La preparazione di un corpo post-mortem, soprattutto se di personalità pubbliche, è una faccenda complessa. Infatti, comporta riuscire a mantenere il più possibile integra e composta la salma per permettere alle persone di rendere omaggio al defunto. Per fare questo, esistono delle tecniche specifiche come la tanatoprassi. Vediamo, quindi in cosa consiste e in cosa differisce dall’imbalsamazione.
In questo articolo parliamo di:
Cos’è la tanatoprassi
Il termine tanatoprassi deriva dal greco dove “thanatos” significa “morte” e da “praxis” che vuol dire “pratica”.
Con questa parola si fa riferimento ad una tecnica post-mortem di conservazione dei corpi attraverso trattamenti specifici di tipo igienico-conservativi che rallentano i processi di decomposizione. Questo permette di far mantenere al defunto un aspetto naturale anche per diversi giorni. La tanatoprassi è utilizzata soprattutto per l’esposizione pubblica delle salme, come per quella di Papa Francesco.
La procedura della tanatoprassi
Per prima cosa si lava e si disinfetta il corpo del defunto che, nelle ore successive alla morte, subisce una veloce trasformazione. Il processo di decomposizione è più rapido in ambienti caldo umidi, come ad esempio in estate. Viene effettuato il drenaggio dei liquidi che sono sostituiti da un fluido conservante, la vestizione e poi una serie di cure estetiche come il trucco correttivo e cerature protettive. Infine, la composizione delle mani e del viso.
Questo procedimento permette di conservare il corpo del defunto in modo integro per circa 10- 15 giorni, senza refrigerazione, prima della sepoltura. Ma la tanatoprassi, non modifica in modo permanente la salma perchè garantisce il naturale processo di dissoluzione in un tempo massimo di 10 anni. Non ci si improvvisa esperti di tanatoprassi, infatti, chi si occupa di questa pratica si chiama tanatoprattore e ha seguito corsi di formazione specifici oltre ad essere inserito in un albo.
Imbalsamazione e mummificazione
La cura e la preparazione dei defunti è una tradizione antichissima che permea con modalità differenti, ma costante, tutti i popoli.
La tanatoprassi viene indicata anche come una sorta di imbalsamazione temporanea, anche se con l’effettiva pratica dell’imbalsamazione ha alcune differenze sostanziali.
Per imbalsamare un corpo per prima cosa lo si svuotava di vari organi e il vuoto veniva riempito con lino impregnato di resina. Poi si immergeva nel natron, una miscela di sali di sodio che aveva lo scopo di assorbire i liquidi. Infine, si passava la resina per impermeabilizzare il corpo e lo si bendava. Un altro metodo, più veloce, prevedeva la semplice macerazione di tutto il corpo in un bagno di salamoia. Poi, nel XIX secolo si impiegarono altri tipi di liquidi come arsenico, mercurio, cinabro fino alla formalina.
Invece, la mummificazione è un processo di conservazione che si attua solo in certe condizioni climatiche e di terreno. Ad esempio, se è il caldo ad essiccare corpo e tessuti, si chiama mummificazione per azione termica, mentre un altro caso sono i corpi conservati nelle paludi di torba grazie al muschio, all’acidità dell’acqua, al freddo e alla mancanza di ossigeno.
Fonti
INIT– Tanatoprassi
Focus – Imbalsamazione e mummificazione