Roald Dahl (13 settembre 1916 – 23 novembre 1990) è conosciuto all’unanimità come scrittore di travolgenti libri per l’infanzia. Ma il romanziere britannico, di origini norvegesi, fu anche autore di una rivoluzionaria scoperta in ambito medico.
Il celebre scrittore fu anche co-inventore della valvola WDT (Wade-Dahl-Till), utilizzata per contrastare gli effetti dell’idrocefalia. La creatività di Dahl non ebbe limiti e caratterizzò gran parte della sua avventurosa vita. La sua ricerca in ambito scientifico, però, fu in primo luogo un atto d’amore. Roald Dahl negli anni ’60 diventò un pioniere della nuova industria neurotecnologica per alleviare le sofferenze del figlio Theo Dahl.
Nel giorno dell’anniversario della morte, vogliamo ricordare la sua invenzione e il progresso portato nella cura dei bambini affetti da idrocefalo.
In questo articolo parliamo di:
Roald Dahl e l’idrocefalia
L’interesse di Roald Dahl per la cura dell’idrocefalo cela una storia commovente.
È il 5 dicembre 1960 quando il suo terzogenito, Theo, viene coinvolto in un tragico incidente automobilistico. Il bambino, di soli quattro mesi, riportò delle gravissime ferite cerebrali. In seguito al trauma il piccolo Theo Dahl sviluppò l’idrocefalia (ovvero il versamento di liquido cefalorachidiano in eccesso all’interno delle cavità ventricolari).
Al bambino fu quindi impiantata una valvola standard Holter per drenare l’eccesso di liquido cerebrale. La valvola tuttavia non era abbastanza efficiente ed era spesso soggetta a blocchi, i quali non solo causavano dolore, ma rendevano necessario ogni volta un intervento chirurgico d’urgenza.
Pur di alleviare le sofferenze del figlio, Roald Dahl iniziò una collaborazione con il neurochirurgo pediatrico Kenneth Till e il fabbricante di giocattoli e ingegnere idraulico Stanley Wade per sviluppare un dispositivo di drenaggio.
Le valvole in commercio all’epoca erano molto costose e inoltre comprendevano alcune componenti in plastica che non potevano essere sterilizzate. L’intento di Dahl era di realizzare un nuovo meccanismo in grado di drenare con maggiore efficacia l’eccesso di liquido cerebrale, in modo da aiutare così il figlio a vivere una vita normale come tutti gli altri bambini.
Idrocefalia: cos’è e cura
L’idrocefalia consiste nell’accumulo di liquido cefalorachidiano nei ventricoli cerebrali che si dilatano, causando un aumento della pressione intracranica. Il termine idrocefalia è composto dalle parole di origine greca hydro (acqua) e kephalé (testa), significa letteralmente “acqua nel cervello”. La funzione base del liquido cefalorachidiano è di proteggere il cervello, tuttavia un suo eccesso può esercitare una pressione dannosa sulla membrana cerebrale.
L’idrocefalia può insorgere quando il bambino si trova nell’utero materno (patologia congenita) oppure può verificarsi in seguito a un trauma (patologia acquisita).
Alla nascita, circa un bambino su 1.000 presenta idrocefalo congenito, una condizione causata dall’eccessivo aumento di volume del liquido cerebrospinale, o liquor, nei ventricoli cerebrali.
Questa malattia può provocare danni permanenti al cervello e problemi nello sviluppo fisico e mentale. Oggi l’idrocefalia può essere trattata e curata e i pazienti affetti da questa patologia sono in grado di condurre una vita normale.
Il trattamento più comune in assoluto per l’idrocefalo è l’inserimento chirurgico nel cervello di un sistema di drenaggio, chiamato shunt.
Un contributo fondamentale nella cura di questa patologia neurologica lo diede proprio lo scrittore Roald Dahl grazie all’insostituibile team scientifico da lui improvvisato.
La valvola WDT (Wade- Dahl-Till)
Fu il dottor Till, neurochirurgo dell’ospedale pediatrico London’s Great Ormond Street, a comprendere che i detriti del liquido cerebrale, erano la causa dei malfunzionamenti della valvola Holter.
Roald Dahl decise di unire le menti geniali del dottor Till e di un suo conoscente ingegnere specializzato in idraulica di precisione, Stanley Wade, per sviluppare un nuovo meccanismo di valvola, basato su due dischi metallici e un corto tubo di silicone. Dahl coordinò gli sforzi del medico e dell’ingegnere idraulico e, alla fine, riuscì a fabbricare la valvola che avrebbe salvato la vita di Theo.
Nel 1962 fu brevettata la valvola WDT (Wade-Dahl-Till), uno shunt cerebrale sviluppato dal team guidato da Roald Dahl.
La valvola WDT interveniva sulla meccanica della valvola e introduceva due piccoli elementi metallici a forma di disco, ciascuno alloggiato all’estremità di un corto tubo di gomma siliconica. Il fluido che si muoveva sotto pressione dal basso spingeva i dischi contro il tubo per impedire il flusso di ritorno; quindi la pressione dall’alto spostava ciascun disco nella posizione “aperto”.
Come riferì il dottor Till alla rivista scientifica specializzata The Lancelet la valvola WDT era caratterizzata da “bassa resistenza, facilità di sterilizzazione, assenza di reflusso, costruzione robusta e rischio di blocco trascurabile”.
Fu proprio The Lancet, una delle riviste di medicina più famose al mondo, a riportare la notizia della straordinaria invenzione in ambito neurochirurgico.
Il contributo della Roald Dahl Foundation alla salute dei bambini
Grazie alla valvola WDT furono curati migliaia di bambini affetti da idrocefalia. Per fortuna il piccolo Theo Dahl nel frattempo si era rimesso e non ebbe più bisogno di usufruire della valvola. Quell’invenzione tuttavia rimase uno straordinario atto d’amore compiuto da un padre per il bene futuro del figlio.
Roald Dahl e il suo team decisero, di comune accordo, di non ricevere alcun guadagno dalla loro invenzione.
Ancora oggi la Roald Dahl Foundation devolve il 10% dei diritti d’autore derivati dalla vendita di tutti i libri dello scrittore a favore dei bambini colpiti da patologie neurologiche ed ematiche.
Ancora in vita, Roald Dahl si fece anche promotore della vaccinazione contro il morbillo, raccontando la triste storia della figlia Olivia Dahl, morta di morbillo all’età di 7 anni.
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