Quando è più utile assumere la melatonina? I risultati di un studio

La melatonina è un ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Viene sintetizzata nella ghiandola pineale, situata in profondità nel cervello.
I livelli di melatonina nel sangue variano nell’arco della giornata: questi sono bassi durante il giorno e iniziano ad aumentare 1-3 ore prima dell’orario abituale del sonno, per poi rimanere elevati durante il sonno e diminuire circa un’ora prima del risveglio.

Questo ormone svolge un ruolo decisivo per la regolazione del sonno e può essere usato somministrandolo per via esogena come espediente farmacologico per trattare l’insonnia.

Che cos’è la melatonina? Che relazione ha con il ritmo circadiano?

Come ormone, la melatonina svolge molteplici funzioni, tuttavia è nella regolazione del ciclo sonno-veglia che espleta la sua azione più importante, in quanto è l’ormone protagonista nella regolazione del ritmo circadiano che sincronizza il ritmo luce/buio con il ritmo sonno/veglia.

La riduzione della luce nelle ore serali attiva la produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale tramite recettori presenti nella retina. Questa, a sua volta, riduce la temperatura corporea interna, attivando i meccanismi che inducono il sonno.

Sulla base del tipo di orario di produzione della melatonina, un soggetto può essere ascritto a due diverse categorie di cronotipi:

  • Gufi: Persone con cronotipo che tendono a essere attive la sera, si coricano tardi e faticano a svegliarsi presto.
  • Allodole: Persone con cronotipo mattutino che avvertono sonnolenza presto la sera e si svegliano presto, essendo più produttive al mattino.

Quando può essere utile ricorrere all’integrazione di melatonina?

L’integrazione della melatonina per via farmacologica può essere utile per il trattamento di condizioni caratterizzate dalla perdita del ritmo sonno-veglia.

Le persone anziane sono le più soggette ad avere un disequilibrio del ritmo sonno-voglia, soprattutto in base al fatto che i livelli di melatonina endogena diminuiscono drasticamente con l’età, influenzando la qualità e la quantità del sonno negli adulti anziani.

L’uso di melatonina a rilascio prolungato è valido come trattamento per l’insonnia nei soggetti che hanno un’età superiore ai 55 anni.

Al contrario, gli adolescenti spesso posticipano l’orario di addormentamento facendo fatica a svegliarsi presto la mattina.

Qualora questo problema divenisse difficile da gestire e iniziasse a impattare sulle performance diurne, l’uso costante di melatonina prima di andare a dormire, può ristabilire un corretto alternarsi del ciclo sonno-veglia, se seguito da correlate regole comportamentali.

In tempi recenti la melatonina è stata anche indicata come trattamento di prima scelta per bambini e adolescenti affetti da disturbi del neurosviluppo, come l’autismo e in generale per i disturbi del sonno.

Come deve essere assunta la melatonina? Quali sono eventuali indicazioni ed effetti collaterali?

La melatonina usata per il trattamento dei disturbi del sonno è presente con varie formulazioni, sia a rilascio immediato che prolungato, spesso in combinazione altre sostanze fitoterapiche.

L’unica formulazione riconosciuta come farmaco è quella z rilascio prolungato (2mg), che viene usata per il trattamento dell’insonnia nei soggetti con età superiore ai 55 anni.

Per quanto riguarda i disturbi del ritmo circadiano vengono consigliate invece formulazioni a rilascio più veloce e con dosaggi più contenuti, all’incirca di 1 mg.

Le attuali linee guida sul tema non supportano l’efficacia dei fitoterapici come magnesio, triptofano, valeriana e camomilla nel trattamento dell’insonnia, anche se alcune evidenze al riguardo suggeriscono la loro utilità in certi casi, considerando anche il fatto che sono completamente privi di controindicazioni o effetti collaterali.

Uno dei possibili effetti collaterali della melatonina può essere l’eccessiva sedazione, che può manifestarsi principalmente al mattino e ridursi via via durante il passare del giorno.

L’effetto sedativo riguarda soprattutto adulti e ragazzi mentre si manifesta con rarità in soggetti anziani.

L’uso della melatonina deve essere effettuato con estrema cautela anche nelle persone con malattie autoimmuni, oltre che nelle donne in gravidanza, in quanto non ci sono studi a sufficienza riguardo la sua sicurezza.

Quali possono essere altri usi della melatonina?

Oltre alle proprietà relative al riequilibrio del ciclo sonno veglia, la melatonina può avere effetti anche per quanto riguarda le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, ed è stata consigliata anche durante la pandemia da Covid-19 per ridurre la suscettibilità e la gravità della malattia.

Inoltre, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive, sembra che la melatonina possa avere un’azione protettiva contro le malattie neurodegenerative, prevenendo l’accumulo di sostanze neurotossiche. Altre evidenze, ancora da confermare, suggeriscono un suo potenziale ruolo nel:

  • Modulazione del dolore.
  • Miglioramento della fertilità.
  • Riduzione della progressione delle patologie oncologiche.
  • Miglioramento delle condizioni in patologie psichiatriche croniche.

La melatonina può interagire con altri farmaci?

La melatonina può interferire con varie sostanze, rendendo necessaria una certa cautela nel suo uso.
Se usata in combinazione con anticoagulanti, può aumentare il rischio di sanguinamento.

Nei bambini con epilessia potrebbe inibire gli effetti dei farmaci antiepilettici.
Può interferire con i farmaci antipertensivi, sedativi, antidiabetici e contraccettivi, causando variazioni indesiderate nei loro effetti.

Gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono incrementare i livelli di melatonina, aumentando la sonnolenza. La melatonina può alterare l’efficacia dei farmaci metabolizzati dagli enzimi del fegato CYP1A2 e CYP2C19, e stimolare il sistema immunitario, interferendo con gli immunosoppressori.

I risultati di uno studio affermano che l’assunzione di melatonina deve essere effettuata 3 ore prima del riposo

I risultati di un nuovo studio sulla melatonina forniscono chiare indicazioni sull’efficace della melatonina per migliorare il sonno.

Fino a questo momento, come spiegano gli autori dello studio, gli studi esistenti hanno prodotto risultati incoerenti, soprattutto a causa degli schemi di somministrazione che non seguivano efficientemente i tempi di dosaggio fisiologici.

L’analisi è partita da 26 studi randomizzati, condotti tra il 1987 e il 2020, che hanno incluso un totale di 1689 osservazioni su soggetti caratterizzati da insonnia, oltre che volontari sani.

Su questi soggetti è stato esaminato l’effetto della melatonina sul sonno.
Gli autori dello studio affermano che l’assunzione di 2 mg di melatonina mezz’ora prima di andare a letto non massimizza l’effetto della melatonina: i risultati dello studio evidenziano invece che per ottimizzare l’efficacia della melatonina, è preferibile somministrarla 3 ore prima del riposo e aumentare la dose a 4 mg al giorno.

Oltre a questo, l’orario di assunzione del farmaco dovrebbe essere personalizzato in base al ritmo sonno-veglia di ciascun paziente, al fine di imitare quella che sarebbe una produzione naturale di melatonina da parte dell’epifisi.

Somministrando la melatonina con lo schema suggerito dai risultati, questa raggiunge la massima efficacia esattamente nel momento in cui la melatonina endogena viene rilasciata nel sangue.

Fonti

https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/m/melatonina

Quanta melatonina prendere e come? Lo studio ‘anti-insonnia’ di UniPi

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