Dal 1985, l’Italia ha partecipato in maniera attiva ai programmi di ricerca in Antartide, nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). Questo programma è nato da un’iniziativa della Commissione Scientifica Nazionale per l’Antartide (CSNA) e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
Il progetto ha permesso al Paese di stabilire basi logistiche permanenti vitali per il lavoro degli scienziati. Le due stazioni principali, la Mario Zucchelli e la Concordia, sono state fondamentali per lo sviluppo delle attività scientifiche nel continente ghiacciato.
La prima è operativa solo durante l’estate australe, mentre la seconda è attiva tutto l’anno, grazie alla collaborazione con la Francia.
Queste strutture non accolgono solamente i ricercatori, ma forniscono anche supporto logistico necessario per la conduzione delle campagne di ricerca annuali, che coinvolgono personale composto da scienziati e tecnici.
Ogni anno, circa 300 ricercatori che provengono da diversi istituti, fra i quali compaiono principalmente università ed enti pubblici che si dedicano principalmente a studi di rilevanza internazionale, affrontando questioni scientifiche che spaziano dalla biologia alla climatologia.
In questo articolo parliamo di:
Chi coordina le attività in Antartide?
La gestione delle attività logistiche è affidata all’ENEA, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, che opera attraverso una specifica Unità Tecnica Antartide.
Questa Unità si occupa di organizzare le spedizioni e gestire le infrastrutture presenti in Antartide, garantendo che le operazioni si svolgano senza intoppi.
Il coordinamento scientifico, invece, è compito del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Attraverso il Comitato per la Ricerca Polare, il CNR promuove e gestisce le attività di ricerca, assicurando che i risultati ottenuti vengano divulgati e utilizzati per ulteriori studi. La CSNA gioca un ruolo chiave nel definire il piano di ricerca e nella valutazione dei progetti da finanziare, operando con un gruppo di esperti dedicati per un periodo di quattro anni.
Quali sono le nuove frontiere della ricerca in Antartide?
Di recente, un nuovo progetto ha convogliato le attenzioni di molti ricercatori: il progetto Antartic-ome.
Questo studio sta iniziando esattamente in questo periodo con l’obiettivo di indagare la trasmissione orizzontale del microbioma umano all’interno della stazione Mario Zucchelli.
La ricerca coinvolge tre università italiane e combina diverse competenze, tra le quali figurano principalmente la microbiologia, genetica, antropologia e bioinformatica.
L’obiettivo più importante è l’esplorazione di come i microrganismi non patogeni riescano a diffondersi fra gli individui in un ambiente cosi estremo.
Il microbioma, ovvero l’insieme di microrganismi presenti nel corpo umano e nell’ambiente circostante, è noto per il suo ruolo cruciale nella salute. Tuttavia, molte delle dinamiche che regolano la sua trasmissione rimangono poco comprese. Questo progetto mira a rispondere a domande fondamentali riguardo ai meccanismi di diffusione dei microrganismi e all’influenza delle interazioni sociali su di essi.
Qual è l’approccio metodologico del progetto?
Il progetto Antartic-ome è il risultato di un approccio metodologico molto innovativo, che unisce lo studio di dinamiche sia biologiche che sociali.
I responsabili del progetto condurranno ricerche pratiche, raccogliendo campioni di microbioma umano al fine di monitorare le interazioni tra gli operatori del centro.
Sarà analizzato come le abitudini alimentari e le dinamiche relazionali influenzano la composizione del microbioma.
L’Antartide, con il suo ambiente unico e le sue condizioni estreme, offre un contesto ideale per studiare come fattori ambientali e sociali interagiscono nella composizione microbica. Monitorando circa 90 persone, i ricercatori sperano di capire come le comunità microbiche si evolvono e si adattano nel tempo in risposta alla vita quotidiana e alla condivisione degli spazi.
Perché è importante questa ricerca?
La comprensione delle dinamiche relative al dinamismo del microbioma ha implicazioni estremamente significative per la salute umana, in particolare per tutto ciò che riguarda le malattie non trasmissibili.
I risultati di questo progetto potrebbero fornire spunti per lo studio del legame tra interazioni sociali e salute.
L’integrazione di diversi punti di vista derivanti da discipline scientifiche differenti, rappresenta una sfida molto stimolante. Il team di ricerca, composto da esperti in diversi campi, si propone di raccogliere dati sia qualitativi che quantitativi, fornendo un quadro più completo delle interazioni microbiche.
Quali sono le prospettive future della ricerca antartica?
L’importanza del PNRA e delle ricerche come Antartic-ome ha a che fare non solo nel contributo scientifico che questi enti possono fornire, ma anche nella loro capacità di rappresentare un modello per futuri studi in contesti estremi come quelli delle missioni spaziali.
La combinazione di rigore scientifico e analisi sociale può portare anche all’implementazione di nuove applicazioni pratiche, migliorando la nostra comprensione della salute umana e delle dinamiche ecologiche.
Il coinvolgimento dell’Italia in Antartide non è limitato solamene all’esplorazione del continente, ma riguarda anche l’impegno nella ricerca scientifica e nella comprensione delle complessità biologiche e sociali.
Con iniziative come il progetto Antartic-ome, si aprono nuovi orizzonti per la ricerca, con l’obiettivo di scoprire e comprendere il ruolo del microbioma nella salute e nel benessere umano, in un contesto di straordinaria bellezza e sfida scientifica.