Al pari di ogni altro virus, anche il coronavirus SARS-CoV-2, causa del COVID-19, deve mutare al fine di poter sopravvivere. Non tutte le mutazioni modificano le caratteristiche di un virus o lo rendono più pericoloso, ma in determinati casi possono verificarsi mutazioni in grado di:
- rendere l’agente patogeno più resistente alle terapie
- migliorare diffusione e capacità di contagio
- aggravare il decorso clinico della malattia che genera.
Fino ad ora le varianti associate al COVID-19 considerate più pericolose sono solo 4, sebbene ce ne siano altrettante ancora in osservazione.
Cosa sappiamo fino a questo momento di tutte le varianti classificate del coronavirus? Quali varianti possono rappresentare i rischi più alti? Analizziamo i dati forniti dall’OMS.
In questo articolo parliamo di:
Varianti COVID-19: quali sono?
In termini di nomenclatura l’OMS ha raccomandato l’utilizzo delle lettere greche per riferirsi alla diverse varianti. L’attribuzione delle lettere si basa sulla successione con la quale si è scoperta una determinata variante.
L’utilizzo delle lettere greche in sostituzione degli aggettivi riguardanti i paesi in cui queste varianti sono state scoperte è stato raccomandato al fine di evitare la stigmatizzazione di determinate comunità o nazioni.
Al momento le varianti su cui l’OMS ha posto attenzione di SARS-CoV-2 sono Alfa, Beta, Gamma, Delta, Eta, Iota, Kappa, Lambda e Mu.
Varianti COVID-19: suddivisione in VOC e VOI
L’OMS ha classificato le varianti del coronavirus suddividendole in due macro gruppi:
- Variants of Concern (VOC), letteralmente “Varianti di Preoccupazione“;
- Variants of Interest (VOI), letteralmente “Varianti di Interesse“.
Vediamo di seguito cosa significa essere una variante VOC o VOI, perché vengono classificate così e quali varianti note rientrano in un gruppo o nell’altro.
Varianti COVID-19 VOC: caratteristiche, rischi ed efficacia dei vaccini
Si definiscono varianti VOC quelle varianti che presentano almeno una delle seguenti caratteristiche:
- Aumento della trasmissibilità rispetto al ceppo originale del coronavirus e/o cambiamento della situazione epidemiologica associata;
- Aumento della virulenza e/o cambiamento della presentazione clinica della malattia associata;
- Riduzione dell’efficacia delle misure volte al contenimento dei contagi riconducibili a tale variante e/o riduzione dell’efficacia delle cure e dei vaccini anti-COVID.
Attualmente le varianti classificate VOC sono quattro e solo le varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta.
Variante Alfa (B.1.1.7)
La variante Alfa (conosciuta in precedenza come variante Inglese) è stata classificata nel Regno Unito nel dicembre 2020, ma i primi campioni furono raccolto già a settembre dello stesso anno. Il suo nome scientifico è B.1.1.7.
Questo ceppo si diffuse molto rapidamente tra la fine del 2020 e gli inizi del 2021, arrivando a soppiantare completamente il ceppo originale del SARS-CoV-2, rispetto al quale presenta una velocità di diffusione superiore del 50%. In Italia questa variante è presente nel 57,8% dei casi di contagio, dato che la rende la variante più diffusa.
Diversi studi hanno dimostrato come i vaccini anti-COVID di Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson siano efficaci nel prevenire il contagio da variante Alfa.
Variante Beta (B.1.351)
La variante Beta è stata classificata in Sudafrica (da qui il precedente nome di variante Sudafricana) nel dicembre 2020, sebbene il primo caso accertato risalisse a maggio dello stesso anno. Il suo nome scientifico è B.1.351, ma si distinguono due sotto-varianti denominate B.1.351,2 e B.1.351,3. Rispetto al ceppo originario del coronavirus, la variante Beta risulta essere fino al 50% più veloce nella diffusione. In Italia nelle ultime 4 settimane non si sono rilevati nuovi casi di contagio imputabili a questa variante.
I vaccini di Pfizer-BioNTech, Moderna e Johnson&Johnson sono efficaci su questa variante, mentre sull’efficacia del vaccino di AstraZeneca sono stati avanzati dubbi.
Variante Gamma (P.1)
Classificata a gennaio 2021 dopo essere stata scoperta prima in Brasile (il suo nome precedente era infatti variante Brasiliana) e successivamente in Giappone, la variante Gamma è più contagiosa del ceppo originale ed è stata inserita in questa lista a causa di alcune mutazioni che faciliterebbero il legame con il recettore Ace2 delle cellule. Il suo nome scientifico è P.1 e conta inoltre due sotto-varianti denominate P.1.1 e P.1.2. In Italia circa il 4,3% dei contagiati è positivo a questa variante.
Contro questa variante i vaccini risulterebbero essere efficaci, in particolare quello di Johnson&Johnson.
Variante Delta (B.1.617.2)
L’ultima variante catalogata come VOC è la Delta (in precedenza chiamata variante Indiana), che negli ultimi mesi ha iniziato a diffondersi molto velocemente in tutte Europa. Il nome scientifico di questa variante è B.1.617.2 e possiede due sotto-varianti denominate AA.1 e AA.2. Rispetto alla variante Alfa questo nuovo ceppo presenterebbe una velocità di diffusione superiore del 50-60%.
Alcuni studi preliminari condotti in Israele sembrerebbero confermare l’ipotesi relativa alla maggior resistenza ai vaccini della variante Delta, sebbene siano ancora in corso investigazioni a riguardo. Questo potrebbe diventare il ceppo principale del coronavirus, al momento in Italia la sua incidenza resta inferiore al 30%, sebbene i contagi riconducibili a questa variante siano molto saliti nelle ultime settimane.
Varianti COVID-19 VOI: caratteristiche, rischi ed efficacia dei vaccini
Si classificano come VOI (varianti di interesse) quelle varianti che:
- Presentano mutazioni potenzialmente in grado di modificare le caratteristiche del coronavirus quali trasmissibilità, gravità della malattia correlata o resistenza a terapie e vaccini.
- Siano presenti in più cluster, con diffusione anche in aree molto distanti
Tra le varianti COVID-19 che sono attualmente classificate come “varianti di interesse” troviamo quelle indicate con le lettere Eta, Iota, Kappa, Lambda e Mu.
Variante Eta (B.1.525)
Riscontrata per la prima volta in Nigeria, questa variante è sotto osservazione per alcune mutazioni che secondo il parere di alcuni esperti potrebbero portare una maggior resistenza alle terapie. Al momento non si dispone di dati sufficienti per poter confermare o smentire questa ipotesi. In Italia appena l’1,5% dei contagi è riconducibile a tale variante.
Variante Iota (B.1.526)
Rilevata negli USA, è attualmente presente in 48 stati federali su 50 e in 18 paesi soprattutto nel continente americano. Non sono ancora disponibili dati riguardo la trasmissibilità di tale variante
Variante Kappa (B.1.617.1)
Questo ceppo si è originato in quanto variante della Delta ed è stata classificata ad aprile 2021. Presenta diversi ceppi che però non destano sospetti, mentre la sua sotto-variante AY.1 sembrerebbe in grado di diffondersi con maggior facilità. Sono pertanto in corso ulteriori studi a conferma di questa tesi.
Variante Lambda (C.37)
Identificata per la prima volta in Perù, è la principale responsabile dei contagi in quel paese e nel resto dell’America Latina. Anche negli USA si stanno rilevando molti focolai di questa nuova variante, che in Italia rappresenta appena lo 0,4% dei casi.
Variante Mu (B.1.621)
Si tratta dell’ultima variante COVID-19 classificata come VOI. Vedi: Variante Mu: cosa si sulla nuova variante
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