Fin dalla sua invenzione diffusione in commercio, la plastica permea ogni settore dell’attività umana, dalle automobili all’agricoltura, dalla salute all’edilizia, dal packaging ai tessuti e ai giocattoli.
I materiali plastici sono diffusi in natura con dimensioni variabili che vanno da quelle tipiche degli imballaggi, alle macroplastiche, microplastiche e nanoplastiche.
In questo articolo parliamo di:
Microplastiche, macroplastiche e nanoplastiche: quali sono le differenze?
Ad oggi, manca una vera e precisa definizione, universalmente accettata di cosa possa andare sotto il concetto di microplastiche (MP). In generale, possiamo parlare di microplastiche quando si ha a che fare con una miscela eterogenea di frammenti, fibre, sfere, granuli, pellets o fiocchi, con dimensioni comprese tra 1 micrometro (µm) e 5 millimetri (mm).
Si possono distinguere le microplastiche primarie, prodotte in modo intenzionale per scopi diversi come nell’industria cosmetica o nelle vernici, e le microplastiche secondarie che derivano dalla frammentazione di materiali plastici più grandi, spesso a causa di un processo di smaltimento improprio.
Le microplastiche secondarie possono anche originarsi a causa dei fenomeni di degradazione lenta della plastica nell’ambiente che può avvenire tramite l’esposizione alla luce, per processi termici o a causa della biodegradazione.
Le microplastiche sono purtroppo molto diffuse negli oceani, e secondo varie stime rappresentano l’80% dei rifiuti marini totali.
Queste particelle, che sono frammenti originatesi dalle plastiche di maggiori dimensioni, possono generare gravi conseguenze e impatti significativi sull’ecosistema marino, e a lungo termine anche sulla salute umana.
Oltre a ciò, le microplastiche possono anche essere rilasciate nell’ambiente attraverso molteplici vie, come il consumo di cibi contaminati o l’uso di prodotti che contengono plastica.
Quali sono i rischi della diffusione di nanoplastiche e microplastiche?
Le microplastiche possono assorbire anche contaminanti chimici e contenere sostanze inorganiche: questi fenomeni di accumulo le possono rendere una minaccia potenziale per la salute umana.
Oltre alle microplastiche, molta preoccupazione è generata anche dalle nanoplastiche, ossia i residui con dimensioni inferiori a 0,1 µm, a causa della loro maggiore reattività e delle incertezze riguardo ai loro effetti sulla salute.
Gli sforzi regolatori per limitare l’utilizzo delle microplastiche nei prodotti di consumo sono in corso, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento da plastica e mitigare i rischi per la salute umana e l’ambiente. Tuttavia, rimangono ancora molte incertezze e lacune nella comprensione degli effetti delle microplastiche sulla salute umana, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche e azioni preventive.
Nanpolastiche nelle ovaie: i risultati di uno studio pioneristico
Uno studio pionieristico ha rivelato la presenza di microplastiche nei fluidi follicolari ovarici di donne sottoposte a Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).
Questo studio ha identificato in primis la presenza di residui di nano e microplastiche nei fluidi follicolari ovarici con concentrazioni molto rilevanti. I dati ottenuti anche evidenziato una correlazione tra la concentrazione di microplastiche e alcuni parametri legati alla funzionalità delle ovaie.
I ricercatori che hanno condotto lo studio hanno affermato che questa scoperta solleva notevoli preoccupazioni considerando gli effetti dannosi documentati sperimentalmente sul sistema riproduttivo femminile nel mondo animale.
Le microplastiche non solo danneggiano direttamente la funzione ovarica attraverso vari meccanismi, tra cui lo stress ossidativo, ma fungono anche da vettori per altre sostanze tossiche, come metalli pesanti, ftalati, bisfenoli, diossine, policlorobifenili e, secondo recenti studi, anche virus, batteri e protozoi. Queste particelle, di dimensioni così minute, penetrano profondamente nel nostro organismo attraverso acqua, cibo, aria e persino la pelle tramite cosmetici.
In precedenza, lo stesso gruppo di ricerca aveva individuato la presenza di microplastiche sia nelle urine che nel liquido seminale.
Sempre gli autori dello studio affermano quanto questi dati ribadiscano l’urgenza di affrontare il problema dell’inquinamento da plastiche: il ritrovamento di microplastiche nei fluidi ovarici, direttamente in contatto con i gameti femminili, rappresenta una minaccia significativa per l’integrità del nostro patrimonio genetico trasmesso alle future generazioni.
Fonti
https://www.europarl.europa.eu/topics/it/article/20181116STO19217/microplastiche-origini-effetti-e-soluzioni
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