Gli annegamenti in mare, piscina, laghi e fiumi rappresentano ogni anno una drammatica realtà il cui trend sfortunatamente non accenna a diminuire. Nel Global Report del 2014, l’OMS ha chiesto a tutte le Nazioni uno sforzo per definire strategie nazionali in grado di ridurne l’incidenza ed evitare tragici epiloghi.
Per fare il punto sulla situazione e mettere in atto strategie ad hoc di prevenzione degli incidenti in acqua, quindi, l’Istituto Superiore di Sanità ha istituito un Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione, su decisione del Ministero della Salute e in collaborazione con la Capitaneria di Porto, la Società Nazionale di Salvamento, l’ISPRA, il Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero (GNRAC), l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, l’ANCI Toscana e l’Università di Firenze.
Raccogliendo i dati sugli episodi fatali e non fatali di incidenti in acqua nel territorio nazionale e proponendo strategie funzionali alla loro rapida diminuzione, l’intento è quello di rispondere positivamente alle raccomandazioni dell’OMS e risparmiare vite umane a un tragico destino. Sensibilizzare sul tema e fornire informazioni concrete sui pericoli degli incidenti in mare è quindi la priorità nell’agenda dell’Osservatorio che sta realizzando delle Linee guida nazionali per la prevenzione degli incidenti. Ricordiamo che l’ISS ha già realizzato nell’ambito del progetto un primo opuscolo informativo dedicato alle regole da seguire per evitare gli annegamenti dei bambini e vivere le vacanze con spensieratezza.
In questo articolo parliamo di:
Incidenti in acqua: i dati
I principali dati raccolti dall’ISS nell’ambito delle attività dell’Osservatorio per la prevenzione degli annegamenti in Italia non sono affatto incoraggianti. Nell’arco temporale preso in esame, ossia dal 2015 al 2019, infatti, sono stati registrati ben 2.096 casi di incidenti in acqua dei quali 1209 fatali. Gli incidenti in acqua da sommersione portano a morte o a ricovero in prognosi riservata e/o in terapia intensiva nel 68% dei casi.
Gli incidenti, con circa 300-400 casi ogni anno, hanno riguardato in misura maggiore persone di sesso maschile, sia negli episodi fatali che in quelli fortunatamente risolti senza ricovero. Negli ultimi anni sono inoltre aumentati gli incidenti in acqua di persone di origine straniera residenti in Italia e i casi di annegamenti in laghi o fiumi presenti sul territorio. In generale, i 2.096 casi presi in esame dall’ISS riguardano
- nel 41% dei casi episodi avvenuti in acque interne,
- 42% sui litorali,
- 17% equamente distribuito tra incidenti in piscina e mare aperto.
Le regioni con il maggior numero di incidenti in acqua sono
- la Lombardia,
- l’Emilia Romagna,
- il Veneto.
I dati raccolti in questi anni dall’ISS sono stati lavorati con una metodologia che ha preso in esame le notizie provenienti dalle varie testate giornalistiche nazionali e locali. In questo modo è stato possibile condurre un’indagine più particolareggiata ottenendo preziose informazioni su luogo dell’incidente, dinamiche e dati precisi sulle vittime, dettagli spesso non disponibili dall’analisi dei dati ufficiali.
Tre le fasce d’età che risultano maggiormente vittima degli incidenti in acqua:
- il 18,2% di tutti gli episodi registrati si è verificato nella fascia d’età 45-64 anni,
- il 16,2% nella fascia 65-79 anni,
- il 13,9% nella fascia d’età 0-10 anni, a dimostrazione del fatto che sia estremamente importante una sensibilizzazione dei genitori sul tema della sicurezza in acqua per i loro piccoli.
Ma quali sono le cause più frequenti degli incidenti in acqua presi in esame dall’indagine? Nella maggior parte dei casi gli episodi si sono verificati a seguito di malore, eventualità a cui segue quella delle avverse condizioni meteo marine e, subito dopo, l’accidentale caduta in acqua, soprattutto da scogli. In molti dei casi oggetto di analisi, però, gli annegamenti fatali e non sono dipesi da due o più cause concomitanti che hanno reso l’incidente più grave e complesso.
Incidenti in acqua: considerazioni
Fermo restando il lavoro dell’Osservatorio che, come anticipato, sta preparando nuove linee guida per sensibilizzare la popolazione sul tema degli incidenti in acqua, i dati forniti da questa indagine ci offrono l’opportunità di fare alcune importanti considerazioni sui casi di annegamento in Italia.
Prima fra tutte, la necessità per le fasce d’età più alte di non sostare in spiaggia nelle ore più calde del giorno così da ridurre sensibilmente la possibilità di malori in acqua, spesso letali.
Ulteriore attenzione deve essere posta alla scelta delle acque interne come quelle di laghi e fiumi, in particolare per gli stranieri presenti sul territorio, spesso meno informati sulle insidie di particolari zone.
Attenzione ancora maggiore, infine, per i frequenti incidenti in acqua legati alle fasce d’età più basse. In questi casi la costante supervisione di un adulto può fare letteralmente la differenza tra la vita e la morte, soprattutto perché nella stragrande maggioranza dei casi i più piccoli non riescono a chiedere aiuto in caso di difficoltà in acqua e possono annegare in pochi centimetri in soli 3 minuti.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
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