Dolore al seno Destro e Sinistro: Cause, Diagnosi e Trattamenti

Il dolore al seno, detto mastodinia, è un fenomeno con cui molte donne si trovano a dover fare i conti con cadenza mensile, causando, oltre al fastidio per il sintomo in sé, anche irritabilità, stress e non di rado anche ansie e paure al pensiero che possa trattarsi di una cosa grave.

Questo stato di angoscia è legato per lo più alla paura che il dolore possa essere il campanello di allarme di una patologia maligna, quindi di un tumore al seno, ma in realtà difficilmente una neoplasia manifesta come sintomo il dolore, se non nelle fasi più avanzate della malattia.

Prima di approfondire quali sono le probabili cause all’origine del sintomo, è quindi doveroso rassicurare sul fatto che il dolore è un fenomeno del tutto naturale comune a moltissime donne, che compare ciclicamente durante l’arco della vita fertile, quindi dalla pubertà alla menopausa, in concomitanza dell’ovulazione e del ciclo (sia prima che dopo) ed è molto comune durante la gravidanza ed il periodo dell’allattamento.

Premessi questi aspetti importanti, è necessario comunque sottolineare la necessità di non sottovalutare i sintomi ed i segni che riguardano il seno, sia dal punto di vista estetico (rossore, segni cutanei ed alterazioni a carico del capezzolo) che della struttura della mammella e quindi la comparsa di formazioni solide e compatte (noduli del seno).

Come si manifesta e quali sono i sintomi di accompagnamento al dolore al seno? La mastodinia può presentarsi in forma di fitte al seno di tipo acute ed intermittenti, oppure come un dolore continuo e costante. Può essere localizzato in una zona ben specifica del seno (capezzolo, areola od uno specifico quadrante) oppure estendersi a tutta la mammella interessando anche la spalla ed il braccio.

La mastodinia può essere inoltre di tipo unilaterale, quando interessa un solo seno (destro o sinistro senza particolari prevalenze), o bilaterale quando li interessa entrambi. Quasi sempre si avverte una maggiore sensibilità cutanea, per cui ogni minimo stimolo tattile o pressione aumenta la percezione del dolore.

Oltre al dolore al seno, che rappresenta l’argomento su cui focalizzeremo la nostra attenzione di oggi, ti invito a leggere i nostri approfondimenti sulle problematiche che possono presentarsi in concomitanza con il dolore al seno:

Quali sono le cause più comuni all’origine del dolore al seno?

Procediamo nella nostra trattazione del problema andando ad illustrare illustrare le condizioni ed i fattori che più comunemente determinano episodi di mastodinia.

Variazioni ormonali durante l’età fertile

Come visto in precedenza, la grande maggioranza degli episodi di dolore al seno, per quanto sia fonte di fastidi, è da ricondurre ad un fenomeno del tutto naturale, ossia le oscillazioni dei livelli di ormoni nel corso della vita fertile di una donna.

Gli ormoni (principalmente gli estrogeni e il progesterone) infatti subiscono delle fluttuazioni cicliche che sono responsabili del ciclo mestruale e quindi dell’ovulazione e della mestruazione. Si tratta di fenomeni in cui la ghiandola mammaria diviene ipertrofica (quindi aumenta notevolmente il suo volume): il seno acquista una compattezza maggiore e si ha un maggiore afflusso di sangue locale. Tutto questo rende il seno gonfio, turgido, dolorante e molto sensibile.

I livelli di ormoni non solo variano mensilmente, determinando le fasi del ciclo mestruale, ma variano anche nel corso della vita della donna, segnando quindi le tappe fondamentali dell’età fertile e quindi la pubertà, la gravidanza, l’allattamento e la menopausa. Ecco che che queste variazioni si ripercuotono sulla ghiandola mammaria facendo aumentare così il volume del seno.

Nel corso della pubertà il seno aumenta progressivamente le sue dimensioni per poi aumentare nettamente di volume in gravidanza per produrre il latte materno durante l’allattamento, mentre perde di tonicità e di dimensioni in menopausa. Ora è più facile comprendere come queste molteplici variazioni a carico della ghiandola mammaria si ripercuotano anche sui tessuti circostanti, generando una pressione maggiore e la conseguente sensazione di dolore.

Allattamento al seno

A seguito del parto la ghiandola mammaria aumenta il suo volume per via della produzione di latte materno, e come visto prima, l’aumento di dimensioni va a riflettersi sui tessuti circostanti, esercitando su di essi una pressione maggiore, con conseguente sensazione di tensione e dolore.

Quando il bambino cresce e spuntano i primi denti (in genere gli incisivi), si viene poi a creare una condizione che merita particolare attenzione: la formazione di ragadi. Si tratta di ferite da morsicatura dovute alla suzione del capezzolo da parte del bambino provvisto ormai di denti, capaci di tagliare e lacerare un tessuto molto delicato e sensibile come quello del capezzolo, e dell’areola circostante, causando forti bruciori e dolore.

Queste ferite, se non correttamente curate dietro esclusivo consulto medico, possono dare esito ad infezioni e quindi a manifestazioni quali febbre, brividi e malessere generalizzato. Spetta ad un’attenta valutazione medica la necessità o meno di indicare un trattamento antibiotico.

Mastite

Si tratta di un processo infiammatorio scatenato da infezioni di tipo batterico, in cui l’agente patogeno penetra nella ghiandola mammaria attraverso il capezzolo. I sintomi sono molto intensi, manifestando dolori acuti, seno gonfio, febbre, brividi e malessere generalizzato.

C’era credenza/abitudine ad interrompere l’allattamento in caso di mastite o in corso di assunzione di antibiotici, ma:

  • la mastite non comporta problemi per il bambino allattato, che è protetto dagli anticorpi prodotti dalla madre e forniti insieme al latte.
  • studi hanno dimostrato che diverse classi di farmaci e antibiotici sono compatibili e non arrecano alcun danno al bambino.
  • continuare ad allattare e tenere il seno drenato, evitando anche il sopraggiungere di ingorghi ed edemi, è di aiuto per una risoluzione più veloce della mastite.
  • i vantaggi del latte materno per il bambino sono talmente alti che è importante proseguire, supportando la mamma con antidolorifici e antipiretici per allievare malessere e febbre

Come abbiamo visto, se in allattamento, il medico potrà prescrivere farmaci compatibili in modo da non dover interrompere l’allattamento stesso.  Dietro esclusiva indicazione medica, infatti, il trattamento può prevedere la somministrazione di antinfiammatori (come ibuprofene), antipiretici (come la tachipirina) e antibiotici (penicillina e derivati, l’eritromicina, le cefalosporine).

Se le donne maggiormente coinvolte nei problemi di mastite sono quelle in fase di allattamento al seno (si parla di mastite puerperale), la mastite in qualche caso può riguardare donne al di fuori di questo periodo (mastite non puerperale).

Vestiti ed indumenti intimi

Una delle cause più comuni, anche se poco presa in considerazione in fase di diagnosi, è l’abitudine di indossare abiti troppo stretti e reggiseni quali push-up che comprimono eccessivamente il seno. Spesso si usano anche tessuti sintetici che possono scatenare irritazioni della pelle e quindi prurito, rossore cutaneo e dolore o ancora indumenti con superfici porose, ruvide od irregolari che a contatto con la cute del seno causano lesioni da sfregamento e persino vere e proprie abrasioni.

Uso di farmaci

Alcuni farmaci possiedono tra i possibili effetti indesiderati una fastidiosa sensazione di tensione e dolore al seno. Tra questi vi sono i farmaci contraccettivi sia in capsule che in forma di cerotto e gli antidepressivi tra cui la fluoxetina e gli SSRI (inibitori della ricaptazione della serotonina).

Infiammazioni osteo-articolari

Si tratta di una casistica decisamente meno frequente rispetto a quelle viste fino ad ora, tuttavia il dolore al seno può essere un sintomo riflesso che quindi non riguarda in maniera diretta il seno, scatenato da un processo infiammatorio a carico dei tessuti limitrofi.

Ne è un esempio la costo-condrite, ossia l’infiammazione delle cartilagini che fanno da giunzione tra lo sterno e le coste, condizione che da esito a dolori molto intensi percepiti in maniera distinta, al punto di potere indicare con il dito la zona esatta del dolore.

Carcinoma mammario

Come detto all’inizio dell’articolo, il dolore al seno non figura tra i sintomi percepiti e manifesti in caso di tumore del seno, se non nelle fasi molto avanzate della malattia. Pertanto, nonostante le paure e le angosce che il dolore al seno può evocare nella mente di chi ne soffre è doveroso rassicurare del fatto che sia molto raro che un episodio di mastodinia sia correlato alla presenza di una neoplasia della mammella.

Il cancro al seno è una patologia seria che purtroppo ha un’incidenza piuttosto elevata nella popolazione femminile, pertanto si raccomanda di sottoporsi regolarmente all’autopalpazione ed agli esami per la prevenzione, come proposto dalle campagne di screening.

Inoltre, si raccomanda di rivolgersi rapidamente al consulto del proprio medico di base o del proprio ginecologo, qualora il seno mostri segni cutanei quali rossore, retrazione del capezzolo o la comparsa di zone del seno con pelle a buccia d’arancia, ed ancora se si nota la presenza di secrezioni del capezzolo e se si percepisce al tatto un nodulo al seno o a livello del cavo ascellare.

Diagnosi: come comportarsi in caso di dolore al seno?

Come ribadito, non è il caso di allarmarsi eccessivamente quando si percepisce un dolore al seno, infatti abbiamo visto come nella grande maggioranza dei casi il fenomeno, per quanto fastidioso, è del tutto naturale e (purtroppo) ciclico.

Ecco che un dolore di lieve entità in concomitanza del periodo ovulatorio o premestruale (prima del ciclo), sarà molto probabilmente legato alle alterazioni dei livelli di ormoni. Tuttavia se il problema si manifesta ogni mese e genera ansie e timori raccomandiamo di rivolgersi al proprio medico di base ed esporre il problema, in modo che possa aiutarvi con un trattamento farmacologico in grado di lenire i sintomi.

Quando, invece, si è in fase di allattamento e si notano sulla superficie del capezzolo o dell’areola delle lesioni e delle ferite o comunque se si avverte dolore al seno accompagnato da febbre, brividi e malessere, è necessario quanto prima chiedere il consulto di un medico che, valutata attentamente la condizione, potrà indicare la necessità di interrompere l’allattamento e di sottoporsi ad un trattamento antibiotico.

Quando poi, invece, si osservano alterazioni del seno che riguardano la consistenza, l’aspetto esteriore, la produzione di secrezioni, la presenza di prurito, la comparsa di zone in cui la pelle è secca o dall’aspetto a buccia d’arancia, bisogna sottoporsi quanto prima ad una visita mammaria. Questo per verificare se si è di fronte ad un carcinoma, in modo da trattare il problema nelle sue fasi precoci incrementando notevolmente le possibilità di successo delle terapie.

Ricordiamo ancora una volta l’importanza della prevenzione e quindi quanto sia importante sottoporsi agli esami di screening secondo le tempistiche indicate dal proprio medico e di effettuare l’autopalpazione con regolarità, al fine di individuare la presenza di noduli.

Il dolore al seno è un sintomo che, come abbiamo avuto modo di capire, può essere il campanello di allarme di condizioni mediche molto serie ed importanti. Pertanto, vi consigliamo di non dar seguito ad informazioni divulgate da siti web non affidabili, forum, gruppi Facebook e quant’altro ma di affidarsi esclusivamente alle indicazioni fornite dal proprio medico di base o da un medico specialista in ginecologia.

Questi ultimi sono gli unici a possedere le conoscenze, la cultura e l’esperienza per potere fornire una diagnosi giusta ed una terapia adeguata.

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