Quando si avverte un dolore al petto, specie se improvviso e acuto, è facile spaventarsi pensando subito che quella sensazione spiacevole sia da collegare ad un infarto.
Ma questa paura è sempre giustificata? La risposta ovviamente è no: sia perché il dolore al petto è uno dei sintomi più diffusi e lamentati e, molto spesso le cause non mettono a rischio la vita del paziente, sia perché banalmente nel torace non trova sede soltanto il cuore, ma anche i polmoni, le pleure, i muscoli, le ossa (costole e sterno) e soprattutto l’esofago, quest’ultimo coinvolto in uno dei disturbi più diffusi: la malattia da reflusso esofageo.
Detto ciò un dolore al petto non deve essere nemmeno sottovalutato, in quanto una diagnosi tardiva può mettere a rischio la vita del paziente.
Quando bisogna rivolgersi immediatamente all’intervento medico?
I sintomi che potrebbero indicare un infarto, un’ischemia o un profilo di urgenza sono: un senso di oppressione o di costrizione che si accompagna al braccio sinistro e spesso anche ad un senso di peso retrosternale. Questo tipo di dolore può manifestarsi come acuto o prolungarsi anche per più di 30 minuti.
In questi casi è importante un intervento tempestivo, pertanto si raccomanda di rivolgersi ad un medico senza esitare e perdere tempo prezioso.
Voltiamo pagina per analizzare quelle che sono le cause più frequenti di dolore al petto sia al lato destro che al lato sinistro.
In questo articolo parliamo di:
Quali sono le cause di dolore al petto?
Senz’altro tra le possibili cause di dolore al petto troviamo anche patologie che interessano il cuore e di certo sono le cause che si vanno ad escludere in fase di diagnosi, perché oggettivamente tra le più pericolose. Tuttavia, abbiamo detto in precedenza che i motivi che possono provocare un dolore al petto sono di molteplice eziologia.
Andiamo quindi di seguito ad analizzarle nel dettaglio.
- Patologie cardiache: la forma più frequente è l’ischemia cardiaca (infarto), situazione in cui diminuisce l’apporto di sangue al tessuto cardiaco. Seguono in termini statistici la dissecazione dell’aorta, la pericardite (infiammazione del pericardio, la membrana che riveste il cuore) e l’ipertensione polmonare. Nel caso di queste patologie, il dolore al petto coinvolge il lato sinistro (sede del cuore) e può causare anche dolore allo sterno;
- Patologie polmonari: tra queste le più frequenti sono le polmoniti, il pneumotorace (condizione in cui si ha accumulo di aria nel cavo pleurico tale da non permettere la corretta espansione del polmone durante la respirazione), pleuriti (infiammazione delle pleure, membrane che rivestono i polmoni) e tumori. Se si ha dolore quando si respira, con molta probabilità c’è una causa di origine polmonare (specie se accompagnata da tosse) che va accertata con l’aiuto di un medico specialista;
- Patologie gastrointestinali: in questo gruppo rientra il maggior numero di disturbi che causano dolore al petto come il reflusso gastro-esofageo, le ulcere peptiche, infiammazioni a carico dell’esofago (o la sua rottura) e l’ernia iatale. Le patologie dell’esofago spesso si accompagnano ad episodi di pirosi e in genere da disturbi della digestione. Il paziente poi noterà se alcuni cibi peggiorano la situazione, come il cioccolato, il pomodoro e il caffè;
- Patologie delle ossa e dei muscoli: sono disturbi che colpiscono le strutture ossee (costole, sterno e vertebre) ed i numerosi muscoli che trovano sede nel torace, questi causano dolori intercostali e costocondriti (infiammazioni delle cartilagini delle costole). Sono poi da ricordare ovviamente anche le fratture tra le possibili cause di dolore al petto che si irradia anche alla schiena;
- Patologie cutanee: il Fuoco di Sant’Antonio è una riattivazione del virus della varicella (Herpes zoster), causa forti dolori al torace, specie nella parte sinistra. La comparsa delle tipiche vesciche cutanee insorge a distanza di qualche giorno, pertanto data la localizzazione è facile pensare si tratti di un dolore al cuore;
- Patologie di natura extra-toracica: in questi casi il soggetto avverte sì un dolore al petto, ma in realtà questo non è altro che un dolore causato da organi situati in un’altra sede anatomica che causano un’irradiazione dolorifica al petto. Situazione frequente in casi di malattie del pancreas e coliche biliari.
Non sono poi certo da sottovalutare lo stato di ansia e di paura che si provano durante l’episodio di dolore, perché di per sé una persona ansiosa tenderà ad amplificare la sintomatologia, e dunque l’ansia e gli attacchi di panico diventano un’altra possibile causa del dolore stesso.
Come diagnosticare il dolore al petto?
La presenza di dolore al petto può avere un significato clinico di lieve entità, risolvibile con pochi accorgimenti, ma in alcuni casi può essere il campanello di allarme per patologie ben più gravi.
È per questo motivo che si diffida dall’improvvisare o dall’affidarsi a diagnosi fai-da-te basandosi su notizie lette su internet che non possono di certo valutare ogni singolo caso ma fornire solo una panoramica generale di quelle che possono essere le possibili cause del disturbo. In caso di dolori acuti e improvvisi è sempre raccomandabile di consultare con tempestività ed urgenza un medico: in caso di inferto ogni secondo può essere prezioso.
Chiarito questo punto andiamo a illustrare l’iter diagnostico che si segue per giungere ad una diagnosi certa del disturbo che causa dolore al petto.
Di norma le fasi che portano ad una diagnosi prevedono un’anamnesi, un esame obiettivo ed esami strumentali che permettono di confermare od escludere un sospetto diagnostico.
Il medico va ad indagare a fondo sulle manifestazioni e sui sintomi avvertiti dal paziente, ponendo particolare attenzioni ai seguenti aspetti:
- modalità di insorgenza;
- sede del dolore (lato sinistro, destro o centrale) ;
- durata del dolore;
- fattori precipitanti;
- farmaci o posizioni che migliorano il dolore.
Andiamo a vedere questi aspetti più nel dettaglio.
Il dolore si distingue in acuto e cronico ed ancora in somatico quando è di natura muscolo-scheletrica, neuropatico e viscerale. Il dolore viscerale, spesso identifica l’infarto, non viene localizzato dal paziente con precisione, ma coinvolge una zona estesa, mentre il dolore somatico e quello neuropatico vengono definiti con maggiore precisione dal paziente e una pressione manuale sulla sede riferita ne aumenta il dolore.
La sensazione di dolore al petto può manifestarsi con modalità differenti a seconda del disturbo. In caso di ischemia cardiaca (infarto) e di dissecazione dell’aorta il dolore è detto migrante poiché tende a spostarsi, mentre in caso di pleurite, polmonite e pericardite il dolore è percepito come una puntura, o una fitta che tende ad aumentare in seguito a colpi di tosse e durante l’atto respiratorio.
Quando il dolore è dovuto a malattie dell’esofago il paziente soffre anche di disturbi della digestione: difficoltà a digerire, reflusso, pirosi. Se la patologia colpisce il pancreas il dolore è irradiato dall’addome al torace e aumenta dopo i pasti. Infine, se a causare il dolore al petto sono patologie muscolo-scheletriche il male aumenta con la palpazione e la pressione delle mani del medico durante la visita. Quando il paziente è in stato di ansia invece si nota agitazione e iperventilazione (respiro veloce ed affannoso).
Si vanno poi ad analizzare sintomi che si collegano o che si aggiungono al dolore al petto, come ad esempio una deglutizione dolorosa (disfagia), il rigurgito di cibo, il vomito, la nausea o una sensazione di acidità.
Questi sintomi se presenti portano a sospettare fortemente che il dolore al petto possa essere causato da patologie a carico dell’apparato gastrointestinale, aiutando il medico ad escludere altri significati clinici.
I fattori precipitanti sono sintomi dovuti a situazioni transitorie di stress fisico, le quali una volta risolte riportano il soggetto ad uno stato di benessere. Sono dunque condizioni non patologiche ma che possono dare episodi di dolore localizzato al torace: esposizione al freddo, eccessivo o prolungato sforzo fisico, affaticamento o ancora il fatto di avere fatto un pasto abbondante, condizione che porta ad un minor flusso di sangue al torace.
Una volta raccolti tutti gli indizi necessari a sospettare di un disturbo piuttosto che di una patologia, il medico prescrive esami più approfonditi e specifici per ogni caso. Per accertarsi sullo stato di salute del cuore si effettua un prelievo di sangue si fa un esame sulla troponina, fattore che indica se il paziente ha un infarto in atto, si può poi sottoporre il paziente ad un elettrocardiogramma o un ecocardiogramma per valutarne la sua attività.
Quanto alla diagnostica strumentale una TAC o una radiografia del torace permettono di avere una visione più nitida del quadro patologico nel caso di patologie polmonari o ossee.
Cosa fare in questi casi?
Quali terapie abbiamo a disposizione?
Data la possibilità di compromettere seriamente il nostro stato di salute, se non la nostra vita, si raccomanda di rivolgersi al proprio medico con tempestività quando il dolore percepito è acuto, persistente e diffuso.
Non è necessario spaventarsi o essere ansiosi, ma allo stesso tempo non bisogna sottovalutare un sintomo che può indicare una patologia grave. Se il quadro clinico lo richiede la terapia è di natura farmacologica e chirurgica (entrambe legate alla singola causa della patologia).
Se il dolore è ben localizzato e se alla palpazione o alla pressione il dolore aumenta è probabile che alla base vi sia un disturbo di natura traumatica. In questo caso, il medico curante saprà somministrarvi la terapia più opportuna, la quale probabilmente sarà a base di antidolorifici e riposo per qualche giorno.
Condividi su: