Solo oggi i media internazionali hanno dato la conferma della morte del Dott.Luc Montagnier (1932-2022), avvenuta l’8 febbraio per cause ancora ignote, all’età di 89 anni. Montagnier era stato insignito del Premio Nobel per la Medicina nel 2008, assieme alla sua collega e connazionale Françoise Barré-Sinoussi, per aver scoperto il virus dell’immunodeficienza umana (HIV).
Negli ultimi due anni il medico era divenuto un punto di riferimento per molti no vax a causa delle sue teorie sull’origine del coronavirus SARS-CoV-2, sulla malattia da esso causata e sui rischi dei vaccini anti-COVID. Si ricorda che le teorie di Montagnier sulla COVID-19 non sono mai state supportate da dati scientifici, al pari di altre sue idee a sostegno di nuove cure contro patologie comuni.
Vediamo in cosa si distinse Luc Montagnier negli anni ’80 e le ultime teorie controverse.
In questo articolo parliamo di:
La vita e gli studi di Luc Montagnier
Luc Montagnier nacque a Chabris (Francia centrale) il 18 agosto 1932. Nel 1953 si laureò in Biologia, e successivamente ottenne un dottorato di ricerca in Medicina all’Università della Sorbona nel 1960.
Tra gli anni ’60 e ’70 Montagnier ricoprì ruoli di prestigio, come ad esempio la carica di Capo dell’unità di Oncologia dell’Istituto Pasteur e direttore del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica. Nei primi anni ’80 il medico si unì al team di ricerca che stava portando avanti uno studio per chiarire le cause di una malattia che si era appena affacciata sulla scena mondiale: la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Grazie alla biopsia eseguita su un malato terminale, fu possibile isolare l’agente patogeno della malattia, il retrovirus HIV. La sensazionale scoperta scientifica non fu priva di polemiche, in quanto la paternità della scoperta scientifica fu oggetto di contese tra i ricercatori francesi e quelli americani. Nel 1986 Montagnier isolò un secondo ceppo del retrovirus HIV, oggi noto come HIV-2, diffuso principalmente nel continente Africano.
Nel 2008 ricevette il Premio Nobel per la Medicina assieme alla sua collega Françoise Barré-Sinoussi. Negli ultimi anni di vita e attività, Montagnier promosse teorie prive di una base scientifica e si guadagnò notorietà per le sue posizioni antivacciniste e il suo scetticismo riguardo i risultati degli studi ufficiali condotti sul SARS-CoV-2. È morto l’8 febbraio 2022 e, come già riportato, la causa della sua morte rimane per il momento sconosciuta.
Le teorie controverse del medico Premio Nobel
Per quanto il suo contributo nell’individuazione dell’agente patogeno dell’AIDS sia stato indubbiamente notevole, negli anni Montagnier assunse posizioni controverse nei confronti delle cure previste per i pazienti AIDS e la diffusione del patogeno. In primo luogo, affermò che il retrovirus potrebbe essere propagato anche con la saliva o con il bacio (fonte), smentito dal resto della comunità scientifica.
Un’altra teoria non scientifica che Montagnier sostenne ardentemente è la memoria dell’acqua, un concetto legato all’omeopatia e non supportato da studi scientifici, secondo il quale l’acqua sarebbe capace di trattenere un ricordo delle sostanze con le quali entra in contatto.
Le posizioni di Montagnier su COVID-19
Nell’aprile 2020 Luc Montagnier affermò che il coronavirus SARS-CoV-2 sarebbe stato creato in laboratorio dai ricercatori cinesi, nel corso di una ricerca finalizzata alla realizzazione di un vaccino contro l’AIDS.
Qualche tempo più tardi, il medico dichiarò che la tecnologia 5G avrebbe potuto avere un ruolo nella diffusione della pandemia, riprendendo una teoria molto diffusa negli ambienti complottisti, secondo la quale la rete 5G sarebbe stata realizzata con il fine di diffondere tumori o altre malattie altamente mortali. Sebbene questa teoria sia stata classificata come inconsistente da parte della comunità scientifica, Montagnier non ritrattò mai la sua visione sul 5G e la correlazione con la COVID-19.
Non meno dure furono le sue posizioni sui vaccini anti-COVID a mRNA: Montagnier sostenne molte teorie secondo le quali i vaccini di Moderna e Pfizer-BioNTech avrebbero potuto causare tumori o gravi reazioni allergiche, sostenendo inoltre che le case produttrici avevano insabbiato i dati a sostegno di tale ipotesi. Tuttavia Montagnier non è mai stato in grado di presentare prove scientifiche a sostegno di simili affermazioni.
In compenso, il medico si mostrò favorevole all’utilizzo dell’azitromicina per curare la malattia COVID-19, anche se molti studi hanno smentito l’effetto benefico del farmaco sull’infezione da SARS-CoV-2.
Condividi su: