È un uomo rientrato dalla Isole Canarie il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia, identificato a Roma il 18 maggio 2022 all’ospedale Spallanzani. Solo pochi giorni fa avevamo reso nota l’informazione sul ricovero per un caso di vaiolo delle scimmie in Gran Bretagna data dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, che si era immediatamente attivata per cercare nel più breve tempo possibile tutti i contatti stretti del paziente affetto dalla malattia per monitorarli e consigliare loro i comportamenti più opportuni da mettere in atto per scongiurare l’ipotesi di contagio ad altri soggetti. Alla data del 19 maggio sono una decina i casi in Spagna e Portogallo, che si aggiungono a una dozzina in Canada, nove in Gran Bretagna (fonte) e uno negli Stati Uniti (fonte), con altri casi sospetti in analisi.
Dopo questi due anni di pandemia, durante i quali anche i meno abituati a lasciarsi condizionare da particolari notizie sono ormai costantemente in stato di allerta ad ogni novità lanciata dai media, cerchiamo di capire cos’è il vaiolo delle scimmie, come si trasmette e i rischi per chi si contagia.
In questo articolo parliamo di:
Vaiolo delle scimmie: cos’è e come si trasmette
Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale, originata dal Monkeypox virus, un virus del gruppo degli orthopoxvirus.
Per molti potrebbe essere una malattia di cui hanno sentito parlare raramente o mai nella vita, ma la vicinanza nel nome al vaiolo che mieteva vittime nel secolo scorso sicuramente crea allarmismo. Chiamata vaiolo delle scimmie così perché scoperta per la prima volta nel 1958 in alcune scimmie da laboratorio, questa rara patologia ciclicamente presente in numerose zone dell’Africa occidentale e centrale può però colpire anche altri animali, di solito roditori, come topi, scoiattoli, ratti e conigli. Il contagio dall’animale all’uomo è piuttosto raro, causato principalmente dal morso di una scimmia o il contatto con fluidi corporei o croste di scimmie infette (fonte).
La trasmissione della malattia negli uomini, anch’essa piuttosto infrequente ma non per questo impossibile, è invece causata non solo dal contatto con fluidi corporei del soggetto malato ma anche dalla condivisione di biancheria e contatto “faccia a faccia” prolungato.
Solo nel 1970, in una regione remota dell’Africa, si accertò un contagio umano da vaiolo delle scimmie. Il monitoraggio della malattia andò avanti nel Congo dal 1981 al 1986. La somministrazione di vaccino contro il vaiolo umano tradizionale si mostrò efficace nell’85% dei casi di vaiolo delle scimmie facendo gradatamente diminuire l’attenzione sulla nuova malattia e i nuovi casi accertati negli anni. La mortalità segnalata negli esseri umani colpiti dal vaiolo delle scimmie si attesta attorno al 10% dei casi diagnosticati, percentuale inferiore al vaiolo “classico” che solitamente presentava una mortalità del 30% prima di essere debellato.
Sintomi del vaiolo delle scimmie
La sintomatologia del vaiolo delle scimmie si divide in due momenti distinti. In una prima fase, durante la quale non sono ancora presenti le caratteristiche eruzioni cutanee ma il contagio è già avvenuto, è importante fare attenzione a sintomi quali:
- Febbre;
- Mal di testa;
- Stanchezza eccessiva;
- Linfonodi ingrossati;
- Dolori muscolari e spesso concentrati alla schiena;
- Brividi.
Di solito questa sintomatologia compare tra il quinto e il ventunesimo giorno dal contatto che ha dato luogo al contagio. In un secondo momento a questi primi sintomi si associano delle eruzioni cutanee dapprima sul viso e poi su altre parti del corpo. Queste papule formeranno poi una crosta destinata a cadere. La durata complessiva della malattia, dall’esordio dei sintomi sino alla completa guarigione, è di circa quattro settimane.
Vaiolo delle scimmie: rischi
Cominciamo con il dire che il vaiolo delle scimmie è molto meno pericoloso del vaiolo dell’uomo.
Come specifica l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, “si tratta di una malattia lieve autolimitante e la maggior parte delle persone guarisce entro poche settimane. Tuttavia, in alcuni individui possono verificarsi malattie gravi. L’infezione può diffondersi quando qualcuno è in stretto contatto con una persona infetta; tuttavia, esiste un rischio molto basso di trasmissione alla popolazione generale.”
È importante che vengano attentamente monitorati i contatti stretti dei soggetti colpiti al fine di evitare nuovi focolai tra gli esseri umani e il diffondersi della malattia.
La malattia potrebbe inoltre presentarsi con sintomi lievi, soprattutto in soggetti precedentemente immunizzati con la vaccinazione per il vaiolo tradizionale, rendendo di fatto più complessa l’individuazione delle persone contagiate. Comprendere i sintomi iniziali della malattia e intervenire tempestivamente resta quindi il modo migliore per arginare i sintomi e scongiurare esiti infausti.
È fondamentale monitorare con attenzione soggetti di ritorno da viaggi in Africa che presentino sintomi riconducibili al vaiolo delle scimmie, isolandoli velocemente e dando subito il via ad esami specifici e cure adeguate in caso di accertata positività al virus. Per comprendere la portata del fenomeno in Africa, basti pensare che la maggior incidenza della malattia arriva dalla Repubblica democratica del Congo dove dal 1 gennaio al 31 ottobre 2021 sono stati diagnosticati 2780 casi e 72 decessi da vaiolo delle scimmie. La cura del vaiolo delle scimmie si basa solitamente sul trattamento dei sintomi del paziente. Cure antivirali specifiche sono somministrate solo in casi selezionati.
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