Tumori al cervello: i cellulari non sono i responsabili. La ricerca

Da quando sono entrati nelle nostre vite i telefoni cellulari, e poi gli smartphone, si è parlato del loro uso corretto in funzione della nostra salute. In particolare, negli anni, era nato il dubbio che i telefoni cellulari potessero essere un grosso fattore di rischio per i tumori al cervello. La preoccupazione originava dal fatto che questi dispositivi sono utilizzati per le chiamate e quindi molto a contatto con la nostra testa.

Però, una recente revisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla ricerca esistente su questo tema, non ha trovato alcuna correlazione tra l’uso del cellulare e un aumento del rischio di tumori al cervello. Ecco perché.

Tumori al cervello: cosa sono e sintomi

I tumori cerebrali o tumori del sistema nervoso centrale (SNC), spiegano gli esperti dell’Ospedale Humanitas, sono:

“ un gruppo di neoplasie estremamente eterogeneo, che differiscono per morfologia, sede di insorgenza, biologia, comportamento clinico, prognosi e approccio terapeutico”.

Si distinguono in primitivi, se originano nel sistema nervoso centrale, e secondari o metastasi, se si sviluppano in altri organi, come ad esempio polmone o mammella, e poi si diffondono al tessuto nervoso. Tra i tumori cerebrali primitivi, esiste un’ulteriore distinzione in tumori gliali, o gliomi, che rappresentano circa il 40% di tutti i tumori del sistema nervoso centrale dell’adulto, e in tumori non gliali.

I sintomi principali sono:

  • mal di testa
  • crisi epilettiche
  • problemi visivi
  • perdita di memoria
  • confusione mentale
  • disorientamento spazio-temporale
  • disturbi del movimento
  • difficoltà nell’articolazione e comprensione del linguaggio scritto e parlato.

All’origine delle preoccupazioni del legame tra cellulari e tumore al cervello

Come riporta il sito dell’AIRC, sono tre i motivi principali per cui è nata la preoccupazione che i telefoni cellulari possano avere effetti nocivi per la salute. Questo perché:

  • Sono apparecchi che funzionano utilizzando onde radio, cioè energia a radiofrequenza. Ma sono un tipo di radiazione non ionizzante, cioè diversa da quella emessa dalle radiazioni ionizzanti come i raggi X e gamma di cui è noto l’effetto mutageno sul DNA. Tuttavia, i tessuti a contatto con il cellulare possono assorbire questa energia.
  • Sono aumentate le persone che usano cellulari e smartphone. A oggi, li vediamo in mano anche a bambini molto piccoli.
  • L’utilizzo del cellulare per effettuare chiamate e la durata delle conversazioni sono aumentate. Nonostante questo è migliorata la tecnologia e i nuovi cellulari e smartphone emettono energie molto più deboli di quelle dei primi modelli. Questo è un aspetto che è importante per valutare l’eventuale pericolosità di questa tecnologia.

La revisione dell’OMS su tumori al cervello e telefoni

Una recente revisione dell’OMS non ha trovato alcuna correlazione tra l’uso del cellulare e un aumento del rischio di gliomi, meningiomi e neurinomi acustici. E neppure eventuali correlazioni con tumori della ghiandola pituitaria, delle ghiandole salivari o con la leucemia. La revisione è una meta-analisi, ovvero uno studio di studi, che ha analizzato 63 articoli pubblicati in 22 paesi tra il 1994 e il 2022. Ognuno di questi articoli ha indagato gli effetti sulla salute dell’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF) trasmessi da dispositivi che le emettono, come telefoni cellulari, televisori o baby monitor.

I telefoni cellulari sono in realtà trasmettitori di RF-EMF a bassa potenza. Infatti, la revisione suggerisce che le radiazioni siano innocue perché non rompono i legami chimici o causano la ionizzazione nel corpo, né danneggiano il DNA. Inoltre, non ci sono evidenze che l’esposizione a trasmettitori fissi di RF-EMF, come antenne di trasmissione o torri per telefoni cellulari, sia collegata alla leucemia o a tumori cerebrali pediatrici.

Allo stesso modo i trasmettitori RF-EMF fissi nei luoghi di lavoro, provenienti da dispositivi che includono apparecchiature di risonanza magnetica (MRI), sistemi di riscaldamento, microonde, trasmettitori di telecomunicazione, scanner, eccetera, non sembrano associati a un aumento dell’incidenza di gliomi.

Gli esperti: continuare la ricerca e limitare l’esposizione

Il primo autore della ricerca è Ken Karipidis, dell’Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency (ARPANSA). Ha spiegato a Medical News Today:

“La tecnologia si sta sviluppando a un ritmo rapido. Con questo sviluppo viene l’uso delle onde radio in modi diversi e a frequenze differenti. È quindi essenziale che la scienza continui a garantire che l’esposizione alle onde radio proveniente da queste tecnologie rimanga sicura”.

L’invito degli esperti a proseguire le ricerche è in linea con la classificazione dei telefoni cellulari come “possibilmente cancerogeni” da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). E questo status viene assegnato quando non è possibile escludere assolutamente un legame.
Il problema con questi tipi di esposizioni è legato all’intensità e alla durata.

Per questo motivo, secondo gli esperti, è bene che al momento la ricerca continui a monitorare e cercare di ridurre al minimo l’esposizione ai trasmettitori RF-EMF.

Fonti:

 

 

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