Il 18 maggio 1995 si spegneva a Parigi, all’età di ottant’anni, Henri Laborit, medico, etologo e filosofo francese. Laborit è stato uno dei maggiori biologi e filosofi del comportamento umano, in particolare dell’aggressività. È considerato il fondatore della “psico-biologia”.
Proprio a lui si deve l’introduzione della clorpromazina, considerata il prototipo di tutti i tranquillanti, che nel 1952 fu il primo farmaco neurolettico utilizzato per il trattamento della schizofrenia. Laborit fu un innovatore soprattutto nel campo dell’anestesia: coniò tecniche all’avanguardia, come la pratica dell’ibernazione, per svolgere interventi chirurgici su pazienti in stato di incoscienza. L’ipotermia da lui scoperta divenne pratica consueta in tutte le sale operatorie.
Henri Laborit fu un genio innovatore dai molteplici talenti, è tuttora considerato uno dei maggiori scienziati e pensatori dell’epoca contemporanea. I suoi libri sono editi in Italia per Mondadori, tra i principali ricordiamo Elogio della fuga (Mondadori, 2017) e la sua autobiografia La vita anteriore (Mondadori, 1989).
Scopriamo più nel dettaglio la vita, scoperte scientifiche e le opere del medico e filosofo francese.
In questo articolo parliamo di:
Henri Laborit: la vita
Henri Laborit nacque ad Hanoi, in Vietnam, nel 1914. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia si specializzò in Neurochirurgia presso l’Università di Parigi. Lavorò lungamente in diversi ospedali della marina militare francese, concentrando in particolare le proprie ricerche scientifiche nell’ambito della neurobiologia e della neurofisiologia. In questi anni si occupa di fisiologia del sistema nervoso vegetativo, della reattività organica, dello shock e soprattutto di anestesia. Nel 1951 si dedica allo studio dell’ibernazione come pratica anestetica da utilizzare in sala operatoria.
Negli anni ’60 i suoi studi definirono l’effettiva importanza delle cellule della glia o gliali e del ruolo giocato nell’organismo dai radicali liberi. All’inizio degli anni ’60 è il primo scienziato a sintetizzare il gamma-idrossibutirrato, detto anche GHB. Nel 1969 gli studenti di urbanistica dell’università di Paris VIII – che era appena stata fondata – lo invitarono ad animare un gruppo di ricerca congiunta in campo urbanistico e biologico che continuò fino al 1974. Laborit iniziò quindi i suoi studi sulla biologia comportamentale che rese noti al grande pubblico con il libro La nouvelle grille, tradotto in italiano con il titolo Elogio della fuga.
Gli studi di psicobiologia di Henri Laborit
Negli studi del medico francese biologia, sociologia e psicologia sono strettamente intrecciate. Attraverso una serie di esperimenti con i ratti, Henri Laborit aveva sviluppato una teoria basata sul concetto dell’inibizione dell’azione. Riuscì a dimostrare che, in condizioni di estremo stress, i ratti producono somatizzazioni, sotto forma di ulcere, cosa che non avviene se invece possono fuggire o sfogare l’aggressività combattendo. Attraverso i suoi esperimenti Laborit riuscì a dimostrare un snodo importante: la correlazione tra malattia e stress mentale. Se possiamo fuggire non ci ammaliamo, se possiamo combattere non ci ammaliamo. È l’inibizione dell’azione che crea la malattia, scatenando nell’organismo risposte autodistruttive.
Nello specifico il medico francese analizza come il tessuto del nostro cervello si modifichi in seguito a un evento, adottando un certo tipo di comportamento. Le conseguenze delle nostre inibizioni si sfociano, spesso, in patologie psicosomatiche. Uno dei punti centrali delle teorie di Laborit riguarda infatti l’interazione tra soma e psiche: riesce a individuare l’interazione tra l’attività del cervello e le malattie organiche.
Poco dopo riesce a ottenere un laboratorio presso l’Ospedale Bouricaut, a Parigi, da dedicare alle sue ricerche sull’equilibrio biologico, una disciplina che prende il nome di “eutonologia”. Finanzia i suoi nuovi progetti di studio grazie ai proventi commerciali derivati dai farmaci neurolettici da lui creati.
I riconoscimenti e il Nobel mancato
Nel corso della sua lunga carriera Henri Laborit ha vinto il Premio Lasker-DeBakey per la Ricerca Medica Clinica nel 1957, la medaglia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1972 e il premio Anokhin nel 1981.
Fu candidato al premio Nobel per la Medicina, ma non lo vinse mai.
Era considerato un anticonformista, un outsider in bilico tra filosofia e scienza. Nel suo libro più famoso Elogio della fuga (1974) affermava:
“ammazza più il conformismo che la spada”
Attraverso i suoi scritti, al di fuori del campo medico, predicava la convinzione che fosse necessario prima di tutto star bene con se stessi, star bene nella propria pelle, e svincolarsi da ogni situazione soffocante e stressante. Era necessario, affermava Laborit, avere il “coraggio della fuga”.
Scrisse oltre trenta romanzi, molti dei quali ebbero un notevole successo di pubblico come Elogio della fuga (1974), Copernico non ha combinato gran che (1980), La colomba assassina (1986), Dio non gioca a dadi (1987).
Dopo la sua morte gli è stato dedicato un ospedale nella città di Poitiers. Negli anni Ottanta il regista Alain Resnaìs dedicò alle ricerche sociobiologiche di Henri Laborit un film Mon oncle d’Amerique con protagonista Gerard Depardieu. La pellicola, al quale Laborit stesso prese parte in un breve cameo, vinse il Grand Prix Speciale della Giuria al 33º Festival di Cannes.
Le teorie innovative di Laborit hanno saputo valicare la pura trattatistica scientifica per abbracciare quella letteraria e, infine, quella cinematografica. Il geniale medico filosofo ha saputo individuare i legami tra scienza e vita quotidiana, predicando una “filosofia della cura” che più che al paziente guarda all’essere umano.
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