Avvertire dolore o prurito ai capezzolo è un evento piuttosto comune e, in quanto tale, di norma non è indice di un processo patologico ma piuttosto un semplice fenomeno passeggero che non deve destare paura e ansia.
Il capezzolo è una zona del corpo delicata e molto sensibile a causa della forte vascolarizzazione e della fitta rete di terminazioni nervose che lo raggiungono, pertanto anche una piccola stimolazione viene percepita con facilità.
Al tempo stesso un dolore al seno o ai suoi annessi cutanei, nei soggetti più ansiosi può destare particolare preoccupazione perché riconduce immediatamente il sintomo alla possibilità di un tumore, esacerbando la sensazione dolorosa anche quando è di minima entità.
Detto ciò, è certo utile dire che il tumore al seno non è un’evenienza rara, anzi, per la sua diffusione nella popolazione si consiglia sempre di sottoporsi a controlli periodici di screening (mammografia). Tuttavia, al tempo stesso è doveroso rassicurare per evitare inutili timori ed allarmismi preventivi senza fondamenti diagnostici.
Difatti nella maggior parte dei casi il dolore al capezzolo è causato da fisiologiche modificazioni della ghiandola mammaria o per un piccolo trauma o ancora per lo sfregamento con tessuti o sostanze irritanti che può provocare più prurito che dolore vero e proprio.
Talvolta, invece il dolore ai capezzoli può rappresentare un vero e proprio campanello di allarme per una patologia di entità più grave e che necessita di adeguate terapie. Il discorso vale sia per l’uomo che per la donna.
Prima di passare ad approfondire il problema, risulta utile fornire qualche cenno di anatomia al fine di illustrare la struttura del capezzolo e di comprendere meglio le possibili cause che si possono nascondere all’origine del dolore, e dunque la stretta connessione con la ghiandola mammaria.
In questo articolo parliamo di:
Com’è fatto il capezzolo?
Il termine capezzolo si riferisce alla parte sporgente della mammella. Si presenta di forma conica, di un colore più scuro rispetto alla cute del seno ed è circondato da un’area circolare detta areola.
Sulla superficie dell’areola si delineano delle piccole protrusioni che costituiscono lo sbocco delle ghiandole sebacee, dette tubercoli di Morgagni, mentre nella parte sporgente del capezzolo si delineano circa 20 piccoli forellini che costituiscono lo sbocco della ghiandola mammaria.
La ghiandola mammaria è situata quindi nella zona interna al capezzolo e al seno, ed è deputata alla produzione del latte materno che viene drenato all’esterno durante la fase di allattamento verso i dotti escretori situati nel capezzolo.
Inoltre, la ghiandola mammaria è fortemente influenzata dai livelli ormonali di estrogeni e progesterone, pertanto le sue dimensioni variano più volte e ciclicamente nel corso della vita della donna.
La ghiandola aumenta di dimensioni durante la pubertà, diventa ipertrofica in concomitanza dell’ovulazione e del ciclo mestruale, aumenta di dimensione durante l’allattamento e perde di volume e tonicità durante la menopausa.
Detto questo, vediamo quando è il caso di ricorrere al consulto medico nel caso di dolore al capezzolo.
Quando si deve ricorrere al consulto medico?
Se il dolore ai capezzoli si risolve in pochi giorni e se si presenta ciclicamente in concomitanza dell’ovulazione o del ciclo mestruale non c’è nulla di preoccuparsi in quanto si tratta di un evento del tutto normale da associare ai cicli ormonali a cui la donna è sottoposta mensilmente.
Se, invece, il dolore è persistente e si accompagna a manifestazioni quali rossore, screpolature, secrezioni, la presenza di rigonfiamenti, lesioni, alterazioni del colore e della forma del capezzolo è necessario rivolgersi all’intervento del proprio medico curante con tempestività. Sarà poi, egli stesso ad orientarvi verso visite specialistiche più opportune.
Si raccomanda, con forza, di non affidarsi ai consigli di terapie alternative trovate sul web, allo stesso modo di sconsiglia di improvvisare automedicazioni: l’unico percorso giusto da seguire per una corretta diagnosi e terapia è esclusivamente quello medico.
Passiamo ora ad analizzare le principali cause che si nascondono dietro la comparsa di un dolore al capezzolo persistente.
Quali sono le cause del dolore al capezzolo?
Le cause di dolore ai capezzoli nella maggior parte dei casi sono di natura fisiologica, pertanto passeggere, cicliche e senza esiti negativi. Talvolta, possono essere di natura traumatica e più raramente possono avere dei risvolti patologici degni di accertamenti clinici e di terapie specifiche.
Andiamo, quindi, a fornire una panoramica delle principali cause di dolore al capezzolo.
Cause non patologiche
- Ormonali: le alterazioni dei valori ormonali sono all’origine della maggior parte dei fenomeni di dolore al capezzolo. Questo tipo di evenienza si manifesta durante le varie fasi del ciclo mestruale, in conseguenza alla gravidanza e in occasione della menopausa. Si tratta pertanto di cause fisiologiche e spesso cicliche, che non rappresentano alcun rischio e per questo motivo non c’è motivo di preoccuparsi. Durante l’ovulazione ed il ciclo mestruale la ghiandola mammaria diventa ipertrofica, quindi si ingrandisce e si ha un maggior afflusso di sangue. Il risultato è una maggiore sensibilità localizzata e quindi dolore ai capezzolo. Una situazione analoga, si riscontra anche in occasione della gravidanza e nel corso della menopausa.
Le alterazioni ormonali possono influire anche sulla mammella e sul capezzolo nel sesso maschile, specie nel corso della pubertà, periodo in cui la mammella può presentare dolore e gonfiore ma che in genere passano spontaneamente con la crescita;
- Allattamento: nel periodo dell’allattamento il dolore può presentarsi a causa della pressione esercitata dal latte prodotto dalla ghiandola mammaria sul capezzolo. La ghiandola aumenta di volume ed è molto frequente avvertire una sensazione di tensione che si localizza a livello del capezzolo ma che si estende anche a tutta la mammella. Dopo la poppata si riduce la pressione ed il dolore passa.
Durante la fase di allattamento, specie quando al bambino spuntano i primi denti, è molto frequente che l’attrito dei denti su di un tessuto così delicato come quello del capezzolo, dia origine a delle lesioni (ragade) e, data la sensibilità e l’innervazione del capezzolo viste in precedenza, si capisce perché causino un forte dolore;
- Sfregamento: questo genere di evenienza è tanto comune nel genere femminile che in quello maschile. Come ribadito più volte, il capezzolo è un tessuto molto delicato ed il contatto con tessuti ruvidi o sostanze irritanti causano immediatamente dolore, rossore e screpolatura della cute. Vi è poi una caratteristica algia al capezzolo in chi pratica sport, infatti, i tessuti tendono a creare attrito costante con il capezzolo, causando fastidio e dolore da sfregamento.
Cause patologiche
Si tratta di casi più rari per i quali, però, è necessaria un’attenta presa in carico da parte di un medico specializzato.
- Infezioni: in questi casi oltre al dolore percepito al capezzolo si accompagnano anche febbre, sensazione di tensione al seno e talvolta la comparsa di secrezioni. Un’infezione può essere comunemente l’esito di una lesione o di un taglio. Abbiamo visto in precedenza come le donne in fase di allattamento siano soggette a lesioni del capezzolo che prendono il nome di ragade, e questa lesione se non opportunamente trattata può dare esito ad un’infezione;
- Tumore: una delle cause più temute, ma bisogna puntualizzare che esistono forme benigne e maligne e che ad oggi grazie alle campagne di screening e all’efficacia delle terapie, la sopravvivenza è molto alta.
Una delle forme più aggressive e da tenere sott’occhio è il carcinoma della mammella che da esito ad una serie di sintomi e segni che prendono il nome di Morbo di Paget. Come si manifesta? La manifestazione è piuttosto palese, sfociando in una tumefazione dolorosa del capezzolo con pelle secca, dolore, rossore, secrezioni, sensazione di bruciore e prurito ed ancora alterazioni della forma del capezzolo che può assumere un aspetto introflesso o estroflesso. In genere, in caso di tumore i segni ed i sintomi si manifestano ad uno solo dei capezzoli ed in questi casi è opportuno sottoporsi al controllo medico con la massima celerità.
Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio le principali tecniche diagnostiche che abbiamo a disposizione.
Come si effettua la diagnosi?
A prescindere dalla presenza o meno di dolori o alterazioni a carico del capezzolo è consigliato effettuare un’autopalpazione del seno a cadenza mensile, nel periodo successivo alla mestruazione. Questo perché la ghiandola si sgonfia dal tipico turgore presente in concomitanza con il ciclo mestruale. Se in fase di autopalpazione si notano dei cambiamenti è il caso di rivolgersi ad un controllo medico.
Detto ciò, il controllo periodico e la diagnosi di eventuali disturbi avvertiti spettano esclusivamente ad un medico, il quale effettua tutti gli accertamenti necessari ad escludere gravi patologie a carico del seno e del capezzolo.
Il medico controlla se il problema è presente solo ad un seno, quindi monolaterale, o se si presenta sia al seno destro che al seno sinistro, quindi bilaterale. Ed è di rilevante importanza accertarsi se nella famiglia del paziente vi siano particolari patologie e se lo stesso soffra di qualche malattia ed assuma particolari farmaci.
È importante, poi, valutare tutti quei segni e sintomi che si associano al dolore ai capezzoli, quindi la presenza di dolori, febbre, rossori, alterazioni della forma dell’areola, la presenza di noduli, variazioni di colore e se il capezzolo appare introflesso o estroflesso.
La presenza di secrezioni che fuoriescono dal capezzolo durante una manovra di spremitura fornisce informazioni importanti al medico, indirizzando la diagnosi.
Se le secrezioni sono di aspetto trasparente e limpido di norma non destano alcun sospetto, se invece sono di aspetto lattescente l’ipotesi verso cui ci si orienta è l’iperprolattinemia (dovuta a livelli alti di ormone prolattina), per cui si procede con un esame del sangue per confermare o meno il sospetto.
Talvolta le secrezioni possono essere di colore verde, e di norma sono conseguenza di un processo infettivo, mentre se le secrezioni sono di colore scuro, rosso o marrone il sospetto diagnostico si orienta verso cause tumorali.
La diagnosi può poi servirsi di mezzi di diagnostica strumentali, quali l’ecografia per avere una visione più nitida dei tessuti e della ghiandola mammaria, verificando la presenza di eventuali noduli.
In cosa consiste la terapia?
Quali sono le terapie in questi casi?
La terapia per il dolore al capezzolo si adatta al fenomeno che lo ha causato ed in ogni caso deve essere prescritta da un medico specialista dopo aver effettuato tutti gli accertamenti necessari del caso.
In caso di irritazioni da sfregamento o piccole lesioni viene consigliato l’ausilio di copri-capezzoli e di abiti meno aderenti, se invece si associano anche ferite, quali le ragadi, spesso si somministrano creme lenitive per il dolore o creme antinfiammatorie.
Per le donne che allattano, inoltre, è importante seguire le corrette procedure di pulizia del capezzolo prima e dopo la poppata e di facilitare la presa in bocca del capezzolo da parte del bambino, diminuendo gli episodi traumatici durante l’attaccamento al seno.
Per quanto riguarda le altre cause, quelle di origine patologiche, la terapia andrà a concentrarsi sul processo patologico all’origine delle manifestazioni di dolore al capezzolo.
Condividi su: