Il talco è “probabilmente” cancerogeno: cosa sappiamo?

Il talco è un minerale che trova impiego in svariati settori dell’industria: viene usato nella produzione dei cosmetici e delle vernici, è importante nel processo produttivo della ceramica e della carta.

Nonostante la sua larga diffusione, negli ultimi anni è stato protagonista di molte polemiche e preoccupazioni a causa di una sua presunta correlazione con lo sviluppo di particolari tumori.
Nella fattispecie, la presenza di tracce di amianto in prodotti con talco applicati nelle zone genitali potrebbe essere responsabile dell’insorgenza di carcinomi alle ovaie.

Ma il talco è davvero cancerogeno? La questione è molto dibattuta e, per comprendere a fondo il problema, è necessario prima capire cos’è il talco e perché in natura è spesso associato all’amianto.
Vediamo insieme gli studi che hanno portato a delineare quest’ipotesi.

Le caratteristiche del talco: quali sono?

Il talco è un minerale facente parte della famiglia dei silicati. La sua formula chimica è Mg₃Si₄O₁₀(OH)₂.
Si presenta bianco e untuoso al tatto e si trova nel punto più basso della scala di Mohs, che viene usata per la classificazione della durezza dei minerali.

Il talco è presente di solito in rocce metamorfiche, le quali vanno incontro a un processo di ricristallizzano dopo essere state sottoposte ad alte pressioni e/o temperature.

È noto per le sue proprietà assorbenti e viene comunemente utilizzato in prodotti per l’igiene personale, come il talco per bambini, e nei cosmetici, come ciprie e fondotinta. Per legge, il talco deve essere privo di asbesto, una sostanza nota per la sua cancerogenicità, presente nei prodotti fino agli anni ’70. Tuttavia, la questione non è così semplice e le nuove ricerche hanno sollevato interrogativi importanti.

L’industria mostra grande interesse per il talco grazie ai suoi molteplici utilizzi: è impiegato nel settore farmaceutico, cosmetico, plastico, ceramico, della carta, delle vernici, e anche in ambito agricolo.

Talco e cancro: cosa dicono le ultime ricerche e le nuove linee guida della IARC?

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), facente parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha redatto una nuova classificazione dei rischi associati all’uso del talco.
Questo ha determinato un ritorno del minerale sotto i riflettori della scienza e della salute pubblica.

Di fatto, il talco è stato definito, dalle istituzioni di cui sopra, un probabile cancerogeno (raggruppamento 2°, sostanze potenzialmente cancerogene).
Che cosa significa tutto questo? Ma soprattutto quali sono le implicazioni per chi utilizza questo prodotto per l’igiene personale?

Il talco è davvero una sostanza cancerogena?

Dobbiamo affermare che, l’inserimento del talco nel raggruppamento delle sostanze potenzialmente cancerogene non implica in nessun modo una certezza di cancerogenicità, ma piuttosto una valutazione basata su prove scientifiche che indicano un potenziale rischio.

La IARC ha preso in esame i dati ottenuti da una serie di studi e ricerche in tutto il mondo concludendo che potrebbero esserci evidenze limitate di un potere cancerogeno del talco a livello delle ovaie.
Questa caratteristica sembra essere ricondotta specialmente all’uso del minerale nelle zone intime.

Oltre a ciò, sembrano esserci prove sufficienti che il talco possa avere effetti cancerogeni in animali da laboratorio ma queste evidenze non sono sufficienti a stabilire un nesso causale diretto negli esseri umani.

Le evidenze più dirette sono invece per altri tipi di effetti: il talco produce un effetto infiammatorio e l’alterazione della proliferazione cellulare in cellule umane in laboratorio, che comunque, va detto, sono processi correlati con la formazione di tumori.

Talco: cosa dicono gli studi al riguardo?

Gli studi scientifici in questione hanno prodotto risultati che possono essere considerati contrastanti.
Uno studio del 2016 pubblicato sulla rivista “Epidemiology” evidenziava e suggeriva un aumento del 24% del rischio di cancro alle ovaie tra le donne che usavano talco per la loro igiene intima.

Al contrario da una revisione approfondita della letteratura scientifica nel 2020, non è stato trovato nessun legame statistico tra l’uso di talco e il rischio di tumore, analizzando i dati di oltre 250.000 donne.

È fondamentale notare che la maggior parte degli studi è di tipo osservazionale, il che significa che osservano correlazioni senza stabilire rapporti di causa-effetto definitivi.

Quali sono le raccomandazioni della IARC? Cosa dobbiamo fare?

La IARC non ha stabilito nessuna soglia di rischio specifica o delle condizioni precise in cui l’utilizzo di talco può rappresentare una fonte tossica particolare.
Quello che è stato fatto dalle istituzioni è emanare raccomandazioni, tra le quali, la principale è quella di evitare l’uso di talco nelle zone genitali e perineali.

Questa raccomandazione è basata sulla possibilità di un rischio potenziale piuttosto che su una serie di prove concrete di danni causati da un uso continuo giornaliero.

Un ulteriore momento in cui il talco può essere fonte di rischi lo possiamo trovare all’interno della sua filiera produttiva: l’inalazione delle sue polveri, soprattutto durante l’estrazione mineraria può esporre i lavoratori a polveri contenenti quarzo e asbesto.

Questi rischi sono estremamente più elevati per coloro che lavorano nelle miniere piuttosto che per chi usa il prodotto nell’ambito dell’igiene personale.

Per chi è preoccupato, esistono alternative al talco per l’igiene personale, come i prodotti a base di amido di mais, che non presentano gli stessi rischi.

Possiamo concludere che nonostante il talco sia stato recentemente classificato dalla IARC come “probabile cancerogeno”, questo tipo di classificazione non implica una certezza di rischio per chi lo usa occasionalmente. Tuttavia, la raccomandazione di evitare l’uso del talco nelle aree genitali e perineali è una saggia misura precauzionale.

Fonti

https://www.focus.it/scienza/salute/talco-dichiarato-probabilmente-cancerogeno

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