Influenza Aviaria HPAI: cos’è e perché i contagi nei bovini in USA preoccupano gli esperti

I casi di influenza aviaria del ceppo HPAI (Highly Pathogenic Avian Influenza) nei bovini negli Stati Uniti allarmano le autorità locali e internazionali, anche per alcuni sporadici eventi di infezioni nell’uomo. Al momento le istituzioni americane hanno preso già provvedimenti per limitare il contagio, ma raccomandano di non avvicinare animali infetti e non assumere latte crudo. Ecco cosa c’è da sapere.

Cos’è l’influenza aviaria HPAI – Highly Pathogenic Avian Influenza

L’influenza aviaria altamente patogena (HPAI – Highly Pathogenic Avian Influenza ) è una malattia altamente contagiosa e spesso mortale per il pollame. È causata dai virus dell’influenza aviaria A (H5) e A (H7) ed è anche nota come influenza aviaria o influenza dei volatili. I virus HPAI possono essere trasmessi dagli uccelli selvatici al pollame domestico e ad altre specie di uccelli e animali. Sebbene i virus dell’influenza aviaria non infettino normalmente gli esseri umani, si sono verificati casi sporadici di infezioni umane. È importante notare che “altamente patogena” si riferisce a un impatto grave sugli uccelli, non necessariamente sugli esseri umani.

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), la Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA) e i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), insieme ai partner statali, continuano a investigare su un focolaio di virus dell’influenza aviaria altamente patogena (HPAI) che sta colpendo le mucche da latte in più stati americani. L’infezione con il virus sta causando una diminuzione della lattazione e lo scarso appetito sono tra i principali sintomi che avvengono nei bovini colpiti.

Influenza aviaria negli USA: cosa è successo

I grandi spazi presenti negli Stati Uniti dove pascolano i bovini da latte rende più facile il contatto tra avifauna selvatica e animali da allevamento. Era già accaduto in passato che il virus avesse già dato origine a eventi di spillover dagli uccelli selvatici a mammiferi domestici (carnivori). In particolare erano animali allevati con ridotte misure di biosicurezza, come per esempio gli allevamenti di visoni da pelliccia.

Negli Stati Uniti è stato rilevato un ceppo di influenza aviaria HPAI (Highly Pathogenic Avian Influenza) in alcuni allevamenti di bovini da latte.  E i ricercatori stanno approfondendo le esatte dinamiche di diffusione del virus dai volatili ai bovini e tra i bovini. Oltre che negli animali, il virus è stato rinvenuto anche in campioni di latte crudo. Non solo, ha anche contagiato un operatore del settore lattiero-caseario venuto a contatto con i capi infetti, causando una congiuntivite
L’Istituto Zooprofilattico delle Venezie spiega:

“Il caso rappresenta un evento eccezionale, infatti è la prima volta che un uomo viene infettato da un bovino con un virus dell’influenza aviaria HPAI, e ciò potrebbe essere dovuto ad una forte contaminazione ambientale e al mancato rispetto delle norme igieniche durante la mungitura”.

Gli esperti sottolineano che ad oggi non ci sono evidenze di trasmissione del virus per via aerea.

Attenzione al latte crudo: più sicuro se pastorizzato

La Food and Drug Administration, dopo aver escluso la presenza di virus vivo nel latte pastorizzato, ha fatto sapere che anche le analisi su latte in polvere e formaggi hanno dato lo stesso risultato.
Comunque, la FDA continua a sconsigliare fortemente il consumo di latte crudo e raccomanda all’industria casearia di non produrre o vendere latte crudo o prodotti a base di latte crudo. Nonstante la presenza di influenza aviaria nelle mucche, negli Stati Uniti “l’approvvigionamento di carne è sicuro”, come afferma il dipartimento dell’Agricoltura statunitense. Infatti, sono state eseguite le analisi su campioni di carne tritata provenienti dagli Stati interessati dall’infezione e sono risultati tutti negativi per il virus H5N1.
Tuttavia il dipartimento dell’Agricoltura americano invita i cittadini alla prudenza e a maneggiare correttamente le carni crude e cuocerle a una temperatura interna sicura, per uccidere batteri e virus.

Come proteggersi dall’aviaria: pastorizzare il latte ed evitare animali malati

Per limitare il più possibile la diffusione dell’influenza aviaria, gli esperti, innanzitutto, raccomandano di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati. La prima azione da compiere in questi casi è di fare una segnalazione alle autorità locali.
Poi, la FDA e l’USDA hanno indicato che, in base alle informazioni disponibili, le forniture commerciali di latte in america è sicura per due motivi:

  1. il processo di pastorizzazione e
  2. il dirottamento o la distruzione del latte proveniente da mucche malate.

Il processo di pastorizzazione ha protetto la salute pubblica per più di 100 anni. Questo perchè è un processo che uccide batteri e virus nocivi riscaldando il latte a una temperatura specifica per un periodo di tempo determinato per renderlo più sicuro. Infatti, la pastorizzazione consiste nell’esposizione del latte crudo ad un’elevata temperatura per un breve periodo di tempo, generalmente +71,7°C per 15 secondi.
Anche se il virus viene rilevato nel latte crudo, di solito la pastorizzazione elimina i patogeni in modo che non rappresentino un rischio per la salute dei consumatori.

Tuttavia, la pastorizzazione è diversa dalla sterilizzazione completa. Infatti, la sterilizzazione è un trattamento che consiste nel riscaldamento continuo del latte crudo, ad almeno 135°C per non meno di un secondo o a temperature più basse (116-120°C) per tempi più lunghi (circa 20 minuti), al fine di eliminare microrganismi e spore.
Il latte sterilizzato è confezionato in recipienti sterili e opachi in modo da ridurre al minimo le variazioni chimiche, fisiche, di odore e di sapore (caratteristiche organolettiche).

Fonti:

ISS Salute – Trattamento termico del latte

FDA – Update HPAI

Condividi su: