Consumo di alcol in Italia: i dati dell’Istituto Superiore di Sanità

Il consumo di alcol in Italia è, possiamo dire, abbastanza comune. Che sia il bicchiere di vino ai pasti, l’amaro alla fine o gli aperitivi, molti di noi non dicono di no. Tuttavia, l’alcol non è esente da rischi, infatti è un noto agente cancerogeno, ma spesso non lo consideriamo così pericoloso per la nostra salute. L‘ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha recentemente condiviso i dati sul consumo di alcol in Italia, ecco più in dettaglio come è la situazione.

Alcol, noto agente cancerogeno

L’alcol è un noto agente cancerogeno fin dal 1988 e il suo effetto è correlato alla quantità e alla frequenza. In particolare, come fa sapere la dottoressa Federica Invernizzi, responsabile dell’ambulatorio specialistico di Epatologia dell’Ospedale San Raffaele:

“10 grammi al giorno di alcool puro (meno di 1 unità alcolica) aumentano dal 9% sino al 25% il rischio di alcuni tipi di tumore”.

Oggi l’alcol è considerato un fattore di rischio per lo sviluppo delle neoplasie del cavo orale, della faringe e della laringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon-retto, del fegato, della colecisti e del pancreas. Dal momento che non esistono quantità sicure di alcol, non bere è la scelta migliore per prevenire il cancro.

Genere ed età influenzano il metabolismo dell’alcol

Per quanto sia gradevole bere un bicchiere di vino ai pasti o magari durante una serata prendere un cocktail, bisogna sempre ricordare che l’alcol è una sostanza tossica. Inoltre può indurre dipendenza in modo superiore alle sostanze più conosciute. A livello nutrizionale, l’alcol apporta circa 7 Kcalorie per grammo, ma non è un nutriente. Quindi il suo consumo non apporta alcuna utilità all’organismo risultando, invece, fonte di danno diretto alle cellule di molti organi, ma in particolare al fegato e al sistema nervoso centrale.

Bisogna ricordare che l’alcol è assorbito per il 2% dallo stomaco, mentre per il restante 80% dalla prima parte dell’intestino. Come? Una volta assorbito passa nel sangue e quindi al fegato, che ha il compito di metabolizzarlo attraverso l’enzima alcol-deidrogenasi. Il processo di smaltimento richiede una quantità di tempo legato a determinate condizioni fisiologiche. Infatti, varia in base a sesso, età, etnia e caratteristiche personali. E’ inefficiente fino ai 16 anni, parzialmente efficiente fino ai 21 e dai 65 anni in poi si perde gradualmente la capacità di smaltire l’alcol. La capacità di metabolizzare l’alcol nelle donne è sempre la metà, a tutte le età, rispetto a quelle degli uomini.

Abuso di alcol e binge drinking

Secondo i dati pubblicati sul sito Epicentro dell’ISS, che fa un quadro sul consumo di alcol in Italia, sono quattro adulti su 10 dichiarano di non consumare bevande alcoliche. Ma 1 persona su 6 ne fa un consumo definito a maggior rischio per la salute, per quantità o modalità di assunzione. Il 9,6% degli adulti fa binge drinking, cioè 5 o più unità alcoliche in una unica occasione per gli uomini e 4 o più per le donne. Invece, il 10% consuma alcol esclusivamente o prevalentemente fuori pasto e il 2% fa un consumo abituale elevato (3 o più unità alcoliche giornaliere per gli uomini e 2 o più  per le donne). Tra gli over 65 sono 6 su 10 colore che dichiarano di non consumare alcol abitualmente, ma 2 su 10 riferiscono un consumo moderato.

L’identikit del consumatore di alcol

L’identikit del consumatore adulto a maggior rischio è un uomo, giovane (e giovanissimo), non in difficoltà economica e con un alto livello di istruzione, residente nel Nord Italia.
Tra gli over 65 si registra, poi, un trend di consumo a rischio più frequente tra gli uomini delle classi socialmente più avvantaggiate, che si riduce all’avanzare dell’età.
Il consumo di alcol a maggior rischio si trova nel Nord Italia in particolare in Valle d’Aosta e PA di Bolzano, seguite, tra le Regioni settentrionali, dalla PA di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Tra le Regioni del Sud, il Molise ha la percentuale di consumatori di alcol a maggior rischio più alta della media nazionale. Anche il consumo di tipo binge è una prerogativa dell’Italia settentrionale e in particolare del Nord Est, ma Molise e Sardegna si distinguono negativamente fra le Regioni meridionali.

Bere in gravidanza, il rischio della sindrome feto-alcolica

Preoccupa gli esperti il numero di persone che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, come i pazienti con malattie del fegato. L’ISS evidenzia, anche, una scarsa attenzione degli operatori sanitari al problema dell’abuso di alcol: appena il 7% dei consumatori a “maggior rischio” riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno.
Per quanto riguarda la popolazione femminile, ci sono segnali di allarme sul consumo di alcol anche fra le giovani donne. Il consumo di alcol a maggior rischio sembra stabile, ma va aumentando la componente del consumo di tipo binge. Inoltre, il 10% delle donne in gravidanza riferisce di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista e fra le donne che allattano al seno la quota aumenta al 27%. È fondamentale sapere che consumare alcol in gravidanza può causare una patologia rara, ma molto grave: la sidrome feto-alcolica. Questa patologia porta non solo ad una crescita ridotta già durante la gravidanza, ma anche problemi a livello renale, cardiaco, scheletrico, dismorfismo del volto e disturbi neuro-comportamentali del bambino.

Le “bufale” sull’assunzione di alcolici

Ci sono delle credenze dure a morire sul consumo di alcol. Vediamo le più famose:

  • L’alcol non dà sicurezza, né aiuta le prestazioni sessuali
    Se a basse dosi hanno un effetto euforizzante, ad alte causa una azione depressiva sul sistema nervoso centrale. Sempre ad azione centrale riduce gli ormoni nella donna e nell’uomo coinvolti nella prestazione sessuale. Inoltre non è vero che l’alcol “riscalda”, è un’illusione. Infatti, causa vasodilatazione e quindi dispersione di calore.
  • Il vino ai pasti non fa bene (e nemmeno l’amaro)
    Le ricerche hanno visto che il bicchiere di vino ai pasti non fa bene al cuore, perché i suoi componenti, come i flavonoidi, sono in percentuale troppo bassa per avere un effetto positivo e cardioprotettivo. Anche l’amaro a fine pasto non è di aiuto alla digestione. Se da un lato l’alcol riduce la velocità di svuotamento gastrico, dall’altro l’azione digestiva delle erbe è annullata dall’alta gradazione.
  • Consumare alcol solo nel fine settimana non è meno dannoso
    Le ripercussioni sulla salute possono essere fisiche con intossicazione alcolica fino allo stupore e al coma, neurotossicità, oltre a impotenza e infertilità, disturbi del sonno, aumento del rischio di sviluppare tumori o malattie croniche. Ci sono ripercussioni anche di tipo sociale che portano a cambiamenti nei rapporti interpersonali, modifiche dello stile di vita, comportamenti aggressivi, incidenti stradali.

Fonti:
ISS- Poster “Sai cosa bevi?”

Condividi su: