Il plasminogeno è un fattore molto importante per la fisiologia del nostro organismo.
Da un punto di vista biologico è una proteina ed interviene in una serie di processi biochimici molto rilevanti come la coagulazione, la fibrinolisi e la risoluzione dei coaguli sanguigni. Vediamo in dettaglio i ruoli e le funzioni specifiche di questa importante molecola.
In questo articolo parliamo di:
Che cos’è il plasminogeno?
Il plasminogeno è una proteina che fa parte delle globuline plasmatiche; viene prodotta principalmente all’interno del fegato.
La sua forma nativa non è attiva ma deve essere modificata da un altro fattore per potersi trasformare nella versione funzionante.
La proteina è sintetizzata come una molecola lunga e complessa, con una struttura primaria di circa 791 amminoacidi. La sua struttura è divisa in vari domini, ciascuno dei quali svolge un ruolo specifico nel processo di attivazione.
Come agisce il plasminogeno all’interno del processo di coagulazione?
La forma attiva del plasminogeno è la plasmina che svolge il ruolo effettivo nel processo della fibrinolisi, ossia quel meccanismo che porta alla destrutturazione dei coaguli del sangue. Quando si verifica una lesione vascolare o una ferita, il corpo inizia a formare un coagulo di fibrina per prevenire la perdita eccessiva di sangue.
Tuttavia, una volta che la ferita è guarita e non è più necessario il coagulo, il plasminogeno entra in azione.
Il plasminogeno viene attivato in plasmina tramite un’azione enzimatica. Questo processo avviene attraverso l’azione di vari attivatori, tra cui il tPA (tissue-type plasminogen activator) e l’uPA (urokinase-type plasminogen activator). Questi attivatori riconoscono specificamente il plasminogeno legato alla fibrina, localizzando l’attivazione al sito del coagulo sanguigno, evitando così l’attivazione del plasminogeno in altre parti del corpo.
Una volta attivato in plasmina, questo enzima inizia a degradare la fibrina, rompendo il coagulo sanguigno.
La plasmina agisce su varie proteine coinvolte nella coagulazione, tra cui il fibrinogeno, che viene trasformato in fibrina, e altri fattori di coagulazione. Inoltre, la plasmina svolge un ruolo nella regolazione della risposta infiammatoria.
La fibrinolisi è un processo estremamente rilevante nel mantenimento dell’equilibrio coagulativo del sangue in quanto previene la formazione eccessiva di coaguli che possono portare a gravi condizioni come la formazione di trombi o emboli.
Senza il plasminogeno e la sua capacità di attivare la plasmina, il nostro corpo sarebbe molto più suscettibile a tali condizioni.
Quali sono altri ruoli del plasminogeno?
Il plasminogeno è coinvolto anche in altri aspetti della fisiologia del corpo umano. Ad esempio, è stato dimostrato che questa proteina gioca un ruolo nella rigenerazione tissutale: la sua attività proteolitica può contribuire alla rimozione di tessuto necrotico e danneggiato, favorendo la rigenerazione dei tessuti sani.
Inoltre, il plasminogeno è coinvolto nella rimozione delle placche aterosclerotiche, una delle cause principali di malattie cardiovascolari. Le placche aterosclerotiche sono costituite da lipidi e depositi di colesterolo all’interno delle arterie. Il plasminogeno può essere coinvolto nella degradazione di queste placche, contribuendo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Cosa succede se il plasminogeno è troppo alto o troppo basso?
Il sistema di coagulazione è retto da un equilibrio molto delicato tra il processo di coagulazione e quello di fibrinolisi.
Quando questo equilibrio si altera posson verificarsi problemi di salute: può verificarsi ad esempio una ridotta attività del plasminogeno con conseguente spostamento dell’equilibrio in favore della formazione di coaguli, oppure, al contrario può verificarsi un’eccessiva attività di quest’ultimo che può generare problematiche di sanguinamento e emorragie.
In genere i livelli di plasminogeno nei soggetti sani si collocano in un intervallo compreso tra 80% e 120% della concentrazione media normale. Questo intervallo indica che il plasminogeno circolante è presente a una quantità considerata adeguata per svolgere le sue funzioni nella coagulazione e nella fibrinolisi.
È importante notare che i valori di riferimento possono variare in base alle specifiche metodologie di analisi utilizzate. Pertanto, è sempre consigliabile consultare il proprio medico o il laboratorio di analisi cliniche per ottenere i valori di riferimento specifici utilizzati nella propria area geografica o istituto medico.
In caso di valori al di fuori dell’intervallo normale del plasminogeno, il medico può eseguire ulteriori esami per determinare la causa sottostante e stabilire il trattamento appropriato. Valori anormali possono essere associati a condizioni come l’ipoplasminogenemia (bassi livelli di plasminogeno) o l’iperplasminogenemia (alti livelli di plasminogeno), che possono influenzare il rischio di trombosi o emorragie e richiedere un intervento medico specifico.
Fonti
Robbins e Cotran. “Le basi patologiche delle malattie” – Edra
Condividi su: