintomi influenzali e proteggersi il viso con le mascherine già impiegate contro la diffusione della COVID-19.
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